Oggi ti scrivo, per la prima volta, dal treno di ritorno dal Vinitaly 2016. Un po’ per ottimizzare il tempo e un po’ per scongiurare di ritrovarmi ad Edolo (ho un sonno pazzesco…)! In effetti con l’iPad la vita da blogger è assai migliore! 😉

Questo articolo lo dedico interamente a #youngtoyoung16 iniziativa organizzata dai giornalisti Marco Gatti e Paolo Massobrio de il Golosario promossa da Comunica Editore, a cui ho avuto il piacere di partecipare quest’anno per la prima volta. Giovani viticoltori hanno incontrato giovani blogger direi con l’obiettivo di fare conoscere un prodotto nuovo ad un pubblico fresco ed appassionato, capace quindi di superare la barriera del produttore blasonato soffermandosi sul contenuto della bottiglia, mission che mi è piaciuta tantissimo, tanto da farmi partecipare!

Volevo esserci anche alla degustazione di ieri, ma 40 km di coda tra Brescia e Verona sud mi hanno impedito di arrivare in tempo e per evitare di perdermi anche la degustazione di oggi ho deciso di venire in treno, Il viaggio è stato un po’ lungo ma tutto sommato piacevole: è bellissima la linea ferroviaria lungo il lago d’Iseo e dona degli scorci davvero poetici.

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A Verona tutto ha funzionato alla perfezione: la navetta è stata comodissima e non ho aspettato nemmeno un minuto! Arrivata ai tornelli del vinitaly ero spaventata da una fila davvero interminabile, tanto che ho chiamato Federico per avvisarlo che forse avrei tardato, ma ho scoperto con piacere che la stampa ha un ingresso riservato a fianco di quello principale e con il mio pass sono entrata subito!

La degustazione, al primo piano del padiglione 6, è cominciata puntuale, e i produttori, dopo una breve presentazione, hanno raccontato la loro storia e quella dei loro vini. Con il servizio dell’AIS è stata professionale ed impeccabile, ma si sa, io sono un po’ di parte quando si parla di “mamma AIS” 😉

Ma parliamo di vino…

Le cantine proposte erano (in ordine di presentazione):

  • Jessica Pellegrini – Fattoria del Pino – Brunello di Montalcino
  • Nicola Oberto – Azienda Agricola Tre di Berri – Barolo Classico
  • Righetti – Azienda Agricola i Vigneti di Ettore – Amarone della Valpolicella

Jessica Pellegrini de La Fattoria del Pino è arrivata in leggero ritardo e l’ha introdotta splendidamente il suo compagno Rosedio Rossetti ed è riuscito a far trasparire la passione di questa vignaiola “pazza scatenata” tanto da realizzare il suo sogno enologico e passare oltre 10 ore al giorno a curare le sue vigne… un lavoro molto faticoso per una donna! Per questo Jessica ha tutta la mia stima… ed è incredibile pensarla sporca di fango su un trattore tanto è bella ed elegante! L’azienda è giovanissima: ha appena 6 anni ed è la grande scommessa di Jessica che viene da tutt’altro settore e ora produce vino per passione! La sua azienda si trova nei dintorni di Montalcino e produce pochissime bottiglie di Rosso di Montalcino e Brunello di Montalcino (circa 6000) più un vino base che intuisco essere il sostegno economico dell’azienda.

Ma parliamo del vino di Jessica… il suo compagno l’ha definita un’integralista e si sente! Jessica usa il metodo di vinificazione tradizionale e il suo vino ha un che di antico e nobile. Si presenta di un bel rosso granato, trasparente e lavora bene sul bicchiere con archetti vicini e regolari che mi lasciano immaginare un buon grado alcolico. Un naso intenso, con note di prugna e pepe nero sono leggermente coperte da una nota leggermente fastidiosa di solvente (tipo acetone per togliere lo smalto), forse dovuto agli esteri troppo sviluppati. In bocca entra deciso, e ho trovato una grande corrispondenza naso bocca: entra intenso, garbato nonostante un tannino leggermente verde dovuto alla giovinezza. Nel complesso un vino elegante, che va lasciato stappato almeno un’oretta per permettere agli esteri di dissiparsi nell’aria (l’ho tenuto li fino alla fine ed era decisamente migliorato, anche se in questa bottiglia gli esteri erano comunque molto presenti). Questo vino viene venduto al pubblico a 45 €.

Ha seguito un ragazzo a dir poco straordinario, che mi ha fatto capire quanto la valutazione della persona incide anche sul giudizio del vino. Nicola Oberto, dell’azienda Tre di Berri, è, come dice lui, uno dei tanti Oberto che popolano i campanelli de La Morra, una terra che lui ama follemente e si sente! Dice di abitare nel posto più bello del mondo, e io che ero lì anche a febbraio #WineDiary: 2 giorni a Barolo con Mr Art & Wine non posso che essere d’accordo. Quando una blogger gli ha chiesto cosa sogna in futuro, Nicola gli ha risposto che lui è fortunato perché ha già tutto: fa il lavoro più bello del mondo, vive nel luogo più bello del mondo e ha la fidanzata più bella del mondo che non vede l’ora di strappare alla finanza per portarla con lui in cantina e sposarla. Mi ha sinceramente commossa l’amore che leggevo nei suoi occhi quando parlava di queste tre cose, il timbro pacato e felice della sua voce e la passione (lui aveva paura di parlare troppo) con cui parlava della sua terra, anche mostrandoci la carta con le sottozone di Barolo!

Il suo vino è quello che mi è piaciuto di più e, sinceramente, quello che con assoluta certezza comprerei tra i 3 degustati oggi. Rosso granato con i primi riflessi aranciati, si appresta a diventare della tonalità del Barolo perfetto, quella dei mattoni del duomo di Alba. Un’immagine stupenda, dolce e nostalgica come solo le langhe sanno essere. Il naso è complesso e presenta sentori terziari di tostature, fiori secchi e confettura di marasche. Al palato il tannino è ancora verde, e questo mi fa ben sperare: un Barolo 2012 pronto non è un vero Barolo secondo me! Questo vino darà il meglio di sé tra almeno 10 anni, e questo è un valore aggiunto incredibile per un giovane produttore! Entra in bocca comunque morbido e setoso e ho avvertito anche un residuo zuccherino sopra la media. Prezzo al pubblico 27 €, spesi benissimo. Sottolineo anche come Nicola ha fatto perfettamente i conti quando gli hanno chiesto perché il prezzo del vino è così “basso”: si vede che anche lui ha un passato nella finanza!

Per ultimo il nipote di Ettore, Gabriele, che rappresenta il nonno per l’azienda Le Vigne di Ettore. Siamo nella Valpolicella e ci racconta la storia del nonno, da sempre nel mondo del vino dove ha avuto una brillante carriera nella Cantina Sociale di Negrar, dove è entrato come sguattero ed è andato in pensione come presidente! Gabriele si sta per laureare in enologia, e con la sua cultura fresca di scuola e l’esperienza del nonno, il prodotto che ne esce è un vino brillante, forse un po’ semplice, ma che promette benissimo! Si presenta di un rosso rubino impenetrabile, che lascia colore nel bicchiere dove forma archetti ravvicinatissimi per via dell’alto tenore alcolico tipico dell’Amarone. Il tannino è ancora un po’ aggressivo, ma è normale data la giovinezza del vino. Qui la marasca è diventata sotto spirito, ma il sentore più forte al naso è sicuramente la tostatura del caffè. In bocca l’alcolicità è stemprata da una bella freschezza, che mi lascia ben sperare sul suo potenziale di invecchiamento. Prezzo al pubblico 30 €, un buon prezzo per un Amarone della Valpolicella di questa qualità.

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 Insomma, questa giornata si è conclusa benissimo… grazie per avermi invitata.

A questo punto arrivederci a domani, a pranzo, per decretare quale blogger ha vinto questo contest di #youngtoyoung16. Per me non ci saranno né vincitori né vinti, ma solo ragazzi accomunati da una grande passione e, forse, lo stesso sogno.

Un abbraccio,

Chiara

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