Quando penso alla regata Barcolana penso a mio padre. Ricordo che a lui sarebbe piaciuto moltissimo vederla, ma purtroppo non ha fatto in tempo. Ricordo Luna Rossa, la barca a vela per cui tifava. Ricordo che guardava la Barcolana in tv e gli piaceva un sacco, e poi me la raccontava al telefono. Mentirei se ti dicessi che io sono un’appassionata di barche a vela o di regate in generale, ma vedere la Barcolana 2022 è stato comunque l’epilogo perfetto della mia esperienza con Torre Rosazza, una cantina friulana che merita una deviazione, anzi un viaggio.
Prima di arrivare a questo brunch delizioso a base di avocado toast, panino al salmone e formaggio, pancake allo sciroppo d’acero e frutti di bosco, té e ribolla gialla spumante di Torre Rosazza facciamo un salto indietro, al giorno prima. Innanzitutto voglio fare i complimenti ad Alessia Rizzetto PR e al suo team – in particolare a Camilla – per la perfetta organizzazione. Hanno pensato proprio a tutto, e per la mia esperienza non è affatto scontato.
Barcolana 2022: partiamo da Torre Rosazza
Siamo arrivati in cantina intorno alle 17, un orario davvero perfetto per ammirare il sole che scolpisce i vigneti mentre cala all’orizzonte. La terrazza curatissima su cui si erge la villa padronale è stata trasformata in residenza dalla famiglia Antonini intorno alla metà del 1500. Statue di gusto neoclassico si stagliano nel vuoto nobilitando un parco curato in cui dominano cedri e alberi centenari.
Dalla terrazza parte una scalinata che giunge direttamente nel vigneto, quasi un voler rimarcare la vocazione al vino della villa, di chi la abita e la vive. Tra i filari, grappoli di picolit appassiscono dolcemente in pianta. E quegli acini, attaccati dalla Botrytis cinerea e brutti solo in apparenza, hanno un sapore così buono che non trovo parole per descriverlo.
Ammiro un piccolo grappolo di picolit in cui è evidente il fenomeno dell’aborto florale: gli acini sono pochi e sono presenti rametti rinsecchiti tra essi. Questo fenomeno, chiamato anche acinellatura, è causato dal fatto che la fecondazione del fiore è parziale: solo circa un decimo degli acini che avrebbe un grappolo standard riesce a crescere e maturare.
Il grappolo così ottenuto è piccolo, spargolo e con acini ricchi di gusto grazie alla grande concentrazione di tutte le sostanze nutritive in pochi acini.
Torre Rosazza: la cantina
La prima cosa che ho notato addentrandomi nella cantina è la perfetta organizzazione dello spazio. Si parte dall’esterno per giungere all’interno, in ambienti dove coesistono botti di acciaio inox grandi e piccole, vasche di cemento e piccole botti di legno.
La cantina si trova sotto la villa padronale ed è in parte scavata nella collina, consentendo così una perfetta climatizzazione a un minor costo energetico. I lavori sono cominciati negli anni ’50 e continuano tutt’oggi: ampliamenti, nuovi acquisti e competenza tecnica sono alcuni dei valori fondamentale di questa azienda che ha evidentemente innescato un grande cambio di marcia verso la qualità.
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Oltre alle botti in acciaio inox di grandi dimensioni sono presenti botti sempre in acciaio inox più piccole, atte a vinificare separatamente sia i diversi vitigni anche che concorrono agli assemblaggi, sia le particelle migliori.
Come ho già scritto, apprezzo moltissimo le vasche in cemento. Il cemento è un materiale straordinario perchè assolve la funzione dell’acciaio, ma con un potere isolante molto maggiore. Questo è particolarmente prezioso in una terra di vini bianchi, particolarmente sensibili agli aumenti di temperatura.
L’area della cantina riservata alle botti in legno è molto sacrificata in rapporto al numero di botti presenti, ma le botti sono di ottima fattura. Data la bellezza della villa le conferirei un aspetto più romantico con un restauro architettonico mirato, partendo dall’illuminazione.
Usciti dalla cantina il giardino, già bellissimo, si era trasformato in qualcosa di ancora più meraviglioso grazie a tante, tantissime candele collocate in punti strategici per valorizzarlo. L’atmosfera si è fatta così calda, accogliente e perfetta per una serata romantica o un’occasione speciale.
In questa atmosfera magica abbiamo consumato l’aperitivo di benvenuto dello chef Mirko Ronzoni che ha curato anche il menù della serata. Mirko Ronzoni, classe 1990, ha vinto Hell’s Kitchen nel 2015, un programma condotto da Carlo Cracco che non ho mai visto perchè io e la televisione siamo piuttosto incompatibili (anche se purtroppo mi tocca pagare il canone Rai…). Mirko è un ragazzo bergamasco simpatico e solare con una passione immensa per la cucina.
Le mini tartellette con formaggio fresco (mi è sembrata una mousse di ricotta) e speck e le polpettine grigliate speziate le ho trovate piacevoli, anche se non mi è venuta voglia del bis. Le sarde in sarò con aceto di riso invece erano semplicemente divine e credo di essermi mangiata almeno mezzo vassoio. Equilibratissime, si sono abbinate anche molto molto bene al vino che ci è stato servito.
Il primo vino degustato è stato il Blanc di Neri, un originalissimo spumante elaborato da uve schioppettino che mi è piaciuto molto. Ci ho trovato tantissimo potenziale e credo che prolungando sia l’affinamento sui lieviti, sia il tempo di permanenza in bottiglia dopo la sboccatura prima della commercializzazione, si può definire davvero un grandissimo metodo classico, capace di tenere testa ai colleghi più blasonati. L’annata corrente è la 2018 con sboccatura giugno 2021.
Se mi leggi da un po’ sai che amo degustare i vini con qualche anno sulle spalle, soprattutto gli spumanti e i vini bianchi che sono quelli che più soffrono il vizio di darli via prima che si può. Così mi sono permessa di insistere un po’ con l’enologo per farmi assaggiare una vecchia annata e devo dire che questa vendemmia 2012 sboccatura 2015 era davvero tanta roba! Ampio al naso con note miele, spezie e zabaione. Una bolla scattante, una bella morbidezza, ma ancora tanta freschezza… peccato solo che è un vino che non esiste più.
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Barcolana 2022: la cena della sera prima a Torre Rosazza
Come antipasto ci è stato servito un carpaccio di porcini, fonduta di Parmigiano Reggiano e cialda croccante al mais davvero buono e costruito con una materia prima di grande qualità. Il Parmigiano Reggiano era ben dosato perchè non ha coperto, ma anzi ha valorizzato il fungo delicato.
In abbinamento è stato proposto il Friulano Friuli Colli Orientali DOC 2021 di Torre Rosazza che di per sé mi è piaciuto, ma proprio non ci stava bene con questo piatto. Così ho preferito abbinarlo al risotto ed è stato magnifico.
Questo perchè il Friulano ha un bouquet olfattivo molto intenso oltre che tanta verticalità e acidità, caratteristiche perfette per sgrassare il profumatissimo risotto Carnaroli Antico con crema di castagne, sfoglia al San Daniele del Friuli e composta di cipolla rossa. Per me il piatto più riuscito dell’intera cena: la tendenza dolce del riso, delle castagne e della composta di cipolla hanno bilanciato alla perfezione la sapidità della sfoglia di prosciutto San Daniele che, con la sua aromaticità, ha tenuto perfettamente testa al Friulano. Il vino previsto era, invece, il Ronco delle Magnolie, un Friuli Colli Orientali DOC bianco 2020 che, con i suoi profumi delicati e la sua spiccata morbidezza, veniva coperto dal risotto (ma sarebbe stato invece perfetto con il carpaccio di porcini!).
Come secondo piatto ci è stato servito un controfiletto di Angus italiano caramellato al miele di castagno con zucca arrosto e creme fraiche. C’erano dei deliziosi spumini di zucca e anice e anche la carne era cotta molto molto bene. La zucca arrosto era un po’ indietro di cottura, ma comunque piacevole. L’abbinamento cibo-vino perfetto: il Ronco della Torre Rosso Riserva Friuli Orientali DOC 2019 Torre Rosazza l’ho trovato un ottimo vino rosso friulano che, con la sua morbidezza, ha contrastato la succulenza della carne e con la sua speziatura ha tenuto testa all’anice. Buono!
In ultimo ci è stato servito un dolce quasi perfetto: bavarese al marron glacé, rocher alla mandorla, frolla salata e ganache al fondente 70% Colombia. Ovviamente il marron glacé con tutto questo cioccolato si è andato a far benedire, ma presa singolarmente senza la ganache l’ho trovata deliziosa. Piuttosto della ganache al cioccolato avrei messo una gelée al frutto della passione che con la sua acidità avrebbe bilanciato la tendenza dolce della castagna e del cioccolato bianco senza coprire i marron glaché.
In abbinamento il Picolit Friuli Colli Orientali DOCG 2017, l’unico vino dell’azienda che non ho trovato, purtroppo, all’altezza degli altri.
La mattina successiva siamo partiti presto per Trieste. La Barcolana 2022 ci attendeva in una elegante suite dal gusto tanto classico quanto contemporaneo nello splendido hotel Savoia Excelsior Palace. Da una grande stanza al quarto piano con due balconi panoramici affacciati sul golfo di Trieste ci siamo goduti la regata consumando un brunch domenicale davvero perfetto.
Quello che mi è un po’ mancato è stato sederci a degustare con calma tutti i vini prodotti dall’azienda, magari anche una bella verticale di pinot bianco. A questo però il bravissimo enologo Enrico ha “rimediato” stappando una bottiglia che mi ha davvero emozionata.
Il pinot bianco Ronco delle Magnolie Friuli Colli Orientali DOC 2000 di Torre Rosazza è indescrivibile. Lo definirei l’esperienza nell’esperienza. Il suo giallo dorato intenso e brillante, la sua consistenza, il suo naso che danza tra note di nocciole caramellate, pasticceria, albicocca fresca e il sorso ancora fresco seppur ingentilito dalla morbidezza… che meraviglia! Potrei andare avanti ore a descrivertelo. Grazie, grazie, grazie per avermelo aperto!
L’esperienza complessiva è stata splendida, quindi non posso fare a meno di consigliarti di visitare questa tenuta e immergerti in una storia che – sono certa – ci regalerà sempre più soddisfazioni in futuro.
Cheers 🍷
Chiara