Lo scorso fine settimana il Lago d’Iseo si è animato di due eventi davvero straordinari: il Festival della Franciacorta per tutti i #WineLovers e la Festa di Santa Croce a Monte Isola per tutti i #FlowerLovers.
Della Festa di Santa Croce che si è tenuta a Monte Isola non posso purtroppo dirvi molto… è vero che vivo qui da poco, ma l’ho scoperto il sabato mattina da Annalisa, la mia proprietaria di casa… e la cosa mi ha stupito non poco. Com’è possibile che io non ne sapessi niente? Forse vivo una vita troppo isolata in un lago ai confini del mondo… ma sto parecchio bene quindi continuo così 😀 Quello che so è che è una festa molto antica risalente al 1600, con un dualismo storico davvero particolare: la leggenda la vuole nativa di Carzano come omaggio della popolazione risparmiata dalla peste, mentre ricerche più recenti la vogliono originaria di un voto che la popolazione fece alla Santissima Croce, decimata da una tragica epidemia di colera, che proprio a Monte Isola aveva provocato più vittime. Certo è che questa ricorrenza, chiamata anche Festa dei Fiori di Monte Isola, da centinaia di anni viene tramandata da generazione in generazione e ogni 5 anni riempie i comuni di Carzano e Novale di archi di pino e fiori di carta realizzati rigorosamente a mano dagli abitanti dell’isola. Il giorno clou della festa è da sempre il 14 settembre, quando una processione con la santa reliquia della Croce di Cristo costeggia i fiori assolati, così belli da sembrare veri.
Sì, lo so, a te piace il vino e vuoi che ti parli di Berlucchi e del Festival della Franciacorta… ma sono certa che anche i fiori di Monte Isola valgono una passeggiata… soprattutto se sei in zona 😉
Io e Francesco ci abbiamo provato domenica dopo la visita alla cantina Guido Berlucchi… ma Monte Isola era così satura di gente che avevano perfino bloccato la navigazione… e noi da Sale Marasino non potevamo fare altro che tornare a casa… ripromettendoci di organizzarci tra 5 anni per non mancare! Ah! A Sale Marasino ci hanno letteralmente rapinato: banchetto di Coldiretti col famoso “Gelato del contadino”… non vi dico la pena… un gelato confezionato ghiacciato e scadente venduto a peso d’oro… queste prese in giro proprio non le sopporto!
E ora finalmente ti parlo di Berlucchi… innanzi tutto questa visita mi ha permesso di conoscere Francesca, responsabile delle relazioni esterne e dell’ufficio stampa… davvero gentile e professionale! A tal proposito mi ha raccontato una cosa che non sapevo: la prossima estate l’artista Christo trasformerà l’isola in una penisola con una spettacolare installazione e già si narra il tutto esaurito nella Franciacorta e dintorni…
Il progetto dell’artista bulgaro Christo è quello di realizzare un ponte componibile, galleggiante, in grado di offrire una passerella pedonale larga poco meno di dieci metri per coprire i circa ottocento metri che separano Sulzano, zona imbarcadero, con l’approdo di Peschiera Maraglio (Monte Isola).
Beh… non nascondo che ho trovato questo progetto straordinario… come trovo straordinario che Christo autofinanzi la sua opera per una fatturella complessiva di 10 milioni di euro! Da abitante del Sebino però, se da un lato sono felice per albergatori, ristoratori e commercianti della zona, dall’altro temo che questo evento attrarrà troppi turisti da tutto il mondo. Come ha sottolineato lo stesso New York Times il Lago d’Iseo, il cui vero nome è Sebino, è una meraviglia sconosciuta. Aggiungo che la magia di questo lago sta nella sua natura indomita e selvaggia, nelle rocce a strapiombo sull’acqua… nei pochi e difficili collegamenti tra i suoi paesi… mi chiedo come potrà reggere una vera invasione di turisti… anche se solo per 15 giorni! Però confesso che non vedo l’ora di camminare sull’acqua con Francesco per vagare da un’isola all’altra… deve essere davvero romantico nei giorni e negli orari più “vuoti”.
Ma torniamo a Guido Berlucchi! Non ho avuto il piacere di vedere Palazzo Lana Berlucchi in questa particolare occasione ma, dato che si vocifera sia straordinario, sarà per me un’ottimo motivo per tornare a trovare la cara Francesca se avrà piacere ad invitarmi di nuovo 😉
Ho passato un pomeriggio bellissimo nelle storiche cantine di Berlucchi e l’ospitalità è stata davvero ottima, unica nota negativa la visita guidata con 50 persone… si sta tutti fitti fitti, con la guida che corre da una sala all’altra per paura di incrociarsi con la visita successiva e tu che gli corri dietro – letteralmente- nel tentativo di non perdere il filo! Diciamo che sarebbe meglio non accettare mai più di 25/30 persone nella stessa visita… anche meno! Ma capisco la volontà di accogliere tutte le richieste ricevute per il Festival della Franciacorta e anche questo gli fa onore.
Vi riporto un passaggio che ho trovato sul loro sito e che mi è piaciuto tantissimo:
Il maggiordomo mi scortò nel salotto di Palazzo Lana Berlucchi. Le note di “Georgia on my mind” vibravano nell’aria: Guido Berlucchi era al pianoforte. Rimasi incantato dall’eleganza della sua figura, dalla maestria con cui le sue mani accarezzavano i tasti. Volsi lo sguardo ai muri secolari, ai ritratti di famiglia; notai gli arredi preziosi. Tutto emanava raffinatezza non ostentata. Berlucchi richiuse il piano, mi salutò con calore e iniziò a interrogare me, giovane enologo, sugli accorgimenti per migliorare quel suo vino bianco poco stabile. Risposi senza esitazione alle sue domande, e nel salutarlo osai: “E se facessimo anche uno spumante alla maniera dei francesi?”.
Da una memoria di Franco Ziliani
Le cantine storiche sono davvero suggestive… e mi hanno un po’ emozionata, soprattutto averle visitate dopo aver letto la storia sul loro sito web, inoltre ammetto che non sapevo che il primo Franciacorta era nato proprio lì, nel 1961, dall’incontro di Franco Ziliani con Guido Berlucchi. Ho letto così sia la storia di entrambi… e devo dire che me ne sono innamorata! Che utopia cercare di riprodurre un’alternativa allo Champagne in Italia quando ancora non c’erano le strumentazioni adatte! Immagino la fatica, il sudore, le delusioni, il coraggio di ricominciare, gli insuccessi, le critiche… ma non si sono arresi… e hanno ottenuto il risultato ambito! Mi viene in mente la storica frase di Mandela che recita più o meno così: “Un vincitore è solamente un sognatore che non si è mai arreso”. Ecco, loro sono così. E anche io mi sento allo stesso modo.
Vedere lì davanti a me una delle 3000 bottiglie di del primo Franciacorta… mi ha davvero emozionata e non sai cosa darei per essere stata una di quei fortunati ad averla assaggiata quando ancora era bevibile!
La visita alla cantina è stata piacevole nonostante le corse qua e là e si è conclusa in una sala dove abbiamo degustato due Franciacorta della linea Berlucchi ’61, il Rosé e il Satén, accompagnati da un buon pane e dal Ret, il Salame di Capriolo. Attenzione… non di carne di Capriolo, bensì del paesino di Capriolo in provincia di Brescia. L’ho trovato di una bontà straordinaria! Le carni suine vengono macinate a coltello, impastate con un po’ di salvia tritata finemente e aromatizzate con vino bianco di Franciacorta e aglio locale, per poi esser insaccate nella vescica o nello stomaco dello stesso maiale. Questo in particolare veniva dalla Macelleria Polastri di Palazzi Silvano che mi sono ripromessa andrò al più presto a trovare! Slurp! Ho trovato Il Franciacorta Brut Rosé della linea Berlucchi ’61 poco impegnativo ma piacevole e perfetto con un aperitivo di questo tipo… la classica bottiglia che puoi stappare senza pensieri una sera come le altre in famiglia o con gli amici gustando i salumi del tuo territorio. Poi se riesci a procurarti un po’ di questo ret… è la morte sua! *_*
Francesca è stata così carina da omaggiarci due bottiglie di Cellarius, il celebre metodo classico millesimato ispirato alla storica figura del dispensiere. Ricordo che avevo assaggiato il Cellarius qualche anno fa e non mi era dispiaciuto affatto. La sera stessa ho aperto il Rosé, un vino che non spicca certo per una forte personalità, ma che per la sua innata raffinatezza può piacere facilmente soprattutto ai meno esperti e per questo ha il pregio di riuscire ad avvicinare il consumatore medio al metodo classico italiano. Il colore l’ho trovato bellissimo, un rosa buccia di cipolla che non ti stancheresti mai di guardare. Al naso molto frutto, una nota citrina smorzata dai frutti rossi… io per il Franciacorta prediligo i sentori di crosta di pane in effetti… ma rimane assolutamente piacevole. La spuma è cremosa e il perlage è abbastanza fine, me lo aspettavo più fine in effetti e in bocca entra un pelino fastidioso. I Franciacorta che non mi stancherei mai di bere sono gli Extra Brut e i Pas Dosé e per questo forse avrei apprezzato di più virare verso l’Extra Brut con questo Rosé, ma sicuramente dopo avrebbe perso la sua capacità di essere altamente beverino… Insomma, consiglio il Franciacorta Brut Rosé 2010 Cellarius Guido Berlucchi a chi si sta avvicinando ai méthode champenoise di questa terra straordinaria e non è ancora pronto per un vino più impegnativo, particolare e strutturato, ma che ne saprà comunque apprezzare l’equilibrio e il frutto delicato.
Oggi la Guido Berlucchi è una cantina che fa grandi numeri e per questo, da un punto di vista strettamente enologico, va valutata in questa ottica. Non ci si può certo aspettare la chicca sfiziosa e particolare, ma piuttosto si può elogiare un vino elegante la cui nota di forza è la pulizia. Se penso a Berlucchi penso al vino che ha accompagnato i brindisi nelle feste della mia infanzia, e per questo suo essere attore dei miei ricordi non posso fare altro che stapparne una bottiglia, di tanto in tanto, per coccolarmi tornando bambina.
A presto,
Chiara
E tu sei stato al Festival della Franciacorta? Raccontami la tua esperienza in un commento! Grazie per avermi letta 😀