Lunedì sera, appena 3 giorni dopo aver pubblicato questo articolo sul Vinitaly 2020 rimandato a giugno, ho ricevuto questa lettera da parte di Umberto Cosmo di Bellenda. Avevo giusto invitato i produttori e gli operatori di settore a scrivermi cosa ne pensavano di questa decisione di Verona Fiere e per questo il messaggio del caro Umberto è stato particolarmente gradito. Il focus del mio articolo era sulla necessità di (almeno) rimandare il Vinitaly che, dato il coronavirus italia, era per me assolutamente impensabile da svolgersi a metà aprile. Quando ho scritto quell’articolo mi sono letteralmente sfogata per quel gruppo di scellerati che ho sentito lamentarsi dello spostamento del Vinitaly perchè il coronavirus era per loro né più né meno dell’influenza stagionale.
In Da quando si parla di coronavirus Italia le cose cambiano da un giorno all’altro. Personalmente non avevo ancora preso in considerazione l’ipotesi di annullare il Vinitaly 2020, ma sapevo con certezza che farlo ad aprile era assolutamente fuori da ogni grazia logica. La mia principale paura era la perdita economica che poteva esserci per le centinaia di cantine presenti se fosse diventata una fiera con pochi appassionati e nessun importatore a causa della chiusura di aeroporti e frontiere. Per me è impensabile credere che tra un mese esatto saremo totalmente fuori da questa pandemia e, se anche per l’Italia davvero diventasse già un problema superato, chi ci dice che gli altri stati Europei, la Russia e l’America non diventino la nuova Cina? Mi preme ricordare a tutti i fenomeni che criticano questa situazione italiana che noi siamo semplicemente più bravi e trasparenti delle altre nazioni: facciamo gratuitamente i tamponi e aggiorniamo pubblicamente i dati rilevati. Davvero volete dirmi che negli USA o nella ricca e produttiva Germania accade questo? Cosa? Trump chiude le frontiere americane a tutti i passeggeri in arrivo dall’Europa? Ma li mortacci, siamo noi che dovremmo chiudere a tutti quelli in arrivo dagli USA! Quanti tamponi han fatto sti fenomeni, proprio lì dove senza un’assicurazione che copre ti lasciano morire per strada? Ma non mi dire, c’è un uomo della Florida, senza assicurazione sanitaria, tornato di recente dalla Cina e con sintomi assimilabili al Coronavirus che è andato in ospedale a Miami a fare un tampone: 3.270 $ di conto. Potessi farlo pagherei io personalmente un tampone per ogni cittadino americano per vedere se è la volta buona che fermiamo il pericoloso delirio di Trump, poi vediamo chi deve chiudere le frontiere a chi. In ogni caso è evidente che, con questa pandemia in corso, il Vinitaly a metà aprile 2020 non si può fare!
Sarò patriottica, sarò controcorrente… ma io amo l’Italia. Io mi sento italiana in tutto e per tutto, con la mia bellezza, il mio genio e i miei limiti. Non c’è nessun altro luogo al mondo dove vorrei vivere se non il mio amato Lago d’Iseo. Io sono fiera di come funziona l’Italia, anche se ci sono tante cose che cambierei. Anche se il mio cervello non è valorizzato come in California. O forse sì? Se in Italia sono riuscita a far diventare l’essere una wine blogger un lavoro, siamo così sicuri che il nostro Paese non dia possibilità a chi ha talento e resilienza? Prima o poi parleremo anche di questo, ma oggi non voglio spostare il focus del discorso!
Giusto in questi giorni il Prowein 2020 è stato annullato e rimandato al 2021. Nell’efficiente -o omertosa, dipende dai punti di vista- Germania, non si è parlato di spostare di un paio di mesi la più importante fiera del vino nazionale, ma di rimandarla direttamente all’anno successivo. Perchè Verona Fiere invece chiede alle cantine che sono il vero motore economico di Vinitaly di giocare alla roulette russa? Mio nonno mi avrebbe detto, in romagnolo e in modo meno fine, che son tutti bravi a far gli imprenditori con il fondoschiena degli altri…
Gentilissimo Dott. Danese, gent.mo Dott. Mantovani,
Vi scriviamo per manifestarvi la nostra preoccupazione riguardo un possibile insuccesso di pubblico professionale per il prossimo Vinitaly, nel momento in cui la manifestazione si realizzasse davvero durante il prossimo mese di giugno.
La nostra azienda, come molte altre del settore, ha una quota export discretamente elevata, pari a circa il 50% del fatturato e sviluppata in quasi trenta paesi di tutto il mondo, una delle ragioni per cui abbiamo frequenti, quasi quotidiani, rapporti con il mondo degli importatori. In questi ultimi due mesi abbiamo avuto molte e crescenti indicazioni da parte dei nostri maggiori distributori, abituali frequentatori di Vinitaly, riguardo alla loro intenzione di partecipare alla manifestazione: nessuno, a parte un piccolo importatore russo, ci ha manifestato intenzione di venire a Verona a giugno. Oltretutto, vorremmo anche farvi presente che le decisioni in merito al mercato 2020 sono già state prese dai nostri importatori e la fiera in giugno sarebbe quindi inutile per molti di loro.
Si aggiunga a questo l’attuale evoluzione della situazione in Italia, con i gravi e ben noti problemi di carattere sanitario, che ci inducono a ritenere, con una buona approssimazione, la non partecipazione anche degli operatori italiani, i quali, posto che si risolva la questione COVID-19 come tutti ci auguriamo, avranno ben altro da fare che non venire in fiera in pieno periodo estivo.
Vogliamo forse una fiera frequentata da “appassionati”? Per quanto ci faccia piacere dialogare con chiunque e avere feedback sui nostri prodotti anche da persone non direttamente coinvolte nel circuito commerciale o da semplici consumatori, vi facciamo notare che l’investimento importante che facciamo in quella che forse è la maggiore tra le fiere del vino al mondo non sarebbe assolutamente giustificabile. Neppure, crediamo, lo sarebbe per Veronafiere, i cui sforzi per rendere Vinitaly una vera fiera professionale ci sono ben noti e abbiamo apprezzato sempre di più negli anni: si rischierebbe di tornare indietro, ai tempi in cui molti la consideravano una sorta di Festa del Vino, piena dei noti problemi che fortunatamente ci siamo lasciati alle spalle.
Da espositori di lungo corso, il nostro primo Vinitaly risale infatti al lontano 1988, vi raccomandiamo caldamente di riconsiderare l’opportunità di riportare la manifestazione nel suo periodo naturale di aprile, intendendo con questo l’aprile del 2021.
Da imprenditori ci rendiamo conto che questa cancellazione della manifestazione potrebbe portare qualche problema di bilancio per Veronafiere S.P.A. e destabilizzare alcuni equilibri, stante l’importanza di Vinitaly per il tessuto economico veronese, ma nel contempo vorremmo significarvi la credibile possibilità che la manifestazione si risolva in un insuccesso clamoroso per gli espositori, quelle centinaia e centinaia di cantine che sono i veri stakeholder della fiera.
Da ultimo, vorremmo portarvi a conoscenza del fatto che la maggior parte delle imprese medio piccole, quelle cantine che sono il vero motore del Vinitaly, visto che è per queste imprese che vengono i visitatori e non certo per quelle poche grandi aziende strutturate con uffici export e viaggiatori dedicati che in ogni caso i clienti li visitano a prescindere da una fiera. Queste medio- piccole imprese con le quali siamo in contatto quotidianamente, manifestano le nostre stesse perplessità, stante lo squilibrio assoluto nel rapporto costi-benefici di una fiera organizzata in queste condizioni assolutamente emergenziali.Siamo certi che vorrete invitarci a “scommettere” su un risultato positivo, ma ci preme sottolineare che le “scommesse” non sono parte del DNA di un imprenditore. Un’impresa investe, a volte rischia a ragion veduta, ma non scommette mai.
Pur comprendendo le pressioni alle quali siete sottoposti dagli enti e ambienti locali, i soli forse che trarrebbero vantaggio dalla manifestazione, pure se questa si rivelasse un insuccesso per gli espositori, vi chiediamo cortesemente di considerare il punto di vista di un’azienda che, per quanto piccola, fa parte di quel tessuto imprenditoriale che fa grande il mondo del vino italiano.
Certi della vostra attenzione, vi porgiamo i nostri più distinti saluti.
Umberto Casagrande Cosmo – Bellenda srl
Come non essere d’accordo con questa riflessione così lucida e intelligente? Che il Vinitaly 2020 non può essere a metà aprile credo che ormai con le misure prese dal governo è sotto gli occhi di tutti… ma dopo questa lettera scritta da chi il Vinitaly lo vive -e lo paga- non si può non ritenere necessario che debba essere annullato come il Prowein.
Cara Verona Fiere, fai uno sforzo… non pensare a prendere un piccolo uovo oggi, ma preoccupati di coccolare la tua gallina affinchè ti faccia tante uova per tutti gli anni a venire.
Cheers🥂
Chiara