Il tema della soddisfazione lavorativa è particolarmente attuale a casa nostra: io e mio marito ne parliamo spessissimo. E insieme a questo si discute di meritocrazia, belle donne consapevoli di esserlo e leccapiedi di varie misure. Tante volte parliamo del cambiare lavoro a 30 anni o più. In realtà mio marito è molto giovane e si è recentemente affacciato al mondo lavorativo mentre io ho cambiato lavoro proprio a 30 anni. Così, quando ieri ho ricevuto una bella mail con oggetto: “Ha senso diventare Sommelier a 40 anni?” ho pensato di rispondere a Laura con un articolo sul mio wine blog. Per prima cosa però voglio ringraziare Laura e mio marito che mi hanno ispirato questa riflessione.
Tra pochi mesi compio 36 anni e la mia vita si può definire, complessivamente, più che appagante. Con i limiti della pandemia, si intende. In effetti pur avendo una natura piuttosto pantofolaia e amando la quiete del lago non ne posso davvero più di stare in casa. Qua in Lombardia poi la situazione rasenta il dramma: abbiamo fatto più giorni in zona arancione e rossa da marzo 2020 che giorni normali. Oltretutto, inevitabilmente, questa pandemia ha colpito in modo particolarmente duro il settore Ho.Re.Ca. con conseguenze che saranno difficili da prevedere nel lungo termine. Dico difficili perchè non voglio essere completamente catastrofica: rimango profondamente convinta che dalle rovine nascono le più grandi bellezze. Non c’è rinnovamento senza distruzione.
Per me il Coronavirus è la Terza Guerra Mondiale. Certo, una guerra combattuta in modo diverso e contro un nemico invisibile… ma se i morti in Italia durante la Seconda Guerra Mondiale sono stati mediamente 200 al giorno ricordiamoci che anche oggi più di 600 persone sono morte di Covid-19. Sono cresciuta con i miei nonni e mi hanno raccontato la fame che hanno vissuto, e se penso alla Quiche Lorraine che ho mangiato a cena o lo champagne di Jean-Philippe Trousset è facile pensare che il Coronavirus sia molto meno grave. In effetti, dopo che ieri perfino Biden ha giurato, siamo tutti più tranquilli che non ci siano bombardamenti in arrivo orditi da uno strano capitan fenomeno arancione. Non sottovalutare mai quello che stiamo vivendo: è il primo tempo di una rivoluzione destinata a cambiare il mondo.
Nel terzo trimestre 2020 605.000 posti di lavoro si sono sciolti come neve al sole e il conto più salato – tanto per cambiare – lo hanno pagato le donne e i giovani con quasi 460.000 posti di lavoro in meno. Oltre il 40% dei lavoratori dipendenti si sono trovati in cassa integrazione mentre più di 700.000 liberi professionisti hanno smesso quasi completamente di lavorare. Di contro il binomio casa-lavoro è stato completamente stravolto e – lasciamelo dire – era ora. Onestamente trovo assurdo che esistano ancora gli uffici: non hanno nessuna utilità se non rubare tempo e soldi sia alle aziende sia ai lavoratori. Lo smart working è diventato una sorta di grande esperimento sociale con alcuni lavoratori pienamente soddisfatti, altri che si sono adattati e altri ancora che sono stati piuttosto scocciati di questa nuova concezione dello spazio di lavoro. Quindi si può dire che questa pandemia ha innescato l’acceleratore a una serie di cambiamenti che erano solo una questione di tempo e non ho ancora menzionato la didattica a distanza e i rapporti sociali. Si può dire che il Covid-19 ha insegnato il valore di internet ai soggetti più arretrati e ha rafforzato il suo utilizzo negli utenti abituali. Grazie a internet si è lavorato, studiato e comunicato con i propri cari.
Forse ti stai chiedendo cosa c’entra questa riflessione con l’eventualità di diventare Sommelier a 40 anni. Non sono qui per darti strategie infallibili su come cambiare lavoro a 40 anni, ma voglio riflettere con te su un periodo storico che trovo perfetto per farlo. Rifletti: per tanti posti di lavoro volatilizzati e tante posizioni bruciate altrettante se ne sono create. Se vuoi diventare Sommelier professionista ed esercitare in un ristorante magari questo non è il momento migliore. Ma se vuoi diventare Sommelier e lavorare nel digitale – proprio come me – questo è il momento magico. Credo quindi che Laura – e tutte le persone che come lei si chiedono se ha senso o no fare il corso sommelier con l’obiettivo di farne una professione – devono partire da questo. Lavorare in Smart Working da dipendente o liberi professionista richiede una grande responsabilizzazione e concentrazione. Sicuramente non è per tutti, ma credo può diventare il metodo perfetto per una buona parte. E con una piccola scrivania come la mia, un computer e una stampante si può davvero fare qualunque cosa!
Per questo, se ti piace l’idea di diventare un sommelier digitale ti consiglio di cogliere un momento carico di opportunità. Ad esempio puoi selezionare i tuoi vini preferiti e aprire con un e-commerce la tua enoteca online con un investimento ridotto (a partire da 2.800€, contattami per un preventivo) e senza magazzino: mettiti d’accordo con le cantine per spedire in drop shipping con un minimo di un cartone per volta. Le cantine hanno bisogno di nuovi canali digitali e questo è sicuramente il momento perfetto per investire in questo tipo di attività.
Se non sei ancora convinto, ti dico cosa ha convinto me a lavorare in Smart Working circa 9 anni fa: la libertà di vivere dove cavolo mi pare! Io vivo in un bellissimo residence di seconde case – per gli altri – e prima casa – per me – in una splendida isoletta lacustre. Se lavori nel digitale puoi vivere dove vuoi, dalla meta dei tuoi viaggi preferita (ti serve solo una connessione internet) a quello stupendo paesino del sud di dieci anime che tanto ami e da cui sei fuggito perchè lo ritenevi senza opportunità! Questo mi fa immaginare anche – ma non so se sono troppo utopistica – una ridistribuzione della ricchezza: dalle grandi città a qualsiasi piccolo centro.
Credo infine che quelli che più beneficeranno di questa rivoluzione saranno proprio i giovani. La crisi innescata dal Coronavirus agisce come i lieviti per lo spumante metodo classico: all’inizio ti toglie tutto, ma se hai tempo di aspettare ti ridà con gli interessi tutto quello che ti ha tolto! I giovani hanno la tecnologia nel sangue e sono abituati ad usarla. A patto che capiscano anche come sfruttare le grandi possibilità dei Social Network – che hanno portato personaggi prima irraggiungibili alla portata di tutti – si apre per loro la possibilità di far parte di grandi aziende internazionali senza doversi trasferire, anzi limitandosi a comprare il pezzo sopra del loro completo preferito.
Quindi sì, ha senso diventare sommelier a 40 anni e ce l’ha anche se vuoi contestualmente cambiare lavoro. Prendi in considerazione di diventare un Sommelier Digitale e trova un modo di generare valore. Puoi esercitare in mille modi, cerca soluzioni non scontate e buttati in questa Rivoluzione Digitale! L’Italia è una disgrazia dal punto di vista del lavoro ai giovani (solo il 50% dei laureati tra i 25 e i 29 anni hanno un lavoro) e alle donne, (dove è addirittura penultima in Europa). Questo nuovo scenario sono certa che darà una possibilità a tutti i giovani in gamba, uomini e donne, di trovare la loro strada lavorativa. E sarà proprio la loro familiarità ad utilizzare il computer e soprattutto lo smartphone a renderli particolarmente attraenti per le aziende lungimiranti.
Il Coronavirus disegnerà un nuovo concetto di meritocrazia, più ampio, capace di non limitarsi solo al titolo di studio, ma dove le competenze andranno a braccetto con la visione e l’adattabilità a quelle nuove professioni digitali – nonchè alla digitalizzazione delle professioni tradizionali – che ora più che mai sono assolutamente necessarie.
E tu cosa ne pensi? Scorri la pagina e scrivimelo in un commento!
Cheers
Chiara
PS Cosa ne dici di cominciare scoprendo i migliori vini lombardi premiati da ViniPlus di AIS Lombardia?