Mercoledì scorso ero da Daniel Pennacchio a Cascina Lorenzo per tenere una piccola lezione con degustazione sui risultati dell’affinamento in legno dei vini rossi (e non solo). Anche se non è di Daniel che voglio parlare, devo dire che il Marzemino (Foppello) 2013 si è evoluto in un vino straordinario. Comunque è stato un vero piacere conoscere tra i presenti i fratelli Mario e Luigi Mazzucchelli che nella mia adorata Monte Isola producono due vini davvero davvero buoni.

Mario mi ha prima portata a casa sua, dove ho avuto modo di conoscere i suoi genitori e sua sorella. La sua mamma ha sfettolato il salame prodotto dallo zio, e come si può vedere da questa foto ho avuto il piacere di abbinarlo alla mia cara piadina romagnola proprio stasera. Con grande successo devo aggiungere! Come? Vuoi sapere la ricetta della piadina romagnola? Ma è facilissimo!! 60 g di strutto (io ho usato il burro delle Ardenne perché non ho trovato lo strutto sull’isola, bisogna che diciamo a Fabio di provvedere!!), 80 g di acqua calda, 240 g di farina 00, sale e la punta di un cucchiaino di bicarbonato. Impasta, lascia riposare almeno mezz’ora sotto una scodella, stendi col mattarello e via a cuocere sulla padella antiaderente 4 minuti per lato a fuoco medio!

salame monte isola vini monte isola ricetta piadina

Comunque torniamo ai vini della famiglia Mazzucchelli! Devo dire che appena ho assaggiato il vino rosso, che nasce da uve prodotte con vitigni di Merlot e Barbera che hanno ormai compiuto mezzo secolo, mi ha subito stupito per il bouquet particolarmente speziato e un’insolita morbidezza per un Merlot relativamente giovane. La prima cosa che ho pensato è che gli aromi sono un dono della barrique dato che Mario mi ha detto che affina in botti di rovere. Invece Mario mi ha confermato che è proprio l’uva a custodire questo particolare profumo e ho avuto modo di verificarlo quando abbiamo “rubato” col ladro (mi ha insegnato proprio lui questo sinonimo… io l’ho sempre chiamato pipetta o alzavino!) dalla botte un campione di vino dell’annata 2017. Speziatissimo, forse ancora più della 2015, e la botte è al quarto passaggio! No, davvero non è lei la responsabile di questo bouquet così particolare. L’annata 2017 si preannuncia davvero straordinaria… peccato che ce ne sia solo una botte disponibile! 😋

 

Ho assaggiato anche l’annata 2016, questa riposava nella botte d’acciaio, ma devo dire che non mi ha convinta del tutto. Il naso l’ho trovato piacevolissimo, con note quasi di vin brulé: mela, scorze d’arancia, cannella, chiodi di garofano e marasca sotto spirito di grande intensità mi avevano piacevolmente attratta, ma purtroppo in bocca rivela un tannino verde che credo difficilmente si armonizzerà. Si può provare qualche mese in bottiglia per vedere cosa succede!

vini monte isola

I vigneti di Massimo e Luigi Mazzucchelli sono molto curati e denotano preparazione e amore. La cantina è piccolina, ma in progetto di spostarla in un ambiente che ho visto in anteprima e sarebbe davvero ottimale, sia per le caratteristiche architettoniche sia per la posizione. Nell’attuale cantina c’è l’essenziale, il torchio che usa il papà, una botte in acciaio sulla quale il papà ha una licenza speciale nello spillare il vino che beve a pranzo, la botte in legno di cui ho già parlato, qualche altra botte storica non più utilizzata… e qualche vecchia annata di moscato passito.

Pensa, solo 10 litri all’anno per un vino davvero interessante. Con Mario abbiamo degustato l’annata 2003 di Moscato Bianco Passito, e mi sono anche portata a casa la bottiglia: ero curiosa di vedere come evolveva nei giorni successivi. Il colore è giallo oro carico, pecca leggermente di limpidezza rispetto alla brillantezza che ci ha abituato la tecnologia e il mercato attuale. Da degustare assolutamente in un bicchiere Napoleon, per esaltarne al meglio le caratteristiche organolettiche e stemperare un po’ quell’alcolicità che fa capolino anche dagli archetti così ravvicinati mentre si ruota il bicchiere. Al naso mi ricorda certi vin santi che bevevo anni fa, quando con nonna passavo l’estate dalla zia in Toscana… mi ricorda certi panorami del Casentino a cui sono tanto affezionata e di cui custodisco gelosamente i ricordi. Il tempo gli ha regalato note quasi eteree, ma la frutta candita, in particolare la pera e il cedro, resta il sentore principale. Quando ho chiuso gli occhi mi sono persa per un istante, e mi sono immaginata nella fabbrica di canditi di Apt, in Provenza, quando sceglievo i canditi da portare al mio papà per fare la mia adorata cassata siciliana. In bocca ha un’ottima rispondenza al naso, è morbidissimo, e conferma quell’alcolicità che si era intuita alla vista. Gode ancora di buona freschezza, e questo mi lascia intuire che qualche bottiglia Mario Mazzucchelli potrebbe ancora dimenticarsela in quella piccola cassettina dei tesori.

Per me c’è davvero tanta potenzialità qui, bisogna solo raccoglierla. Non so se quello di Mario resterà sempre un hobby o diventerà una vera professione, ma quando c’è la passione io credo che tutto è possibile. Del resto io ne sono la prova vivente, no?

Complimenti al papà e alla mamma, in formissima. Chiudo questo articolo proprio con una battuta del papà, che mi ha raccontato che quando era giovane era ben felice quando da una sola pianta ci riempiva una cesta d’uva, e oggi ha lasciato spazio ai figli che fanno diradamento per concentrarsi sulla qualità. I tempi cambiano, lo studio e le vicissitudini della vita cambiano le prospettive… noi inevitabilmente cambiamo con esse, ci modelliamo come neve al sole sciogliendoci fin quasi a scomparire per poi ripresentarci puntualmente ogni anno davanti a noi stessi e dicendoci: supereremo anche questa. Ma quando c’è la passione, quando si fa squadra, quando c’è l’amore… i risultati ci sono sempre, è solo questione di saper aspettare.

Un abbraccio,

Chiara

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