Questa mattina mi sono svegliata presto, per completare, e forse un po’ riscrivere, l’articolo sul pomeriggio dal Marchese Umberto Fracassi. Essendo un’esperienza vissuta qualche mese fa con Francesco non riuscivo proprio ora che ci siamo lasciati a completarlo perché non mi sento ancora pronta ad “elaborare il lutto” di questa perdita e a passare oltre, anche se ho la consapevolezza che non tornare indietro è la cosa migliore per me. Oltretutto dovevo finire di ascoltare la registrazione… Per questo mi scuso da subito con il Marchese Umberto Fracassi e Mr Art & Wine per avere largamente atteso questo mio racconto… e con tutti i miei lettori per questa premessa.
Il palazzo/cantina del Marchese Umberto Fracassi si trova a Cherasco, un comune di poco più di 9000 abitanti in provincia di Cuneo, davvero interessante da un punto di vista urbanistico. Il palazzo del Marchese Umberto Fracassi si trova proprio nella piazza centrale, ed ha una storia legata a Palazzo Salmatoris, il famoso Palazzo della Pace. Questo perché quando Palazzo Salmatoris diventa una caserma e viene praticamente rovinato e distrutto e il nonno del Marchese Umberto Fracassi prende i ritratti del 1631 dei presenti alla firma della Pace di Cherasco e li porta qui per salvarli. Quando successivamente Palazzo Salmatoris diviene di proprietà del Comune di Cherasco, questo chiede di riavere indietro i famosi ritratti, ma erano stati così ben imbevuti nel gesso che era impossibile trasferirli senza rovinarli e così vengono fotografati questi originali e poi riprodotti a Palazzo Salmatoris. Filippo Re di Spagna, Ferdinando II, Amedeo di Savoia, Della Villa, i Gonzaga… eccoli tutti immortalati nella Stanza dei Ritratti. Bellissima, si respira davvero la storia!
Arrivati negli appartamenti del Marchese Umberto Fracassi abbiamo condotto una degustazione davvero “alternativa”. In piedi perché eravamo stufi di stare seduti dopo il viaggio in macchina, ascoltando un CD di Gaber che adoro “Io non mi sento Italiano”. Così ho chiesto al Marchese Fracassi di far partire “Se ci fosse un uomo”, una canzone che tutti almeno una volta dovrebbero ascoltare nella vita… senza pregiudizi… e rifletterci su, ma sul serio.
La colonna sonora perfetta per i vini del Marchese Umberto Fracassi… che sono proprio così, come questa canzone: UNICI. Prima di parlare singolarmente di questi vini ci tengo a dire proprio questo: sono vini con un carattere fortissimo, molto riconoscibili, e anche se forse qua e là peccano di qualche “imperfezione” a me sono piaciuti davvero tantissimo, soprattutto la Barbera “vecchia” Ciabot Contessa 2009. A mio avviso il miglior vino che ho bevuto dal Marchese!
Altro piccolo inciso: il Marchese Umberto Fracassi si ricorderà di me come la mangiatrice di Fontina: ne ho mangiata praticamente una forma quel pomeriggio, ma era davvero buonissima! Sono stata un paio di settimane fa ad Aosta con Alessandro per tastevie.com ma, pur avendo assaggiato (sarebbe più corretto dire attaccato la forma a morsi in macchina) dell’ottima fontina di alpeggio non era buona come quella del Marchese! Quindi sì, sono una scrofa di fontina, ma per gusto!
Io concordo quando Fabio dice che il vino va sentito nello in bocca, nello stomaco e in testa e non lo sputo mai… lo so che a noi sommelier ci insegnano a sputare… ma se posso evito!
Bene, ora posso parlare dei vini! Il primo vino degustato è un Langhe Favorita, con un bel colore giallo paglierino intenso, un naso profumatissimo con note citrine, vanigliate e un finale mandorlato e una bella struttura importante… insomma non mi aspettavo un vino così strutturato (sarà la zona di Barolo forse… 😉 ). Il Marchese ha parlato di pesce come abbinamento, ma personalmente lo proverei ad assaggiare con una carne grassa come l’oca o con una tagliata di petto d’anatra!
Il Dolcetto d’Alba è un vino che adoro! Penso che sia un vino difficile, è un po’ sgarbato di natura… anche se come ha detto Fabio Carisio i dolcetti di produttori di Barolo sono molto più facili.
Il Dolcetto “Nebbiolato” è una creazione del Marchese Fracassi ed è buonissimo… davvero buonissimo! Di fatto è un Ripasso di Nebbiolo, ovvero viene passato nei raspi. Apprezzabile già giovane, secondo me con qualche anno di affinamento in bottiglia dà il massimo! Io non sono riuscita a farlo invecchiare perché anche la bottiglia che mi ha omaggiato il marchese ha fatto una fine rapida con Andrea e i miei genitori.
A questo punto abbiamo aperto il Barolo Montoetto, sia l’annata 2000 che l’annata 2011, per farli ossigenare un po’… anche se secondo me avevano bisogno di molto più tempo d’ossigenazione, soprattutto il 2000.
Il Marchese Fracassi fa dalle 3000 alle 6000 bottiglie di favorita, 3500 di Dolcetto, 6000 bottiglie di Ciabot Contessa e 6000 bottiglie di Barolo. Una produzione piccola, di nicchia… con cui può giocare e che consente di realizzare un prodotto “non per tutti”, ma sicuramente capace di fare felici gli appassionati.
Ed ecco il turno di Ciabot Contessa 2012 e del Ciabot Contessa 2009! Tra questi due c’è davvero un abisso! Il Ciabot Contessa 2012 è un bel vino… un colore rosso rubino intensissimo che ai bordi presenta già qualche sfumatura granata. Consistente e limpido… al naso note legnose… di vaniglia, pepe nero e un sentore un po’ vinoso e di cuoio d’animale. Col 2009 si tocca davvero il climax della perfezione della Barbera, in una parola stupenda! Un bellissimo colore granato, un grande corpo… un naso davvero complesso…. bellissimo sul serio!
Così ho fatto onore alla Barbera “giovane” che mi ha omaggiato il Marchese preparando una guancia di manzo brasata alla Barbera (non quella del Marchese… quella del marchese l’abbiamo bevuta!) con sughetto e pane al guanciale, polenta bianca…
Invece la Barbera “vecchia” l’ho regalata ai miei genitori e l’abbiamo bevuta tutti insieme a casa loro con le pappardelle alle sfiandrine che ha preparato papà… abbinamento perfetto! Ti mostro la foto… mi dispiace per il contesto un po’ “horror vacui” (locuzione latina che significa paura degli spazi vuoti) come avrebbe detto la mia professoressa di storia dell’arte a liceo… la tavola dei miei genitori è sempre satura di tutto… e la tovaglia decorata è il compimento della saturazione! Io invece amo l’ordine, lo spazio vuoto, un minimalismo che circonda gli oggetti fino a evidenziarne le forme… e la mia tavola ideale è con un sottopiatto neutro (a proposito sto aspettando quelli di sughero della Dag Style… non vedo l’ora di mostrarteli nel mio prossimo articolo con ricetta!), magari un bonsai o un’orchidea come centrotavola, un cestino per il pane tono su tono… e basta! ? Ma ben vengano le tavole piene di tutto: la diversità è sempre una ricchezza.
A questo punto Fabio mi ha chiesto che vino non mi piace: e io ho detto che un vino che proprio odio è il Prosecco… poi sono stata al Vinitaly, ho scoperto il PS, Prosecco Metodo Classico non filtrato Le Vigne di Alice e ho cambiato idea ???
Parlando di vino siamo arrivati al Sudafrica… e qui il Marchese Umberto Fracassi si è superato ed è andato a prenderci 2 vini sudafricani da assaggiare. Io di aziende ne ho visitate tante, ma MAI, e sottolineo MAI, in una cantina ho assaggiato i vini di qualcun altro… e addirittura ad un certo punto il Marchese voleva stappare pure il Barolo di Ceretto! Straordinario! Penso che sia in queste cose che si vede una grande dignità e nobiltà… non da tutti!
Assaggiare i vini sudafricani ha prolungato il tempo di ossigenazione del Barolo ed è stata una vera fortuna soprattutto per il 2000! I vini sudafricani erano ruffiani e con il leggero gusto madeirizzato che spesso ho trovato in questi rossi… piacevoli ma adatti soprattutto al pubblico d’oltreoceano!
E ora mi concentro sul Barolo Mantoetto! A me piacciono i vini “vecchi” e questa non è certo una novità, quindi sono stata ben felice quando ho visto il Marchese Umberto Fracassi stappare anche l’annata 2000! Devo dire che questa annata era “al limite” per essere bevuta, perché il vino si era ossigenato fin troppo… il naso non si può definire pulito e il sentore di goudron (catrame) tipico dei migliori Barolo maturi era fin troppo “spinto”. In bocca invece manteneva ancora tutta la sua elegante austerità, e sono convinta che prolungando l’ossigenazione di un giorno anche il naso sarebbe migliorato molto! Ma sia chiaro che è stata una bellissima esperienza assaggiarlo! Sul Mantoetto 2011 invece direi che era tutto ben equilibrato: dal colore granato, limpido e consistente, al naso con sì un forte sentore di goudron ma piacevole e vellutato… alla bocca rotonda anche se ancora non pienamente equilibrato… insomma tra il 2000 e il 2011 ho capito che la verità sta nel mezzo e probabilmente il Barolo perfetto del Marchese Umberto Fracassi è il 2006! Dieci anni di bottiglia è a mio avviso il top per questo vino, e l’annata 2011 promette davvero bene.
A questo punto mi associo con Fabio Carisio e chiedo al Marchese: quando nascerà il Barolo Riserva? Io aspetto l’assaggio Marchese… ma si ricordi la fontina, mi raccomando!
A presto
Chiara
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