Proprio come il Castello di Spessa, anche la festa di San Valentino nacque nel Basso Medioevo. In quegli anni, un certo scrittore inglese di nome Geoffrey Chaucer scrisse il suo capolavoro intitolato “I racconti di Canterbury“. Si tratta di 24 racconti che hanno il pregio di aver consacrato l’inglese medio come lingua della letteratura, in un tempo dove i poemi erano scritti per lo più in latino. Uno di questi racconti, ricettacolo di tutti i luoghi comuni dell’Amor Cortese, era dedicato al matrimonio tra Riccardo II e Anna di Boemia. Qui, per la prima volta, si associa Cupido a San Valentino. In realtà egli era stato già consacrato dalla cristianità come protettore degli innamorati, ma questo al solo fine di sdoganare certe barbare usanze pagane dell’Antica Roma che volevano giovani fanciulli nudi, con un grido di fertilità, frustare volontarie matrone durante la Lupercalia (13-15 febbraio). Prima di raccontarti la prima tappa del nostro San Valentino nel ristorante la Tavernetta al Castello a Capriva del Friuli, voglio fare un piccolo appunto sull’Amor Cortese che ritengo assolutamente fondamentale.
Amor Cortese tra sacro e profano
L’Amor Cortese non è una cosa bella, anzi, per me è la consacrazione del più totale decadimento dei valori romantici. Dietro questo nome, la cui assonanza con “cortesia” ci fa pensare a qualcosa di buono, c’è un amore che affonda le sue radici nel tormento dato dall’impossibilità di compiersi. Oggetto del desiderio del più o meno valoroso cavaliere c’è una donna sposata, sublime e “profumiera” che egli, completamente sottomesso, serve. Questo amore è adultero, secondo me, principalmente perchè ai tempi ci si sposava per ragioni dinastiche o economiche e l’amore centrava poco con questi matrimoni combinati. Paradossalmente la storia ha allontanato molto più Giacomo Casanova dall’Amore fino di questi amanti cortesi... eppure… Casanova, anche se solo per un breve periodo, amava davvero le sue conquiste e le trattava con grande cortesia, fino all’uscita di scena quando lasciava sempre nella dama una romantica nostalgia.
Il Castello di Casanova
San Valentino è la festa degli innamorati, da certi condannata come festa commerciale, spesso dagli stessi che si scambiano regali sotto un improbabile e luccicante, albero di Natale! Per questo per me festeggiare San Valentino con il mio compagno è sacro. Sia chiaro che per noi ogni giorno è San Valentino, ogni giorno ci svegliamo abbracciati e ci godiamo un quotidiano fatto di piccoli gesti e grandi sogni. Tuttavia proclamare una data per ricordarci quanto è grande quello che costruiamo giorno dopo giorno dovrebbe essere un rito davvero per tutti gli innamorati! Quando la famiglia Pali, l’imprenditore Loretto e la sua “spalla”, la bellissima ed elegantissima moglie Barbara, ci hanno invitato a passarlo nel loro Castello di Spessa, l’ho ritenuto assolutamente il luogo perfetto. Nel 1773 Casanova, ospite del conte Luigi Torriani in questo splendido maniero, sedusse la sua serva Sgualda che intrecciò con lui una sensuale amicizia. Non so quanto Sgualda potesse considerarsi una sgualdrina dal momento che rifiutò il proprietario del castello per concedersi all’avventuriero veneziano! Certo è che il Castello di Spessa, con le sue storie, i suoi amori, i suoi vini, i suoi cibi è stato il teatro perfetto di un San Valentino indimenticabile!
Tavernetta al Castello: cena di San Valentino
Questo è solo il primo di una trilogia di articoli che dedicherò a Castello di Spessa. Ho deciso di cominciare a parlarti del loro ristorante Tavernetta al Castello un po’ perchè è stato teatro della nostra deliziosa cena di San Valentino, ma soprattutto perchè qui ho ricevuto una “lezione” importante per la mia crescita professionale di cui mi preme parlarti.
Già dal menu puoi intuire la delizia della cena… ah, tranquillo! Il canarino sopracitato è uno splendido radicchio giallo a forma di rosa!
Lo scampo, la mazzancolla e i calamari su crema di mais al nero di seppia
Dopo l’aperitivo ci è stato servito questo antipasto gustoso a base di pesce freschissimo, a cui abbiamo abbinato il Perté, una ribolla gialla spumantizzata con Metodo Charmat lungo davvero piacevole.
La porchetta di Mangalica, il canarino e la rosa dell’Isonzo al vin brulé con emulsione di rafano
Adorando la cucina giapponese come non potrei amare il rafano? Croce e delizia di tutti i grandi chef, ben dosato ha una capacità di pulire e sgrassare la bocca senza eguali! Un piatto semplice e delizioso.
Nell’attesa dei due primi piatti ci è stata servita la splendida Vitovska di Bajta che mi ha ricordato gli splendidi giorni che ho trascorso lo scorso anno nel Carso! Tra tutte le Vitovska 2018 ricordo che questa era forse una delle più “moderne”, se mi concedi il termine, per la sua macerazione praticamente assente e la sua delicatezza. Ottima scelta!
Riso acquerello alle cime di rapa, carpaccio di branzino e la sua bottarga
Ho trovato particolarmente interessante la scelta di mantecare questo piatto principalmente con abbondante crema alle cime di rapa, lasciando il burro una presenza piuttosto discreta. A mio avviso è una soluzione vincente per valorizzare un carpaccio delicato come il branzino.
Bottoni di patate ripieni al baccalà mantecato con burro di nocciola e capperi di Pantelleria
Che io adoro il baccalà mantecato, le nocciole e i capperi è cosa nota… ma vorrei sottolineare la bravura dello chef (che ti presenterò solo con il dolce del giorno dopo) a creare un perfetto equilibrio gustativo anche laddove si hanno ingredienti fortemente aromatici e identitari come i capperi.
Asado di manetta prussiana glassato all’aglio nero su insalata di cappucci
Un secondo piatto come questo, tra le cose, mi ricorda perchè non potrei mai essere vegetariana! Che delizia! Ho scoperto l’aglio nero a Lisbona e me ne sono innamorata: delicatissimo, non turba i baci più appassionati! Francesco, che oltre a svegliarmi ogni mattina all’alba per studiare russo, ha viaggiato molto in Europa, mi ha detto che ha trovato in questo piatto i sapori di Praga. In effetti il Castello di Spessa si può ricondurre a tutti gli effetti a una splendida residenza della Mitteleuropa.
In abbinamento Marco (ricordati questo nome perchè di lui te ne parlerò tra pochissimo) ci ha proposto la riserva di Castello di Spessa SanSerff Collio Rosso 2005, un vino che ti consiglio di comprare e dimenticare in cantina per i prossimi 7/8 anni. 80% Merlot e 20% cabernet sauvignon per questo vino barricato di un bellissimo rosso rubino con qualche leggero riflesso granato. Il naso intenso ed elegante regala un complesso bouquet di spezie dolci, liquirizia, cacao, tabacco e cuoio. La bocca è coerente, freschissima, con un tannino modulato ma potente che chiede, instancabile, tempo per domarsi. Lascia in bocca persistenti note vanigliate.
Morbido di cioccolato e cremoso alla vaniglia con zest di agrumi e salsa ai frutti rossi
Dolce buonissimo e abbinamento perfetto grazie a questo Moscato d’Asti che non conoscevo e mi è piaciuto molto! Questa dolce bollicina servita freschissima è stata capace di sgrassare il cremoso alla vaniglia e sorreggere l’aromaticità del cioccolato e della scorza d’arancia!
San Valentino 2020: la notte al Castello di Spessa
Dopo cena, e dopo aver sconfinato in Slovenia (ma questo te lo lascio leggere in questo articolo sul blog di Francesco), siamo rientrati nella nostra splendida suite al Castello di Spessa. Lì la famiglia Pali ci ha lasciato un graditissimo cadeau: il pinot grigio ramato Joy che abbiamo degustato sul gigantesco letto, tra luci soffuse e stoffe pregiate.
Tavernetta al Castello: il pranzo del giorno dopo
Ecco, a questo punto, più che parlarti di vino e cucina, mi limiterò a segnalarti il miglior piatto e il miglior vino che, a mio parere, abbiamo bevuto in tre giorni nel Collio. Prima però voglio parlarti di quella importante lezione che ho ricevuto di cui ti ho accennato all’inizio di questo pezzo che ha rivoluzionato il mio modo di vedere un ristorante.
A sinistra il benvenuto della cucina, a destra il primo antipasto “L’insalata di Rosa di Gorizia, Acciughe del Cantabrico, Uova di Quaglia e Aceto nostrano”
Con un pizzico di presunzione e pur con un diploma da Sommelier AIS, chiedo scusa a tutti i miei colleghi per quello che sto per dire. In questi tre giorni nel Collio ho conosciuto un uomo che mi ha fatto capire una volta per tutte il valore del servizio di sala all’interno di un ristorante di buon livello. Nulla può una cucina anche eccellente se la sala è non pervenuta o peggio.
Fino a questo soggiorno ho sempre considerato la cucina l’attore protagonista del ristorante e la sala il più importante tra gli attori non protagonisti. Che grande errore che commettevo, proprio io poi che mi batto per la valorizzazione della figura del Sommelier! Il maître Marco Andronaco (nella foto di copertina dell’articolo) è riuscito nell’intento di rivoluzionare il mio pensiero e porre la Sala come indiscussa co-protagonista di una buona cucina. Con la sua eleganza, il suo sorriso sincero e la sua presenza discreta, Marco mi ha colpito al cuore e ha scardinato le mie idee che oggi, ahimè, ho capito essere davvero limitanti. Grazie Marco per avermi insegnato quanto un professionista come te è tutto in un ristorante gourmet (e non). Spero di rivederti presto!
Ravioli di baccalà mantecato su aria di capperi e acqua di prezzemolo con pinot nero “Casanova”
E ora veniamo al piatto e al vino che mi hanno rubato il cuore nel bellissimo Castello di Spessa! Che splendida combinazione viverli insieme, in un abbinamento di valorizzazione che ritengo magistrale! Complimenti infiniti allo Chef Antonino Venica che in questa foto tiene in mano il suo “Cuore cremoso di Yuzu in mezza sfera di Cioccolato, Ananas, Melone d’Inverno e Coulis di Cachi”. Io non amo particolarmente né il melone né i cachi, ma l’ho trovato fresco, equilibrato e buonissimo!
Grazie infinite a Marina Tagliaferri dell’Ufficio Stampa Agorà per avermi fatto compagnia durante questi giorni meravigliosi. Sei speciale. E grazie di cuore a Barbara e Loretto Pali per lo splendido invito. 😍
A presto e cheers 🥂
Chiara