Ucraina Russia: una situazione credo per molti inimmaginabile nel 2022 che deve essere condannata con forza. Al di là delle “simpatie” di ognuno, invadere uno stato sovrano è inaccettabile e illegale, a prescindere dal pretesto che Putin sceglie di usare. Dato che io non sono nessuno per spiegarti cosa succede tra Russia e Ucraina, in questo articolo voglio parlarti della situazione dell’export del vino italiano in Russia e in Ucraina e rispondere insieme a te a tre domande cruciali:
- Cosa cambierà per l’export del vino italiano?
- Quanto è importante il mercato russo per il vino italiano?
- Quanto è importante il mercato ucraino per il vino italiano?
Quello che stai per leggere è un paragrafo della mia tesi in Geografia delle Produzioni Vitivinicole che con il mio relatore, il professor Francesco Maria Olivieri, abbiamo deciso di tagliare in quanto il conflitto è ancora in corso ed è presto per qualsiasi considerazione. Lui mi aveva suggerito che potevo aggiungerlo al più nelle conclusioni, ma ho deciso di farne un articolo per il mio wine blog perchè credo possa essere un interessante spunto di riflessione per tutti i produttori di vino italiani che lavorano con questi due mercati.
La crisi russo ucraina nel mercato del vino
La Russia è stata capace di rimanere nella Top 10 dei consumatori di vino italiano nonostante la crisi economica abbia provocato un «calo dei consumi su base quinquennale (2012-2017) pari a -24,3%». A partire dal 2018 la ripresa economica ha rallentato questa decrescita e innescato un trend positivo soprattutto per quanto riguarda il canale off-trade. Tra il 2018 e la fine del 2019 i consumi, complici dell’aumento sia del potere d’acquisto sia dell’età media, hanno conosciuto una spinta che ha generato previsioni ottimistiche per l’export di vino italiano, particolarmente gradito ai russi per lo straordinario rapporto qualità-prezzo.
«Nel 2017 la Russia ha importato vino italiano per un valore di 255 milioni di euro con una crescita pari al +34,9%». Quindi, nonostante i consumi siano complessivamente diminuiti, il Made in Italy ha consolidato la sua leadership registrando aumenti per tutte le tipologie di vini in bottiglia dove spicca in particolare una quota di mercato del 60% sul totale dei vini spumanti importati.
“[…] solo lo scorso anno si sono registrati ordini dalla Russia per un valore di 375 milioni di dollari, in crescita dell’11% sull’anno precedente, a fronte di 1,155 miliardi di dollari di importazioni complessive di vino dall’estero. L’Italia, primo Paese fornitore con una quota di mercato di circa il 30% davanti a Francia e Spagna, ha registrato nel 2021 un boom della domanda di spumanti (25%) e un incremento del 2% per i fermi imbottigliati. Tra le denominazioni più richieste da Mosca, il Prosecco, il Lambrusco e l’Asti spumante, oltre ai vini DOP toscani, siciliani, piemontesi e veneti. Anche l’Ucraina, dove l’Italia è leader di mercato, nei primi 9 mesi 2021 ha registrato un import di vino italiano a +20% per i vini fermi e frizzanti in bottiglia, e +78% per gli spumanti”. Fonte: Nomisma – Wine Monitor
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Ucraina Russia: e se il mondo del vino “tornasse indietro”?
Tuttavia le incertezze attuali provocate dalla crisi russo-ucraina e le pesanti sanzioni che il presidente russo Vladimir Putin non ha paura di attirare rischiano di ricollocare il consumo del vino al trend negativo della crisi che aveva coinvolto la Russia negli anni precedenti. L’Italia, quindi, pur avendo un marchio forte che la rende il primo partner commerciale della Russia, ha davanti due possibili scenari opposti che difficilmente vedranno l’attuarsi di vie di mezzo, nonostante partono entrambi dal presupposto probabile che il consumo di vino diminuisca nel prossimo quinquennio (2022-2027).
Il primo scenario vede l’Italia mantenere la sua posizione di leadership a scapito dei nuovi player nel mercato del vino russo, tra cui la Georgia e l’Abcasia. Il secondo scenario vede l’Italia perdere quote di mercato proprio in favore di questi player con i quali pur vincendo nettamente in termini di qualità, non può competere in termini di prezzo. Entrambi gli scenari dipendono poi dalle eventuali controsanzioni che Mosca potrebbe istituire di risposta ai “Paesi ostili” ovvero ai paesi che prenderanno le parti dell’Ucraina.
Il futuro è quindi segnato dagli esiti del “braccio di ferro” tra l’Europa, l’America del Nord e tutti i Paesi che andranno contro le operazioni di Putin. Un futuro incerto per la stessa Russia che potrebbe subire una delle più grandi crisi economiche dal Secondo Dopoguerra, di cui in realtà essa stessa è artefice.
Ucraina Russia: le sanzioni e il Made in Italy
La crisi russo-ucraina ha già innescato un sistema di sanzioni da parte dell’Europa da cui l’Italia difficilmente potrà uscirne intatta, complice sia gli importanti rapporti economici che «collocano la Russia come quattordicesimo mercato di destinazione» dei prodotti Made in Italy, sia la forte dipendenza dal gas russo (43% della fornitura totale) che oltretutto viene importato da condotte che passano per l’Ucraina e che potrebbero essere bloccate in caso questa prima occupazione sfociasse in un conflitto armato.
Se l’esposizione delle grandi aziende italiane dei vari comparti – soprattutto di quello della moda che ha uno dei ruoli più importanti – nel mercato russo resta comunque non significativa perchè inferiore al 10%, la situazione appare più incerta per il comparto vitivinicolo, occupato per oltre il 95% da microimprese con la tendenza a “verticalizzare” le entrate. Le piccole cantine, infatti, proprio per conformazione aziendale – capitale umano e capitale economico in primis – tendono a penetrare voracemente un mercato che funziona senza diversificare, ovvero senza creare asset aziendali diversi capaci non solo di “tenerle a galla” qualora l’asset primario fosse temporaneamente impossibilitato a dare loro la redditività prevista, ma di fare acquisire loro nel modo più efficace e veloce possibile nuovi mercati.
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Vino italiano: una questione di adattabilità
Quindi, pur non potendo avere un quadro completo del futuro che aspetta l’export del vino italiano sul fronte russo, appare assai probabile che, almeno nell’immediato, le cantine che fino ad oggi hanno riposto in questo mercato la maggior parte della loro produttività si trovino ad affrontare un periodo di difficoltà. Periodo che potrà essere più o meno lungo proprio in funzione dell’adattabilità delle stesse a modelli di business differenti, fermo restando possiedano la capacità economico-finanziaria per effettuare questa transizione laddove si presentasse una possibile crisi.
Come sempre spero che questo articolo ti sia piaciuto e ti sia utile. Ho scritto questa riflessione il 23 febbraio, poco prima che scoppiasse la guerra Russia Ucraina, ma ho aspettato fino ad oggi per pubblicarlo in quanto ho appena consegnato ora la tesi di laurea definitiva!
Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensi in un commento, anche qui sul blog.
Cheers 🍷
Chiara
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