Oggi voglio parlarti di un tema piuttosto goloso… perchè sono certa che, se ami bere bene, ami anche mangiare bene! Hai mai sentito parlare dell’Unione Ristoranti Buon Ricordo? Si tratta della prima associazione di ristoranti italiani nata proprio qui in Italia nel 1964. Oggi gli iscritti sono un numero piuttosto importante: ben 103 locali di cui 10 in Europa e 1 in Giappone. Trovo importante questa apertura al mondo che premia la qualità e la visione comune! L’obiettivo dell’Unione Ristoranti Buon Ricordo è valorizzare e proteggere il patrimonio culturale della cucina italiana tradizionale. Ecco, questo è il tema che mi piacerebbe proprio approfondire e su cui spero si inneschi un affascinante dibattito proprio tra i vostri commenti. Che ruolo pensi abbia un’associazione come questa in un’epoca dove l’omologazione è un criterio imperante di sopravvivenza?

In Italia ci sono i comuni, le province, le regioni. Ognuno con le proprie tradizioni gastronomiche tramandate di generazione in generazione spesso solo per via orale. Antichi taccuini rovinati dall’uso e dal tempo costudiscono preziose ricette che sveliamo più difficilmente della nostra posizione geografica, ma che prepariamo con amore per le persone che amiamo. Morso dopo morso gustiamo un’Italia capace di stupirci per la sua eterogeneità di sapori e tradizioni. E mentre ci sono ristoranti che le rifiutano per offrire una cucina internazionale, altri proteggono ingredienti, sapori, gestualità, odori con una volontà che va oltre ogni singola considerazione socio-economica. Per me questi chef sono eroi del nostro tempo, a patto di non nascondersi dietro la stessa parola “tradizione” per rifiutare ogni forma di studio e crescita. Siamo nel 2020 e abbiamo conoscenze e possibilità diverse rispetto alle nostre nonne e questo deve, secondo me, riflettersi sulla presentazione dei piatti e sulla precisione dei sapori.

Qualche giorno fa stavo passeggiando per le strade di Milano. Mi sono fermata in un bar della stazione centrale a bere un caffè mentre aspettavo il treno per rientrare. Ho notato un gruppo di ragazze, più o meno mie coetanee, che si stavano incontrando per passare una serata insieme. Erano tutte uguali. Non c’è il viso di una ragazza che mi ha colpito più di quello di un’altra: stesse labbra carnose visibilmente gonfiate da qualche siringa di troppo di filler, stesso taglio di capelli, stesso trucco con qualche kg di ombretto di troppo. Tutte vestivano allo stesso modo: anfibio o tacco a spillo, leggings effetto pelle con caviglia scoperta, maglia lunga scollata e cappotto nero. Mi sono guardata, con solo una riga di eye liner e il rossetto e le lunghe unghie rosse a cui non so dire no, i capelli biondi portati con una coda laterale, jeans, sneaker luccicose, un giubbotto di pelle e un cappello nero. Ho tirato un sospiro di sollievo: forse ero meno alla moda, ma almeno ero diversa.

Questo però mi ha portato a pensare: possibile che oggi sentiamo così il bisogno di omologarci? Siamo davvero entrati in Europa per perdere i nostri caratteri distintivi? Possibile che questo si rifletta a tutti i livelli? Ragazze di venti o trent’anni, donne di quaranta o più inseguono un ideale di Bellezza artefatto che può attirare solo un mentecatto capace di sceglierle per una taglia di seno o le labbra a canotto senza rendersi conto che si rendono così sostituibili in qualsiasi istante. Ci sarà sempre una donna più bella, con le tette più grosse e le labbra più gonfie.

Nel mentre sono spuntati ovunque ristoranti etnici, i confini si sono fatti labili e facilmente accessibili. Le proposte sono diventate fusion. Oggi si mangiano le lasagne alla bolognese da Milano a Palermo, da Londra a Chicago e perfino a Tokyo. Di per sé questo non sarebbe un male se la ricetta fosse prodotta fedelmente e quindi esportata con l’obiettivo di fare conoscere una nostra tradizione nel mondo. Non più tardi di un anno fa in aeroporto a Duisburg, mentre rientravo dalla bellissima esperienza che ho fatto con Andrea Pirlo alla prima dei suoi vini in Germania, ho mangiato degli spaghetti alla carbonara con panna e pancetta che mi hanno fatto accapponare la pelle.

Personalmente credo che la tradizione enogastronomica di ogni Paese sia un faro che deve guidare ogni navigante a prescindere dal suo cercare una nuova strada per le Americhe, o dal suo condurre una tranquilla crociera nel Mediterraneo. Quindi ben venga se un Dino Villani, grande pubblicitario del novecento, che dopo aver inventato un concorso come Miss Italia dove la mercificazione della donna raggiunge inauditi livelli e ragazze tutte uguali rispondono a domande dubbie finalizzate a comprovarne un’intelligenza basica, si pone su un piano più alto come quello proposto dall’Unione Ristoranti Buon Ricordo, che lui stesso ha creato. Riprendo quindi l’idea ellenica del kalòs kai agathòs e dico che un piatto bello è anche buono, e proporre una tradizione reinterpretata con le moderne tecniche della cucina è un’equazione fondamentale a cui tutti gli chef, a tutti i livelli, devono aspirare. La Bellezza è sì un dono divino, ma va ricercata nell’unicità di ogni sguardo, di ogni mente, di ogni cultura, di ogni ingrediente, di ogni sapore.

Unione Ristoranti Buon Ricordo: quali sono queste 3 novità?

 

Novità 1. Bene, dopo questa premessa che spero ti abbia affascinato e abbia generato in te una volontà di discussione, ti voglio raccontare le novità del 2020 di questa interessante e preziosa associazione. Ti segnalo innanzitutto che tutti i locali dell’Unione Ristoranti Buon Ricordo hanno nel loro menù una specialità che è dedicata proprio alla tradizione ed è quella che dovresti assolutamente assaggiare se vai a visitarli. Per prima cosa sono entrati 9 nuovi ristoranti che mi auguro di provare presto:

  • Antica Osteria del Cerreto, Abbadia Cerreto (LO) – Lombata di coniglio con pancetta e olive al Balseto Laudense;
  • Locanda Belvedere, Rocchetta a Volturno (IS) – Ravioli scapolesi de.co con sugo di capra;
  • Nu’ Trattoria italiana dal 1960, Acuto (FR) – Costine glassate alle erbe ciociare;
  • Ristorante M’ama, Praiano (SA) – Tonno rosso del Tirreno, scottato con senape, miele e primizie di stagione;
  • Ristorante Pascalò, Vietri sul Mare (SA) – Spaghetti cacio, limone e San Marzano;
  • Ristorante Selvatico, Rivanazzano Terme (PV) – Malfatti del Selvatico;
  • Trattoria Paolino, Vercelli – Panissa alla vercellese;
  • Ristorante Der Katzlmacher, Monaco di Baviera – Ravioli di magro ma non troppo;
  • Trattoria Pomo d’Oro, Budapest – Fegato d’oca gratinato alla mozzarella di bufala.

Ora lo ammetto, non so di che parte d’Italia sia il fegato d’oca gratinato alla mozzarella di bufala… ma ammetto che lo vorrei assaggiare! Altri piatti che mi hanno incuriosito molto sono i ravioli con sugo di capra, le costine glassate e il tonno rosso scottato. Cara Marina, quando organizziamo? 😍 😘

Novità 2. La seconda novità riguarda 3 cambi di specialità per 3 locali dell’Unione Ristoranti Buon Ricordo:

  • Albergo Ristorante Foresta, Moena (TN) – Guanciale di manzo al teroldego doc con polenta di storo;
  • Ristorante Acquadolce, San Felice del Benaco (BS) – Pappardelle al Luccio in salsa gardesana;
  • Ristorante Pernambucco, Albenga (SV) – Cozze ripiene antica ricetta ligure.

Novità 3. L’ultima novità che dovresti sapere è che è stata presentata la Guida 2020 che puoi sfogliare a questo link: GUIDA 2020 “I RISTORANTI DEL BUON RICORDO”. Qual è il tuo preferito? Sei già stato in uno di questi ristoranti?

Un abbraccio a Marina Tagliaferri dell’ufficio stampa Agorà per essere sempre assolutamente deliziosa 🤗.

Cheers 🍷 ,

Chiara

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