Martedì sera Gabriele Scalici, un caro amico sommelier e collega wine blogger di Parole DiVino, aveva organizzato insieme allo staff di Rosee Wine Bar una degustazione dedicata ai vini del sud. Format carino: ogni partecipante portava una bottiglia del sud italia da degustare insieme, senza una scaletta ordinata, e Rosée ci metteva a disposizione “la pappa” per non uscire storti e riuscire a tornarci a casa! Ero già stata in questo wine bar di Porta Romana a pochi giorni dalla sua inaugurazione, e devo dire che le mie prime impressioni sono state tutte confermate. Così ho deciso di scrivere queste 5 validissime ragioni che spingerebbero me, se vivessi a Milano, a passarci per un calice di vino davvero tutte le sere, prima di tornare a casa o di fare un’uscita al ristorante!  😉

Ma prima di dirti quali sono, secondo me, i 5 buoni motivi per cui se vivessi a Milano passerei da Rosée Wine Bar (quasi) tutte le sere, ti voglio raccontare le mie impressioni sui vini degustati martedì sera.

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Selezione di vini degustati (#nonsoloSud)

Pigato 2012 – Rocche del Gatto (Liguria)

Il primo vino degustato lo ha portato Gabriele: Pigato di Rocche del Gatto 2012. Come? Non è del sud Italia ma ligure? Oh beh come ha detto Gabriele è della Riviera di Levante, che in Liguria sta più a sud di quella di ponente. Ecco. Quanto alla scelta, devo dire che stimo molto Gabriele perchè mi ha fatto assaggiare anche vini meravigliosi… per rimanere al sud cito il meraviglioso spumante metodo classico siciliano Murgo extra brut che mi ha fatto assaggiare la sera che ho conosciuto Adriana, la sua fidanzata che mi stra piace! Poi ogni tanto invece se ne esce con questi vini ossidati e mal conservati che personalmente non capisco… e mi sforzo di capire perchè a me le note ossidate piacciono, ma a mio avviso questo era proprio passato di là (ne avevo assaggiato anche uno marchigiano di cui non ricordo il nome a “Io bevo Così” a Olgiate Molgora il mese scorso…). Di colore giallo ambra, consistente, al maso aveva qualche nota interessante di croccante di noci e fico (troppo maturo). In bocca è troppo caldo, le pseudocaloriche sono esageratamente forti e mancano freschezza e acidità. In compenso il finale è lungo, perfino nel bicchiere. A momenti l’ho dovuto passare con la fiamma ossidrica per mandare via quell’odore di cotto. Gabriele giura che è l’annata… può essere! Per questo mi riservo di assaggiarne un’altra prima o poi… e cambiare idea.

“Ivy” Spumante Brut – Roberto Sarotto (Piemonte)

Il secondo vino degustato merita una speciale menzione per il suo contesto. Avevo appuntamento col corriere per la consegna del pacco con i campioni tra le 14 e le 14:30 e mi ha chiamato alle 12 che era sotto casa… così sono corsa da Lovere per non farlo aspettare troppo. Il geniale corriere aveva appoggiato il pacco in un punto dove, per prenderlo, mi sono letteralmente spaccata la testa. Non è servito il kg di ghiaccio che ci ho tenuto un’ora… ho un male bestiale alla fronte ancora oggi. La sera stessa non me la sentivo nemmeno di andare a Milano perchè avevo la nausea dalla botta, ma il mio angelico fidanzato Davide si è offerto di accompagnarmi anche se era stanco morto perchè la sera prima eravamo andati a dormire tardi. Insomma questo vino l’ho voluto portare per degustarlo subito, almeno per capire se mi ero spaccata la testa per un motivo valido. Purtroppo no. Un metodo charmat con una bollicina sicuramente fine, complessivamente elegante, ma non molto consistente. Profumi di fiori bianchi, ginestra e ananas appena accennati. In bocca il finale è cortissimo. Però può essere un’alternativa al prosecco “da bar” per il suo essere sicuramente beverino e piacevole. Agli altri è piaciuto.

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“Surrau” Vermentino di Gallura DOCG Spumante Metodo Classico Brut Millesimato 2013 – Vigne Surrau (Sardegna)

Anche questo l’ho portato io: uno dei campioni arrivati per la mia Guida Vini Spumanti direttamente dai vigneti di Spridda, ad Arzachena. Si presenta di un giallo paglierino tenue e brillante. Il perlage è fine e molto numeroso e persistente. Il naso è piacevole ed elegante, la crosta di pane del metodo classico si fonde armoniosamente nella pesca gialla. In bocca si sente davvero il salmastro, la bollicina è piacevolissima e cremosa anche se davvero “tanta”. Devo dire che mi è piaciuto: sapidità, freschezza e struttura danno un vino elegante che nobilita la Sardegna dei vini spumanti (ne sto assaggiando di davvero buoni!). Il finale è lungo, e lo rende adatto a tutto pasto. A patto di prediligere il pesce in carpaccio, al vapore o in tempura.

“Maria Stella” Insolia IGT Sicilia – Avide (Sicilia)

Il terzo vino che vi presento è l’Insolia più buono che avessi mai degustato: Insolia IGT Sicilia “Maria Stella” di Avide. Di un bel giallo paglierino intenso con riflessi dorati, forma archetti regolari che denotano una certa consistenza. Al naso trovo subito una nota quasi botritica, il tarassaco, gli agrumi, l’erba tagliata poi lasciata seccare al sole. In bocca è fresco, molto sapido e con un finale lungo. Recentemente ho provato diversi Insolia, ma di tutt’altro livello. Un ottimo rapporto qualità prezzo: la bottiglia costa intorno a 10 €. Ho scoperto sul loro sito web che esiste anche un’insolita “Riflessi di Sole” che a questo punto sono molto curiosa di assaggiare!

“Quarta Generazione” Aglianico del Vulture DOC – Paternoster (Basilicata)

Giovanna Paternoster, della quarta generazione di vignaioli della famiglia Paternoster, ci ha portato personalmente il suo nuovo Aglianico del Vulture. Mi ha fatto piacere conoscerla, e sono stata felice di scoprire la linea “Quarta Generazione”. Rosso rubino con riflessi violacei. Il naso mi piace molto: profumi definiti molto tostati e speziati, che vanno dai chiodi di garofano al caffè fresco, per sfumare nella marasca sotto spirito. In bocca le sensazioni pseudocaloriche sono un po’ alte, e di per sé sarei fiduciosa che qualche mese in bottiglia può fargli molto bene. Il tannino è ben amalgamato, ma manca un po’ di freschezza. Nel complesso è un vino piacevole, elegante e con un finale lungo.

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“Giona” Malvasia delle Lipari DOC Passita 2015 – Giona Hauner (Sicilia)

L’ultimo vino lo ha portato Davide, (beh naturale dato che lo produce suo papà… :P) Il colore è bellissimo: giallo ambra brillante. Al naso albicocca fresca, fico in confettura, miele di castagno, mandorla e una nota balsamica che sfuma nello smalto. In bocca è dotata di grande piacevolezza grazie alla morbidezza fusa perfettamente con la freschezza. In bocca c’è una bella rispondenza col naso: l’albicocca si sfuma in una nota medicinale con un finale di caramella d’orzo e pepe. Pseudocalorica leggermente accentuata, ma è un peccato di gioventù dato che è la vendemmia 2015. Ancora 4/6 mesi di affinamento in bottiglia per avere la massima espressione di una Malvasia delle Lipari davvero eccezionale. Altra nota positiva: l’ho trovata meno dolce di altre Malvasie delle Lipari che ho assaggiato di recente, e questo le dona grande bevibilità, soprattutto se servita fresca (tanto i profumi sono talmente intensi che non hanno paura di qualche grado in meno… e si risolve pure la sensazione pseudocalorica!)

E infine quali sono questi 3 buoni motivi per passare da Rosée, il Wine Bar di Porta Romana a Milano quasi tutte le sere?

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  1. L’ambiente è soft e curato… perfetto per una serata tra amici, con l’intimità di un locale da coppietta e  da aperitivo di lavoro informale;
  2. C’è una bella selezione di vini… che se ti piacciono puoi acquistare e portare direttamente a casa tua!
  3. La posizione è ottima: Porta Romana, a pochi passi dall’uscita della metropolitana. Ci si arriva comunque quasi davanti anche in macchina, ma come in tutta Milano è un problema parcheggiare…

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Bonus extra: la presenza del pianoforte… io lo adoro!!! Uno dei miei più grandi rimpianti è non aver imparato a suonarlo bene come voleva mio nonno… <3

Cheers

Chiara

P.S. Come sempre per le foto ringrazio Universo Foto per la meravigliosa Sony RX100 M4 che adoro… e che sto piano piano imparando ad usare con grande soddisfazione personale <3

franciacorta universo foto

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