A metà settembre sono stata a Porto con il mio più caro amico – e socio – Fabrizio e sono stata felice che anche lui ha potuto ammirare la magia di questa città e degustare questi splendidi vini. Quando sento parlare di vini liquorosi, ed in particolare di Vino Porto, sento e leggo informazioni piuttosto confuse. Questo perché anche nelle lezioni delle varie associazioni sommelier e affini ci si sofferma davvero poco su un argomento che in realtà è molto sfaccettato e complesso. Io sono una grande amante del Porto, così come amo tantissimo la città di Oporto! Ho trovato Lisbona bellissima, ma è a Porto che ho lasciato il cuore! Per questo spero con questo articolo di chiarirti una volta per tutte cos’è il Porto e come viene prodotto… e anche di darti qualche spunto su quale Vino Porto comprare! Non sarà l’unico articolo sul Porto che pubblicherò in questi giorni: aspettati anche eccezionali storie su Burmester, Kopke, Ramos Pinto…

Peccato solo per le foto che ho fatto durante questa degustazione: il tempo era davvero pessimo e la luce terribile! Così ho deciso di usare uno dei magnifici scatti che ho fatto in notturna grazie alla mia splendida Sony RX100MIV sponsorizzata da Universo Foto con la collaborazione di Sony Italia… impareggiabile!

Vino Porto: 6 cose che (forse) non sai di lui

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Anche se sicuramente il Porto Ruby è il più diffuso, il Porto ha tanti colori: bianco, rosa, rosso e tawny! In particolare, il Porto Ruby e il Porto Tawny sono entrambi vini fortificati rossi che si differenziano per il tipo di invecchiamento. Il Porto Ruby invecchia in botte grande mentre il Porto Tawny invecchia in botte piccola. Per questo motivo il Porto Ruby si presenta di un bel colore rosso rubino concentrato mentre il Porto Tawny si presenta di colore rosso granato nel caso di un Fine Tawny o un Tawny Reserve, e di colore bronzo sempre più chiaro negli Old (Aged) Tawny. Il White Port invece è un vino fortificato bianco che ha un colore che parte dal giallo paglierino per i più giovani e arriva all’ambra scuro per i più vecchi.

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In etichetta c’è l’indicazione dell’annata in soli due casi: per il Porto Vintage e per il Porto Colheita. Il Porto Vintage è sempre e solo un Porto Ruby prodotto solo in annate dichiarate eccezionali dall’istituto Vinho do Porto. Quindi parliamo di un vino fortificato rosso che prima invecchia in botte grande per 2 anni, poi affina in bottiglia per almeno 10 anni (anche se i migliori si apprezzano dopo almeno 30 anni e anche fino a 100 anni). In un decennio, mediamente, solo 2 o 3 annate vengono dichiarate Vintage. Essendo poco abituato al contatto con l’ossigeno, una volta aperto deve essere tassativamente consumato entro 3-4 giorni, ma i più vecchi cambiano in negativo già dopo poche ore. Il Porto Colheita può essere White o Tawny. Colheita significa letteralmente “vendemmia” e anche questa tipologia viene prodotta nelle migliori annate, ma a discrezione delle singole cantine. Sia nella sua versione White sia nella sua versione Tawny affina in botte piccola per tanti anni, da 7 a 50, poi è pronto da bere. Una volta stappato, essendo abituato al contatto con l’ossigeno, si conserva intatto anche per diverse settimane.

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Il Porto Late Bottle Vintage è la versione Low Cost del Porto Vintage. Quindi è un vino fortificato rosso di una sola annata che invecchia in botte grande per un periodo che va da 4 a 6 anni e può fare un brevissimo affinamento in bottiglia, anche se tendenzialmente è pronto da bere. Come il Porto Vintage, una volta aperto, deve essere consumato nel giro di pochissimi giorni. Esiste una sua variante “Crusted” ovvero “non filtrata” e ricca di sedimenti sul fondo, anche se ormai questo stile è “obsoleto” per gli LBV (ne ho comunque bevuto uno interessante da Quinta de Noval). Oggi i Porto Crusted sono prevalentemente Porto Ruby ottenuti da blend di più annate, non filtrati. Anche in questo caso una volta stappato deve essere consumato velocemente.

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Il Vino Porto non è prodotto a Porto, ma lungo il fiume Douro, in una zona che dista anche diverse ore dalla città. A Porto, anzi a Vila Nova de Gaia, il Porto invecchia solamente. A seconda della zona del Douro in cui è prodotto, può avere una qualità superiore (alto Douro) o inferiore (basso Douro). Per capire il Porto dobbiamo immaginare un tessuto enologico molto diverso da quello italiano: lungo il Douro ci sono Quinte (ovvero cantine) che producono i vini da conferire a uno o più cantine di Porto, che poi invecchiano e affinano il vino creando un prodotto finale che rispecchia il loro stile. In questa logica, il Porto proveniente da una singola Quinta è da considerarsi di qualità inferiore rispetto al vino Porto prodotto da un blend di più cantine. Prima di tutto perché se si è cercata l’unica cantina probabilmente l’annata non è stata poi così speciale, anche se spesso viene giustificato dicendo che in quella tenuta c’è stato un raccolto eccezionale! Ma se l’annata era eccezionale per davvero si sarebbe prodotto un Vintage, con uve provenienti da diverse tenute…

Vino Porto/5

I Porto Aged possono essere White o Tawny. Una volta usciti dalla loro piccola botte, questi Porto sono pronti da bere, quindi è inutile che li conservi in cantina sperando in un qualche miglioramento: se hai acquistato una sòla, sarà una sòla anche tra 10 anni, stai sereno! Ho sentito vociferare di Colheita che più li lasci in bottiglia più migliorano, è falsissimo! C’è solo una grande confusione col Porto Vintage, tutto qui! Il Colheita segue le stesse sorti dell’Aged Port perché, anche se è prodotto con un vino di una sola annata come per il Vintage Port, il processo di vinificazione è lo stesso dell’Aged Port, ed è questo che conta. Inoltre quasi sempre i tappi di Colheita ed Aged sono studiati per limitare al massimo lo scambio con l’ossigeno. In pratica, tra un Colheita 1980 e un 40 years old la differenza è che il Colheita è prodotto solo con vini della vendemmia 1980 mentre il 40 years old è prodotto con un blend di vini di cui solo una parte hanno almeno 40 anni mentre l’altra parte, a discrezione del produttore, può utilizzare vini ancora più vecchi o più giovani.

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Se sento ancora un sommelier, un relatore di un qualsiasi corso, un giornalista, un wine blogger, un gatto o una volpe dirmi che il White Port, ovvero il Porto Bianco, è un vino giovane da aperitivo estivo giuro che lo picchio. Giuro, porca paletta! Ma stare zitti che si fa più bella figura? Io non mi metto a parlare di calcio se non so come si gioca! In un articolo sul Porto mi è capitato di leggere che i White Port sono “Molto economici e facilmente reperibili, rasentano il gradino più basso della gerarchia, se così vogliamo definirla.” Ma li mortacci, lo sai che il vino più vecchio attualmente in commercio di Kopke è un White Port Colheita 1925? Io sono una grande estimatrice degli Aged White Port e mi cade un capello ogni volta che sento una cazzata di queste proporzioni… in realtà i White Port si possono assimilare, nella produzione e nelle tipologie offerte, al Porto Tawny… la principale differenza è che sono vini fortificati prodotti con uve bianche e non rosse! Fine della fiera!

Quando leggo sul web mille e mila cazzate mi innervosisco e mi viene voglia di scrivere e ribellarmi all’ignoranza. Quindi già da un po’ covavo la voglia di scrivere questo articolo… anche se in realtà l’idea di fare una degustazione di Vino Porto bianco non è mia, me l’ha data un caro amico giornalista, Marco Antonucci, che presto ringrazierò personalmente. Mentre ero a Porto era il suo compleanno e mi ha suggerito di brindare in suo onore col White Port che mi è piaciuto di più… beh io gli auguro di vivere altri 100 anni ricchi di successo e passione con la sua splendida testa.

E ora passiamo a questi splendidi White Port che, per fortuna, non sono vinelli semplici ed economici che vanno bene giusto per un aperitivo semi-scadente come ho letto spesso in wine blog e wine magazine scritti da cialtroni a vario titolo.

 A loro discolpa dico che a Porto, con il White Port Secco (che tanto secco non è perché ha comunque più di 40 g/l di residuo zuccherino) esistono numerosi cocktail, a incominciare dal più famoso, il Porto Tonic, preparato con Vino Porto, Soda e fettina di limone.

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Vino Porto: 6 Degustazioni di white port a cura di dalva wines

Vino porto/degustazione 1

“Dry White Port by Dalva Wines” – 9,5€

Si presenta di un bel giallo paglierino brillante e consistente. Al naso è fine ed elegante, con piacevoli note di cioccolato bianco, vaniglia e limone, con una scia finale di erbe aromatiche, soprattutto maggiorana. In bocca ha una beva piacevolissima, lo zucchero si sente senza essere fastidioso. Un sorso tira l’altro! Molto avvolgente al palato, è ben equilibrato tra morbidezza e acidità. Lungo e sapido sul finale. In assoluto uno dei due White Port migliori che ho bevuto in questi giorni!

Vino porto/degustazione 2

“Dry White Port reserve by Dalva Wines” – 13 €

Si presenta di un bellissimo colore giallo dorato brillante con sfumature oro antico. Al naso è elegante e complesso con note di fico e albicocca, noci e nocciole tostate e zucchero di canna. In bocca è morbido, ben equilibrato, freschissimo, coerente e si sentono le stesse piacevoli note tostate. Finale morbido piuttosto lungo. Uno dei migliori White Port Reserve assaggiati in questo soggiorno portoghese, anche se consiglio di scegliere il 10 Years Old perché ha davvero una marcia in più pur rimanendogli fedele… e con pochissima differenza di prezzo!

Vino porto/degustazione 3

“White Port 10 years old by Dalva Wines” – 20 €

Si presenta di un bellissimo colore giallo dorato intenso e brillante con sfumature ambrate. Al naso è complesso, elegante e fine. Si riconoscono note di fico caramellato, albicocca, mandarino candito che sfumano in deliziose note balsamiche. In bocca è equilibrato e freschissimo, coerente, si sentono molto le note tostate. Lungo finale di mandarino candito. Gran bel White Port, anche questo con un eccellente rapporto qualità prezzo. Più vicino al White Port Reserve che al 10 Years Old. Perfetto da bere servito fresco in abbinamento a formaggi di capra o erborinati.

Vino porto/degustazione 4

“White Port 20 years old by Dalva Wines” – 45€

Si presenta di un bel colore ambra chiaro brillante. Al naso è completamente diverso rispetto ai precedenti. Si intrecciano note di croccante alle mandorle, miele, rabarbaro, gelato alla crema, burro crudo, vaniglia bourbon e tabacco. In bocca è elegante e intenso, freschissimo, molto lungo sul finale e con un particolare intreccio di erbe medicinali e miele d’estate che rimane persistente nel palato. Più “vicino” al White Port Colheita 1989 che al Colheita 2007, ha un ottimo rapporto qualità prezzo.

Vino Porto/degustazione 5

“White Port Colheita 2007 by Dalva Wines” – 30€

Si presenta di un bel colore ambra scuro intenso e brillante. Al naso è molto elegante e complesso, con intensissime note di resina e balsamiche ben definite. Si riconoscono il cioccolato 100%, il coriandolo, il legno di sandalo e la confettura di albicocca che sfumano in un finale affumicato. In bocca è molto equilibrato tra freschezza e morbidezza. Quando passa qualche minuto al naso compaiono piacevolissime note di frutta secca tostata. Lo zucchero si sente, ma non è né invadente né stucchevole. In bocca è freschissimo e intenso, molto coerente e con un lungo finale di nocciole. Per me, di tutta la batteria, è in assoluto il White Port di Dalva da comprare senza pensarci nemmeno un istante. Fantastico il Colheita 1989, ma a mio avviso questa 2007 è molto migliore! Penso che se hanno lasciato qualche 2007 in botte piccola ad affinare e la imbottiglieranno tra 20 anni ci regalerà emozioni uniche! 

Vino Porto/Degustazione 6

“White Port Colheita 1989 by Dalva Wines” – 130€

Si presenta di un bel giallo ambra abbastanza scuro e consistente. Al naso è elegante e intenso, con note molto tostate ed affumicate. L’albicocca è presente nella sua forma sciroppata, ma in realtà è molto delicata. Sono invece più intense le note speziate di pepe bianco. Delizioso e definito il profumo della frutta secca, in particolare di mandorle e nocciole. Tutti questi sentori sono avvolti da una piacevolissima nota di miele di castagno che sfuma in un ricordo di affumicato. Man mano che si apre è un tripudio di frutta secca. In bocca è morbido, molto fresco, coerente. Si sente di più l’alcol rispetto all’annata 2017.

Grazie alla splendida Filipa De Castro per l’eccellente spiegazione e la bellissima degustazione. Grazie al Boss di Dalva Wines e a Espaco Porto Cruz per l’ospitalità.

See u son, my delicious Portugal!

Chiara 

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