Cos’è la speranza? Io credo sia un messaggio positivo da donare a qualcuno quando qualcosa non va. La speranza può essere adatta a un problema grande o piccolo, non importa. Donare speranza è dire a qualcuno che andrà tutto bene, ed è esattamente questa frase che ha avvolto le persone in un abbraccio da lontano durante la pandemia. Lontani, ma vicini, ci siamo tutti in un qualche modo abbracciati, sinceramente. Fontanafredda ha voluto dedicare un vino, il Barolo del comune di Serralunga d’Alba 2018 “Reinassance”, accompagnato da “parole illustri per una nuova umanità”, a un neo Rinascimento di cui oggi più che mai sentiamo tutti un profondo bisogno.

Come ho scritto nell’introduzione della mia tesi di laurea:

L’Italia vacilla ancora una volta su uno stivale con un tacco troppo alto, ma nonostante questo continua a camminare. Anche questo è straordinario.
Non fermiamoci qui, non puntiamo a trovare un equilibro. Non rassegniamoci a disastri, guerre o pandemie.
Costruiamo un Neo Rinascimento con ancora una volta l’uomo al centro della vita.”

Chiara Bassi

Barolo serralunga Reinassance Fontanafredda

“Correva l’anno 1992 quando uscimmo con la prima annata di Barolo Serralunga d’Alba, la 1988. Dopo 30 anni dalla nascita di questa menzione comunale, vogliamo dare nuovi valori alla nostra Icona”. Con queste parole si apre il piccolo libro che ho ricevuto in un’elegante scatola di latta blu dal sapore Art Nouveau che sarò felice di utilizzare nel mio soggiorno come contenitore.

Sono due bottiglie uguali, una da 75 cl e una da un litro. Dato che hanno lo stesso contenuto ho degustato la bottiglia da 75 cl e messo ad affinare nella mia cantina quella da un litro, ripromettendomi di stapparla tra qualche anno, così vedremo insieme come si è evoluta.

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Fontanafredda: il Rinascimento verde

“2020. Sono stati mesi molto strani: il mondo si è fermato, ma abbiamo utilizzato il tempo per riflettere su […] come creare nuove possibilità. Abbiamo preso coscienza del fatto che le catastrofi possono accadere. […] Ogni nostra azione condiziona il pianeta in cui viviamo. Prendiamo ad esempio l’effetto lockdown: per mesi il mondo intero si è fermato e come conseguenza la Terra è tornata a respirare. Si è generato un silenzio a cui non eravamo abituati, in intere città, abitazioni e uffici, abbiamo guardato immobili attraverso le finestre una natura che, in modo silenzioso e inaspettato, ha iniziato a muoversi e fare rumore. A Venezia le acque dei canali sono tornate cristalline e piene di pesci, […] le lepri hanno invaso i giardini di Milano e i delfini il porto di Cagliari. Abbiamo vissuto qualcosa che mai ci saremmo immaginati: una pandemia senza confini, senza limiti di razza, religione e paese, che ha cancellato tutte le distanze e le differenze. Cosa ci ha insegnato tutto questo?”

“Abbiamo capito che c’è un’urgenza, ed è quella di cambiare il paradigma della società attuale, ne va del nostro futuro. Prima di questa grande pandemia non sentivamo il rumore di un pianeta indolenzito che già da tempo stava affrontando una grave crisi climatica, dettata da un iperconsumismo e un egocentrismo del pensiero umano. Abbiamo la fortuna di vivere in un posto meraviglioso e il dovere di averne cura”.

Barolo serralunga Reinassance Fontanafredda

“Ci siamo guardati indietro, accorgendoci di quante volte nella storia dell’umanità l’uomo ha avuto la capacità di rialzarsi. […] Se l’elemento fondamentale allora fu mettere l’Uomo al centro della Terra, oggi abbiamo bisogno di rovesciare questo modello, mettendo la Terra al centro dell’Uomo”.

Questo passaggio è bellissimo, ma non posso essere d’accordo. Come ho scritto nell’introduzione della mia tesi, dobbiamo tornare a mettere l’Uomo al centro della vita. Qui si confonde l’egoismo di pochi, che hanno messo al centro i loro interessi, con la visione antropocentrica rinascimentale che metteva al centro delle preoccupazioni dell’Uomo, l’Uomo stesso. La crisi climatica è nata dalla scelta, più o meno consapevole, di decentrare l’umanità. L’uomo è parte integrante del pianeta in cui vive e non un organismo a sé stante. Le grandi città, lo smog, i palazzi, ma anche i bar, i ristoranti, i musei, le fabbriche… hanno regalato nuove opportunità e al contempo cancellato la qualità della vita. Le produzioni stesse, siano di un vino, di un abito o di un libro, si sono dimenticate dell’ antropocentrico sia per la filiera produttiva, sia per il consumatore. Voglio farti ora un esempio che mi riguarda, nel mio piccolo. Il mio libro “Sommelier: il manuale illustrato” è stampato oggi su una carta standard da una tipografia estera. Quindi la carta proviene da alberi tagliati e anche durante il viaggio per arrivare in Italia produce CO2. Questo era per me inaccettabile, anche se fino ad oggi è stato necessario per ragioni di volumi. Così ho fatto la scelta antieconomica di farlo stampare (da maggio) da una tipografia italiana su carta Crush Uva di Favini, ovvero una carta Made in Italy che viene fatta con gli scarti del vino (copertina) e del mais (pagine interne). Oltre a fare del bene al pianeta, ho rimesso l’uomo al centro della vita in quanto il prodotto finale ha una qualità enorme, capace di generare un grande valore per chi lo riceve. Ed è di incomparabile Bellezza.

Barolo serralunga Reinassance Fontanafredda

Quindi credo che la chiave di questo “Neorinascimento 2.0” (perchè in realtà il Neorinascimento è già finito da un pezzo in quanto il termine è riferito ad una corrente architettonica della seconda metà dell’800) sia proprio rimettere l’uomo al centro della vita! Ognuno di noi può fare qualcosa a prescindere che sia qualcosa di grande o qualcosa di piccolo. Tutto è importante.

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Fontanafredda, Barolo del comune di Serralunga d’Alba 2018

La cantina. Fondata nel 1858 dal primo re d’Italia Vittorio Emanuele II come dono per l’amata Bella Rosina, fu poi intestata ai figli Maria Vittoria ed Emanuele Alberto, Conte di Mirafiore e Fontanafredda. Il re acquista la prima vigna di Barolo nel 1866 e da allora numerose cose sono accadute fino al 2008 quando l’acquista Oscar Farinetti. Nel 2018 il 160° compleanno di Fontanafredda coincide con la prima vendemmia con uve certificate biologiche.

Il vino. “Le uve nebbiolo affondano le loro radici in terreni ricchi di calcare e marne grigie alternate a sabbie. La fermentazione è, come da tradizione, effettuata a temperatura controllata (27-28 °C) in tini di acciaio inox a cappello galleggiante, per una durata di 15 giorni, con frequenti rimontaggi per ottimizzare l’estrazione delle sostanze polifenoliche. Dopo 24 mesi in botte di rovere e 12 mesi in cemento, il vino è pronto per essere messo in bottiglia. Un vino in grado di esprimere le sue caratteristiche qualitative fin da subito, con la capacità di durare nel tempo anche per 25/30 anni”A questo proposito, come ho scritto sopra, mi sono promessa di dimenticarmi la bottiglia di Barolo Reinassance 2018 di Fontanafredda in cantina fino al 10° anniversario di matrimonio… quest’anno festeggiamo il secondo, quindi si stappa nel 2030!

La mia degustazione. Anche se è oggettivamente presto per bere questo vino, è già davvero molto molto godibile. Rosso rubino con riflessi granato trasparente, consistente. Al naso è molto molto speziato con note di frutta matura che mi fa sospettare si sia cercata una leggera surmaturazione delle uve proprio con l’intento di anticiparne la bevibilità. Sono presenti note pulite di cacao, resina, viola e foglie di tabacco che si intrecciano in un finale balsamico. In bocca è coerente, avvolgente, caldo, strutturato e tannico, con un sorso lungo.

Fontanafredda vino barolo biologico

Del libro “La speranza, parole illustri per una nuova umanità” di Fontanafredda non ti riporto più nulla perchè non ti voglio rovinare la sorpresa di leggerlo. Ma te lo dico col cuore: leggilo. Leggilo mentre degusti questo Barolo Reinassance 2018 di Fontanafredda, un calice dopo l’altro. Un vino biologico per un progetto che rimette l’Uomo al centro. Un racconto di Marco Missiroli che si trasforma in un’etichetta bellissima disegnata da Elisa Talentino.

Io l’ho fatto e vi ringrazio perchè mi ha donato la voglia di credere che posso ancora volare. Che tutti possiamo, a prescindere da cosa significhi davvero per ognuno di noi questa parola.

Io credo che la ricerca della felicità non si ferma per tutta la durata della vita. Cambia solo volti, pensieri e percorsi.

Quelli che non fanno più parte del nostro cammino li portiamo negli occhi con cui guardiamo la vita oggi.

Cheers 🍷

Chiara

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