Oggi faccio un salto dal Prosecco Metodo Classico di Le Vigne di Alice al Barolo di Monchiero, accantonando per un attimo il Vinitaly, dove ho avuto il piacere di riassaggiare il Barolo di Fabrizio Merlo di Sylla Sebaste, per ritornare nelle Langhe, a quegli splendidi giorni passati con Francesco e Mr Art & Wine nella terra più bella del mondo, come dice lo Chef Matteo Morra.

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Complice il fatto che Andrea, proprio ora, si trova a Castiglione Falletto ad assaggiare Barbera, Nebbiolo e Barolo e proprio qualche attimo fa gli ho suggerito di andare a scoprire la Cantina Monchiero che non conosceva, eccomi, anche se un po’ in ritardo, a parlare di questa interessante azienda. Il week end con Mr Art & Wine Fabio Carisio è stato splendido, grazie al fatto che Fabio è un brillante oratore che, per mia fortuna, ha davvero una grande competenza non solo quando si parla di arte, ma soprattutto quando si parla di vino. Se Fabio ti dice che un vino è da scoprire, è da scoprire! Vai sul sicuro, punto! Mi raccomando leggi #WineDiary: 2 giorni a Barolo con Mr Art & Wine per scoprire tutte le eccellenze che ho avuto il piacere di assaggiare in sua compagnia!

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La visita alla Cantina Monchiero è stata, da un punto di vista enologico, la più bella. Ci ha accolto Vittorio Monchiero, la nuova generazione di quest’azienda di famiglia, che è stato capace di fondere tradizione e innovazione con una ventata di aria fresca capace di far girare il nome Monchiero tra le più importante fiere e manifestazioni di settore di tutto il mondo. Subito Vittorio Monchiero era un po’ “ingessato”, e la degustazione ammetto che non è partita certo il quinta. Complice il fatto di aver appena finito il pranzo dallo Chef Matteo Morra e delle aspettative molto alte, all’inizio ero un pochino spiazzata, e non parlo per i vini assaggiati (Arneis, Barbera e Nebbiolo) che, pur essendo forse aperti da un paio di giorni in più si difendevano ancora, ma proprio dell’atmosfera. Ma come siamo scesi nella cantina tutto è cambiato, e la visita a Monchiero si è trasformata in una delle più belle di sempre! Vittorio si è ammorbidito (molto merito va anche a Fabio, che è capace di coinvolgerti con grande competenza e passione) e ha cominciato a farmi assaggiare il vino dalle botti per sentire le diverse annate e… che spettacolo! La cultura enologica di Vittorio si è manifestata insieme ad una bella simpatia!

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Devo ringraziare Vittorio anche perché niente ti fa imparare di più su un vino che sentire la sua evoluzione nelle diverse annate. Quando hai la fortuna di degustare le annate in verticale senti davvero come cambia e inizi ad immaginarti cosa puoi aspettarti dall’anno successivo. Questo è molto didattico, e se fatto sul Barolo (che è uno dei miei vini preferiti insieme al Franciacorta) è estremamente appagante!

Ora voglio mostrarti Castiglione Falletto, e per farlo ho scelto questo capolavoro del fotografo Luca Gino. Stavo cercando una foto capace di racchiudere la bellezza e l’atmosfera delle Langhe e questa è stata capace di darmi un battito di cuore.

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Castiglione Falletto è il cuore pulsante di Barolo, ed è in questa Terra che Monchiero ricava il suo Cru più importante, ovvero il Rocche di Castiglione. I sei ettari che si snodano intorno alla Cantina Monchiero, con terre estremamente minerali grazie alla presenza di acque tiepide e dalla sedimentazione marina avvenuta milioni di anni fa e ricche di sabbie giallo rossastre alternate da marne grigie, sono coltivati con cura, professionalità e precisione. Il Cru “Rocche di Castiglione” 2011 che ho assaggiato ha una grandissima personalità. Il colore è splendido, il naso perde un po’ di eleganza a causa di un bouquet troppo vegetale con una punta “vinosa” per poi tornare splendido in bocca. Non l’ho trovato ancora pronto, secondo me l’annata 2011 darà il meglio di se tra 3/4 anni e forse anche il naso troverà la sua corrispondenza perfetta con la bocca: in fondo è bastato tenerlo un attimo aperto per sentirlo evolvere piacevolmente.

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Tornando alla bellissima visita nella cantina, assaggiare il vino così era una cosa che mi mancava ed è stato piacevolissimo! I vini si sono mostrati tutti all’altezza delle aspettative e ho trovato come filo conduttore una presenza importante del legno, cosa che ho apprezzato molto perché a me il legno piace, anche se mi rendo conto che non è per tutti! Rimane che i vini di Vittorio Monchiero non sono vini ruffiani o facili, anzi, se devo trovare un aggettivo li definirei “ruvidi”. E non pensare che questa parola tolga qualcosa all’eleganza: anche per acquerellare serve una ruvida carta di cotone. Ecco, i vini di Vittorio sono carta per acquerello: il talento di un bravo chef della tradizione può essere il colore che costruisce abbinamenti langhini di grande valore. Quindi posso solo che consigliare ai ristoratori di livello che mi leggono di provare questi vini e pensare ad un piatto, magari ad un brasato al Barolo e reinterpretarlo con un tocco di modernità.

La mia ricetta per il Brasato al Barolo? Innanzitutto è fondamentale che ti compri il tegame in terracotta artigianale a forma di maialino su Amazon! Conosco benissimo Stefano, il proprietario dell’azienda che lo produce nel cuore delle Marche.

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Se pensi che comprare questo tegame in terracotta artigianale a forma di maialino non sia fondamentale è perché non l’hai mai provato… sul serio! Questi maialini sono fatti tutti a mano in argilla, poi vengono cotti in forno e iniziano tutti i trattamenti per renderli impermeabili grazie ad apposite vernici naturali. Diventano praticamente antiaderenti e si può cuocere senza grassi aggiunti (anche se la mia ricetta del brasato prevede un po’ di burro). Io lo utilizzo da 4 anni a fuoco basso con l’apposita retina ed è come nuovo! Senza retina rischi di spaccarlo, quindi se non l’hai già a casa investi un paio di euro per comprarla! Assolutamente!

Il Maialino in terracotta è perfetto per tutte quelle cotture lunghe come il brasato al barolo, la trippa… ed ha una vera marcia in più dato che i fori nel naso fanno uscire il vapore in eccesso permettendo una cottura ottimale senza l’effetto “umido”. Compra il Maialino che nel mio prossimo articolo dedicato alle Langhe, quando parlerò del Marchese Fracassi e del suo meraviglioso Barbera Ciabot Contessa 2009, ti svelerò anche la ricetta 😉

Un abbraccio a Fabio e a Vittorio che mi hanno regalato un’esperienza speciale… a presto,

Chiara

P.S. se ti stai chiedendo perché l’articolo si chiama “Breve storia di un Barolo Mitologico” guarda bene il logo dell’azienda Monchiero: il cavallo alato che protegge l’oro delle Langhe ha una storia di gloria, se non la conosci ti consiglio di leggere questo splendido libro (a carattere enciclopedico) sui Miti Greci 😉

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