Credo di non essere mai stata così indietro con gli articoli del mio amato wine blog… ma dovevo portarmi a casa un 29 in Economia e Management per la Gastronomia… quindi sono perdonata! Tuttavia ho continuato ad annotare le mie degustazioni più belle e questa settimana quella che ho preferito è stata il Grapariol Colfondo di Terre Grosse. Mi hanno mandato una trilogia di Raboso vinificato in diversi modi che ho davvero apprezzato! Quindi immergiamoci insieme in questo vitigno poco conosciuto di cui sono certa ti innamorerai!
Partiamo dalla parola “Grapariol”: è un vino o un vitigno? Il grapariol è un vitigno che viene anche chiamato rabosina bianca (e confuso spesso con la rabosa bianca) e si coltiva solo in alcune province del Veneto. In particolare è idonea e consigliata la coltivazione a Verona, Vicenza, Padova, Venezia, Treviso e Rovigo. Con il grapariol si possono produrre alcuni vini IGT, in particolare Alto Livenza IGT, Conselvano IGT, Marca Trevigiana IGT, Veneto IGT, Verona IGT, Colli Trevigiani IGT, Trevenezie IGT, Vallagarina IGT e Veneto Orientale IGT. Seppur parte di un fenomeno che subisce l’oscillazione della moda, il recupero di vitigni autoctoni secondo me è un fatto prezioso che va protetto e incoraggiato. Ho recentemente studiato una materia bellissima, Ecologia e Sostenibilità, dove il prof. Andrea Sonnino ha particolarmente “insistito” sulla Convenzione di Rio de Janeiro del 1992. Al di là di ogni chiacchiera possibile che si può fare sulle mode, il dato oggettivo è che conservare la biodiversità è fondamentale perchè un patrimonio ampeleografico come il nostro non può e non deve perdersi. Inoltre la variabilità genetica intraspecifica può fissare le caratteristiche qualitative e caratterizzare la tipicità al punto da far riconoscere e affermare il vino sul mercato nazionale e internazionale.
La rabosina bianca era già nota nell’ampeleografia trevigiana nel 1870, in particolare nel comune di Oderzo, anche se i primi cenni storici di questo vitigno risalgono al 1600. La foglia di questo vitigno si presenta di medie dimensioni, rotondeggiante o pentagonale, pentalobata, glabra e di colore verde medio. Il seno peziolare, apparentemente chiuso, ha forma a V. L’acino, di colore giallo oro, è medio, rotondo, di dimensioni uniformi e con la buccia spessa. Il succo ha un sapore dolce non aromatico. L’uva si raccoglie abbastanza tardivamente e questo gli consente di sviluppare un buon grado zuccherino.
Il vino ottenuto dal grapariol vinificato in bianco è abbastanza colorato, ha un naso vegetale, floreale e fruttato. In bocca è appena acidulo, piuttosto salato e con spiccati sentori di mela acerba. Il vino ottenuto dal grapariol vinificato con macerazione delle vinacce è molto profumato, con note di fiori gialli, frutta matura, melone e agrumi. In bocca è coerente, aromatico, sapido e molto fresco.
Grapariol Colfondo IGT Veneto 2019, Terre Grosse
Si presenta di un bel giallo paglierino velato che rende impossibile valutare il perlage. Alla mescita la spuma è abbondante, cremosa e persistente. Il naso è incredibile, con note citrine, di pesca gialla, albicocca, fichi caramellati. In bocca è coerente, croccente, fresco, molbo beverino, abbastanza sapido e piacevolissimo. Davvero un calice tira l’altro!
Sul retroetichetta si legge:
Un Vitigno antico e un metodo di vinificazione tradizionale. In questa bottiglia, il grapariol esprime tutta la sua forza con un’acidità caratteristica sostenuta da una bollicina fine e delicata, ingentilita dal fondo di lieviti che conferisce struttura, armonia e longevità. Un vino a basso contenuto di solfiti che può essere bevuto limpido per apprezzarne tutta la freschezza, oppure velato per coglierne la complessità.
Un altro vino dell’azienda che mi è piaciuto tantissimo è…
Raboso IGT Veneto 2018, Terre Grosse: appunti di degustazione
Nasce da vecchi vigneti risalenti agli anni sessanta che affondano le loro radici in un terreno ricco di argilla. Si presenta di un bel rosso rubino brillante e impenetrabile con riflessi violacei a i bordi. Il naso è caratteristico e piacevolissimo, molto fruttato, con note di marasca e fragola che sfumano nel pepe di Giamaica (un pepe nero con un leggero accento di chiodo di garofano). In bocca è come te lo aspetti: morbido, rotondo, acidulo e con un tannino ben presente. Come si può vedere dalla foto l’ho abbinato magnificamente con un sughetto preparato con la salsiccia, i funghi champignon, i pomodorini datterino e tanta salvia. Delizioso!
La storia di Terre Grosse è una storia antica, che è cominciata nel 1931 col nonno Piero Toninato e oggi prosegue con i suoi discendenti. La conduzione del vigneto è biologica e tutte le uve vengono raccolte a mano. Tuttavia è una storia che ti racconterò dopo essere andata di persona a visitare questa azienda perchè non vedo l’ora di toccare con mano il grapariol, magari in epoca di vendemmia.
Cheers
Chiara