In questa notte prima degli esami voglio condividere con te l’elaborato che ho fatto per il corso di Geografia delle produzioni vitivinicole in cui ho preso il punteggio massimo. Spero proprio che l’esame domani vada bene… nel frattempo cosa ne pensi di scoprire insieme perchè ho scelto di parlare de “Il caso Franciacorta“?

La traccia dell’elaborato che ho scelto era: “Considerando le variabili che sono alla base delle diverse aggregazioni territoriali di imprese, come riportato nelle diverse lezioni dell’insegnamento, analizzare un’area di produzione a vocazione vitivinicola opportunamente scelta”.

Quando l’ho letta mi è venuta subito in mente l’area vitivinicola della Franciacorta. Durante le video lezioni ricordo un concetto relativo al ruolo della domanda che mi ha particolarmente colpito: un distretto nasce per servire la domanda locale. Se assumiamo che nel tempo “locale” ha ampliato la sua definizione fino a includere il mercato italiano, il Franciacorta ha una peculiarità: meno del 12% delle bottiglie prodotte sono esportate all’estero.

Come wine blogger, lavoro che svolgo con passione da quasi 7 anni, ho avuto il privilegio di visitare oltre un migliaio di cantine vinicole in Italia e in Europa. Da 5 anni ho scelto di vivere ai margini della Franciacorta, sul Lago d’Iseo, proprio per la sua posizione strategica. Quello che mi ha colpito particolarmente della Franciacorta, e in particolare del Consorzio Franciacorta, è proprio la forza di questa aggregazione territoriale di imprese in cui compaiono circa 200 soci tra viticoltori, vinificatori e imbottigliatori. La capacità espressiva di comunicare il senso d’appartenenza ad una zona che è diventata il fiore all’occhiello della produzione spumantistica italiana, la coesione nell’affrontare anche grandi progetti – mi viene in mente lo stand esclusivo all’interno dell’Expo di Milano del 2015 di cui il Consorzio Franciacorta è stato Official Sparkling Wine Sponsor – nonché l’autorevolezza per collocarsi efficacemente su una fascia di prezzo piuttosto alta ne fanno un vero e proprio “Caso” che merita di essere approfondito.

Il mio obiettivo è quindi raccontare il percorso di valorizzazione intrapreso dal Consorzio Franciacorta, dagli asset ai risultati raggiunti.

Notte prima degli esami a parlare di Franciacorta!

1. la Franciacorta come area vitivinicola

La Franciacorta è una zona per lo più collinare incastonata tra Brescia e la parte meridionale del Lago d’Iseo per un’area complessiva di 276 km2 che si estende nei comuni bresciani di: Adro, Capriolo, Castegnato, Cazzago San Martino, Cellatica, Coccaglio, Cologne, Corte Franca, Erbusco, Gussago, Iseo, Monticelli Brusati, Ome, Paderno Franciacorta, Paratico, Passirano, Provaglio d’Iseo, Rodengo-Saiano e Rovato. Le sue strade di campagna, tra borghi di pietra, castelli medioevali, abbazie, monasteri e residenze d’epoca, sono costeggiate di vigneti e cipressi ordinatamente collocati nello spazio. Per questo gli enti locali sono costantemente impegnati a salvaguardarne la bellezza del patrimonio paesaggistico.

L’area vitivinicola del Franciacorta DOCG occupa uno spazio più piccolo di questa zona e si estende per circa 200 mq fino al suo confine sud rappresentato dal Monte Orfano (451 m di altitudine). Questa sotto-classificazione del territorio rispetto alla denominazione piuttosto che all’area tradizionale ha preso piede dal 1967 quando un Decreto del Presidente della Repubblica ha riconosciuto la DOC Franciacorta (la DOCG arriverà nel 1995).

Tra i grandi territori spumantistici mondiali la Franciacorta rappresenta un vero e proprio caso enografico. Esattamente come è accaduto in Champagne un insieme di fattori pedomorfologici e antropologici ha determinato la nascita della tipologia e di conseguenza del territorio così come lo intendiamo oggi.

mappa lago iseo franciacorta

2. Il Franciacorta DOCG

La Denominazione d’Origine Controllata e Garantita “Franciacorta”, è riservata al vino ottenuto esclusivamente con la rifermentazione in bottiglia e la separazione del deposito mediante sboccatura, rispondente alle condizioni e ai requisiti prescritti dal disciplinare di produzione2. Questa definizione chiarisce che il Franciacorta DOCG è ottenuto esclusivamente con il Metodo Classico.

Il Consorzio Franciacorta, con un efficace gioco di parole, ha coniato il termine “Metodo Franciacorta” per descrivere il disciplinare della DOCG. Per capire la portata di questa idea bisogna fare una premessa e parlare di come viene prodotto un vino spumante Metodo Classico.

2.1 Il Metodo Classico

Il Metodo Classico si ottiene dalla rifermentazione in bottiglia dei vini base, più una serie di meticolose pratiche enologiche. 

I vitigni tradizionalmente ideali per ottenere vini base sono lo chardonnay, il pinot nero, il pinot bianco e il pinot meunier, ma ormai si utilizzano con interessanti risultati anche altri vitigni autoctoni. I grappoli non devono subire traumi durante la vendemmia e il trasporto in cantina e per questo la raccolta – per le produzioni di qualità – deve avvenire manualmente in piccole cassette di massimo 20 kg. I grappoli devono essere selezionati e la pressatura deve essere soffice, progressiva e avvenire velocemente per estrarre il mosto fiore. Nel caso di vini base ottenuti da un assemblaggio di più vitigni, questo può essere o con vini base della stessa annata – Spumante Millesimato, almeno l’85% delle uve deve provenire dalla stessa annata – o con vini base di diverse annate – Cuvée.

Il vino base viene addizionato con lo sciroppo di dosaggio, una miscela di vino, zucchero di canna, lieviti e sostanze minerali con 24 g/l di zucchero che serve per far partire la seconda fermentazione in bottiglia. Dopo l’imbottigliamento e la sigillatura con il tradizionale tappo a corona in acciaio inox le bottiglie sono accatastate in posizione orizzontale in luoghi umidi, bui e silenziosi a temperatura bassa e costante. I lieviti trasformano lo zucchero in anidride carbonica e alcol etilico e formano una serie di sostanze secondarie che arricchiscono il vino spumante di profumi e sapori caratteristici. Più tempo il vino trascorre a contatto con i lieviti, più si arricchisce di profumi e le bollicine diventano fini e persistenti. L’affinamento può durare da un minimo di 10 mesi ad un massimo di 150 mesi a seconda del tipo di prodotto che si vuole ottenere.

Nell’ultimo periodo di affinamento le bottiglie passano in posizione verticale (remuage manuale o meccanico) per portare i lieviti nel collo della bottiglia che viene congelato e fatto fuoriuscire dalla pressione dopo la stappatura. Dopo questa fase di sboccatura il produttore può scegliere se “dosare” il vino con la liqueur d’expédition (ricetta segreta a base di vino invecchiato, zucchero di canna e acquavite) o rabboccare con lo stesso vino. Lo spumante viene poi tappato con il classico tappo a fungo in sughero e protetto dalla gabbietta che impedisce uno stappamento indesiderato dovuto alla pressione.

2.2 Il Metodo Franciacorta

Il Franciacorta DOCG è uno spumante metodo classico elaborato da uve chardonnay, pinot nero, pinot bianco (max 50%) e Erbamat (max 10%). La vendemmia viene fatta rigorosamente a mano in piccole cassette. I grappoli vengono sottoposti a pressatura soffice per ottenere il mosto fiore. Seguono dosaggio, imbottigliamento e accatastamento orizzontale. Nell’ultimo periodo di affinamento avviene il remuage che può essere manuale o meccanico. Il collo della bottiglia viene congelato e si procede alla stappatura. La bottiglia viene rabboccata con la a liqueur d’expédition (Franciacorta DOCG + zucchero) o con lo stesso vino. Lo spumante viene poi tappato con il classico tappo a fungo in sughero e protetto dalla gabbietta che impedisce uno stappamento indesiderato dovuto alla pressione.

2.3 Una geniale operazione di marketing

I due punti precedenti chiariscono la geniale operazione di marketing del Consorzio Franciacorta che ha coniato appunto la definizione “Metodo Franciacorta”. Non c’è nulla di inventato o speciale nel disciplinare di produzione del Franciacorta DOCG – la vinificazione avviene seguendo tutte le regole del Metodo Classico, ma grazie a una definizione e alla capacità delle cantine di raccontarsi e darsi valore il Metodo Franciacorta è diventato a tutti gli effetti sinonimo di un vino elaborato in modo unico. Le imprese sono state capaci di scrivere un linguaggio e trasmetterlo in modo uniforme facendo squadra per aumentare il valore percepito del prodotto. Il Metodo Franciacorta non esiste nella realtà, ma esiste nella percezione del consumatore che proprio per questo è disposto a pagare. La Franciacorta ha costruito la sua competività non sul prezzo, ma sulla qualità e sulla esclusività del suo processo produttivo, che di fatto di esclusivo non ha nulla. Questo è straordinario.

2.4 Grandi investimenti di e per un prezioso capitale umano

Sarebbe sbagliato limitarsi a lodare la capacità della Franciacorta di comunicare il suo valore senza specificare come essa sia stata forgiata dall’indole manageriale dei suoi imprenditori che dalla fine degli anni ‘60 hanno comprato o fondato le cantine più preziose. Era il 5 marzo 1990 quando un piccolo gruppo di imprenditori visionari fondarono il Consorzio Franciacorta e “battezzarono” il disciplinare più restrittivo d’Europa. Il capitale umano della rete d’impresa della Franciacorta sta a tutti i livelli perchè è questo orientamento alla qualità reale e supposta su cui si fonda la possibilità di spostare la competitività dal prezzo a fattori più nobili che prevedono anche una produttività ridotta.

Le strategie di sviluppo del distretto sono state definite in base ad alcuni macro-ambiti e riguardano prevalentemente: la promozione commerciale e produttiva, la tutela e la promozione del marchio, la ricerca e l’innovazione, la formazione e la qualificazione delle conoscenze locali e la qualità ambientale. A questo proposito si ricorda che il primo vino biologico prodotto in Franciacorta è del 2002 (Barone Pizzini).

3. Il consorzio Franciacorta

Il suo principale obiettivo è garantire e controllare il rispetto del disciplinare nella produzione del vino che riporta in etichetta il nome “Franciacorta”.

Nel marzo 1991 viene approvato il Regolamento Tecnico Produttivo del Franciacorta e a novembre il marchio Franciacorta viene registrato in Italia.

Nel 1992 la Franciacorta avvia uno studio di donazione vinicola.

Nel 1993 un nuovo disciplinare di produzione impone come metodo di spumantizzazione solo la naturale rifermentazione in bottiglia, si elimina la dizione “Metodo classico” e viene introdotto l’obbligo della zona di produzione delle uve.

Nel 1995 il logo consortile diventa l’unica identificazione del Franciacorta DOCG, il primo brut italiano a ottenere il riconoscimento di garanzia. Nel settembre dello stesso anno il Consorzio approva il disciplinare di produzione del Franciacorta DOCG.

Nel 1996 viene approvato il codice vitivinicolo. Si tratta di un’autoregolamentazione che rappresenta un’evoluzione del regolamento tecnico-produttivo, più restrittiva rispetto al disciplinare di produzione.

Nel 2000 nascono la “Strada del Franciacorta” e il “Festival del Franciacorta” con l’obiettivo comune di promuovere e sviluppare le potenzialità turistiche della Franciacorta. La capacità delle imprese di “fare rete”, il coordinarsi in vario modo per raggiungere una determinata finalità come importanza strategica a lungo termine, ma anche come tattica per l’immediato: questa una delle caratteristiche vincenti della Strada del Franciacorta.

Nel 2010 vengono introdotte nuove indicazioni restrittive nel Disciplinare di produzione del Franciacorta, incrementando il rigore produttivo all’insegna della migliore qualità e confermando il metodo Franciacorta come il più severo a livello mondiale in questa tipologia di vino.

In collaborazione con gli istituti universitari, gli Enti Locali e le Associazioni per la difesa dell’ambiente, il Consorzio promuove e cura progetti a tutela del patrimonio storico, artistico e vitivinicolo della Franciacorta. La conoscenza diretta, nonché la prossimità territoriale degli attori in gioco hanno consentito di “snellire” il contratto di rete e creare un organismo davvero efficiente sia nella fase di controllo che in quella di promozione.

3.1 “Very Italian, Very Franciacorta!” una campagna ads di Italian lifestyle.

Per i suoi 30 anni il Consorzio Franciacorta ha creato una nuova campagna adversiting L’elogio della bellezza, la passione per il territorio, l’orgoglio per l’italian lifestyle, la capacità di raccogliere risultati di qualità: questi sono alcuni dei valori su cui si fonda il messaggio della nuova campagna di Franciacorta, Very Italian, Very Franciacorta, firmata per l’occasione dal celebre fotografo italiano Marco Craig. Due scatti che fanno rivivere l’esperienza emozionale e sensoriale Franciacorta e che racchiudono la sua vera essenza, quella di uno stile di vita italiano per antonomasia e riconosciuto in tutto il mondo.

consorzio franciacorta

4. L’Osservatorio Economico Franciacorta

In 50 anni il Franciacorta DOCG è stato capace di penetrare il mercato italiano senza competere sul prezzo. L’Osservatorio Economico Franciacorta è il primo e unico strumento di rilevazione e analisi di dati certi nel settore vitivinicolo italiano. La realizzazione di un progetto così ambizioso chiarisce l’avanguardia di questa rete di imprese che vuol essere al passo con le richieste dei consumatori sviluppando strategie coerenti emerse dopo studi e ricerche sui dati effettivamente raccolti.

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5. Competività del Franciacorta in Italia e nel mondo

La sensibile crescita degli scambi internazionali di vino ha creato nuove opportunità di business anche per gli operatori italiani: negli ultimi 10 anni +68,5% in valore e +6,2% in volume. Questo dato parla di un riposizionamento di prezzo dei vini italiani commercializzati all’estero4. Nell’ultimo anno sono stati proprio gli sparkling wine a trainare export italiano, in particolare un’altra famosa denominazione: Prosecco.

Per quanto riguarda il Franciacorta DOCG il volume del mercato interno, pari all’88,7% è stabile rispetto all’anno precedente. Per quanto riguarda l’export – che costituisce il restante 11,3%, con un tasso di crescita pari al 2,7% – a livello di singole nazioni abbiamo in testa la Svizzera che conferma il proprio primato, rappresentando il 18,4% dell’export totale, in lieve crescita.

Segue a poca distanza il Giappone, che rappresenta nel 2019 il 17,8% del totale export, riacquistando tassi di crescita positivi rispetto alla prima parte dell’anno. Seguono Germania (12,6% del totale export), Stati Uniti (12,0% del totale export), Belgio (5,0% del totale export) e Regno Unito (4,1% del totale export).

Tutti i principali paesi destinatari dell’export risultano in crescita, ad esclusione della Germania che, nel periodo considerato, presenta una decrescita in termini di volumi compensata da una crescita del prezzo medio e da una situazione più stabile in termini di fatturati. Pur con incidenza minore sul totale dell’export, interessanti risultano anche le performance di crescita di altri Paesi, quali Russia, Cina e Paesi Bassi.

A livello globale il prezzo medio di una bottiglia equivalente, indistinto per tipologie, assestava a fine 2017 a 12,57 IVA esclusa, passando ad 13,14 a fine 2018 e crescendo ulteriormente sino a 13,39 nel 2019.

Bibliografia e sitografia

  • Nomisma Wine Monitor (2018). Wine Marketing, Scenari, mercati internazionali e competività del vino italiano. Agra, Roma.

  • Bentivogli Chiara, Quintiliani Fabio, Sabbatini Daniele (2013). Le reti d’impresa. Questioni di economia e finanza n°152. Banca d’Italia, Roma

  • Archetti Gabriele (2019). Le origini del Franciacorta nel Rinascimento Italiano. Consorzio Franciacorta, Brescia

  • Martiniello Laura, Tiscini Riccardo (2014). Contratti di rete e distretti: relazioni sotto i profili organizzativo, contabile e fiscale. Universitas Meracatorum, Roma

  • Bassi Chiara (2019). Come diventare Sommelier. De La Paix Edizioni, Roma

  • https://franciacorta.net

  • https://www.franciacorta.net/it/vino/disciplinare/

La mia notte prima degli esami finisce qui. Spero domani di stappare qualcosa per festeggiare… in alternativa lo farò per dimenticare!

Cheers 

Chiara

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