Per questa Pasqua 2016 ho pensato di provare il Ristorante Zù a Riva di Solto… complice la bellissima location vista lago che adoro, e i miei genitori e la zia che mi venivano a trovare. Sarò sincera, non ho mai fatto così fatica a scrivere un’opinione in vita mia. Con la premessa che non si può giudicare un ristorante solo per un menù condiviso tipo Natale o Pasqua (a Natale ero stata alle Tentazioni di Pisogne, e non erano stati eccellenti come nella giornata normale neanche loro… ma tra le Tentazioni di Pisogne e il Ristorante Zù a Riva di Solto c’è un mondo… non sono nemmeno da paragonare: almeno a Natale, San Valentino o Pasqua… andate a Pisogne!) e che forse gli darò un’altra possibilità… ma la mia delusione è cocente!

Premetto che, nel rispetto di mio padre che pagava il conto e di tutte le persone che faticano a mettere qualcosa sulla tavola, ho mangiato tutto. Premetto che nel rispetto della mia famiglia che ci ha invitato a pranzo, non ho rimandato indietro nessun piatto.

Partiamo dalla location: come ho anticipato il panorama è bellissimo e il giardino è molto curato, per l’occasione avevano anche ricavato un delizioso angolino fumatori vista lago. Non sono una fumatrice, ma mi è piaciuto. Entrando il ristorante si presenta un pochino datato, ma nel complesso l’ambiente è piacevole e, se la cucina fosse all’altezza, sarebbe il ristorante ideale dove passare una serata romantica.

La mise en place non brilla di ricercatezza, ma è comunque discreta. Il centro tavola era un fiore all’interno di un uovo bianco, molto carino e pasquale… ora a mio papà tocca costruirne uno per mia mamma perché le è piaciuto fin troppo 😀 Prima nota stonata la presentazione del menù della giornata: al di là della grafica che lasciava pesantemente a desiderare, arrotolarlo a pergamena e chiuderlo con il nastro da pacco tirato con le forbici per fare i ricciolini è stato improponibile. Cosa ci vuole a comprare qualche metro di raso o organza (che costano pochi centesimi al metro) di un tono che si abbina alla mise en place? I dettagli fanno sempre la differenza.

Dettaglio invece carino che ho apprezzato è stato l’uovo di pasqua della pasticceria che ci hanno omaggiato alla fine del pranzo… peccato fosse vuoto!!! Che triste un uovo di pasqua senza sorpresa 🙁 anche fosse stata una cavolata è sempre bello trovarci qualcosa dentro!ristorante-zu-menu-pasqua

Il servizio in sala è di livello medio/alto, forse un pochino “ingessato”, ma i camerieri sono comunque bravi ed estremamente puntuali. Mai che il mio bicchiere è stato vuoto per più di due minuti o che il mio piatto sporco è stato in tavola più del necessario.

Una cosa che non ho sopportato è stato il proprietario quando è venuto nella nostra sala a decantare la scelta dei vini in abbinamento al menù, sottolineando quanto ci faceva bere bene e sventolando tutti i premi vinti dai suddetti vini. Normalmente forse sarei stata più leggera nel mio commento, ma qui se l’è cercata! I vini proposti in abbinamento sono stati:

“Rustico” – Prosecco DOC Treviso, Azienda Nino Franco: a detta del proprietario durante la suddetta sviolinata il miglior prosecco italiano. Questo è in realtà un prosecco di buon livello ma “niente di speciale”. A mio avviso un vino da 80 punti, forse 82… ma perché mi sento particolarmente di manica larga. Anzi, non è nemmeno un prosecco di Valdobbiadene DOCG, ma è “semplicemente” un Prosecco DOC Treviso… quindi? Invito il proprietario a spiegarmi innanzitutto perché sul menù c’era la dicitura – Prosecco di Valdobbiadene doc “Rustico” di Nino Franco  – cos’è la Prosecco Valdobbiadene DOC??? E poi sarei curiosa di sapere chi lo ha eletto il miglior prosecco d’Italia!!!

“Ca’ del Magro” – Custoza Superiore DOC, Azienda Agricola Monte del Frà – qui si è toccato davvero il fondo. Non per il vino, che mi è piaciuto davvero tantissimo e anzi sono felice di averlo scoperto (in una degustazione AIS gli avrei dato tranquillamente 90 punti, ma per la spiegazione del proprietario che ha esaltato la % di Picolit al suo interno. Premesso che non conoscevo questo vino, di una cosa ero assolutamente certa: non conteneva Picolit!!! Per chi non lo sa, il Picolit è un vitigno a bacca bianca autoctono del Friuli famoso per l’aborto floreale che fa si che sui grappoli si sviluppano pochi acini, in cui si concentrano di conseguenza gli zuccheri. Mi sembrava ben impossibile che un vitigno coltivato SOLO nelle province di Udine e Gorizia fosse sbarcato nella zona di Sommacampagna, in provincia di Brescia, ad Ovest del Lago di Garda!!! I vitigni presenti in questo Ca’ del Magro sono infatti 40% Garganega, 20% Trebbiano toscano, 5% Tocai friulano, 10% Cortese, 10% Chardonnay-Riesling italico-Malvasia, 15% incrocio Manzoni. Comunque bellissima scelta, ottimo vino.

“Buio” – Carignano del Sulcis DOC, Cantina Mesa – un vino discreto e pulito, di fatto piacevole… ma facilmente dimenticabile. Sicuramente stonato con i piatti proposti.

Grande assente un passito o uno spumante dolce da abbinare al dessert. Il cameriere mi ha versato il Buio con il dolce, ed è stato lì forse che non ho più visto la luce in questo pranzo da dimenticare.

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Insalatina di cous cous con ceci, vongole e gamberi

Entratina piacevole, una bella idea. Buona aromaticità, cotture giuste e la sapidità dei frutti di mare è stata bilanciata bene. Carina la presentazione nella tazzina da caffè.

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Fiori di zucchina dorati farciti di rombo al tartufo nero, maionese al curry, zucchine e mandorle tostate

Sicuramente il piatto migliore del pranzo, ho pensato che eravamo partiti bene! Per quanto l’abbinamento curry e zucchine è un po’ banale, è un classico che adoro. Ben impiattato, sapori bilanciati, cottura perfetta e asciutta. Mi è piaciuto moltissimo, anche se il tartufo personalmente non l’ho sentito (il curry copriva un po’).

Il pane era davvero ottimo, peccato che non è arrivato al primo piatto: non è mai stato ricaricato e in cinque persone è finito al primo antipasto!

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Nocette di pescatrice in padella, agretto di albicocche, olio al lemongras e quinoa croccante

Questo piatto si presenta un po’ tristemente al commensale! La nocetta di pescatrice è davvero grande come una noce, asciutta, secca e parecchio insapore. Per fortuna l’olio dava un tocco interessante, ma purtroppo insufficiente per risollevare un piatto mediocre.

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Riso Carnaroli “Cascina Brarola” all’amatriciana di mare, calamari fritti, brandade di stoccafisso, favette verdi e bottarga di muggine

Sarò sincera: in 30 anni un risotto così mal eseguito non lo avevo mangiato nemmeno nella mensa dell’università! Ho fatto una foto più ravvicinata per mostrartelo: di certo non si presenta cremoso e all’onda, ma anche i chicchi di riso sembravano un pastone tanto erano scotti e, il riso sembrava anche di qualità mediocre (dubito che un riso di buona qualità possa scuocere e diventare così…). Sapeva di pomodoro e basta! I calamari fritti erano durissimi e crudi, la brandade di stoccafisso posata insensatamente sopra il risotto.

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Filetto di ombrina bocca d’oro in fili di patate dorate con germogli sakura e guacamole all’avocado

Questo piatto mi è piaciuto molto e forse l’ho apprezzato ancora di più perché ha seguito l’imbarazzante risotto. L’ombrina era cotta alla perfezione e si scioglieva come burro. Le patate dorate erano molto gustose e ben cotte. La guacamole all’avocado era saporita e untuosamente deliziosa.

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Capretto da latte al forno con quenelle di polenta di mais rostrato di Rovetta

Il mio capretto era molto secco, soprattutto nella parte quasi nera, ma per il resto piacevole. La polenta era buona. Piatto casalingo, di una casa senza pretese, ma buono. Sicuramente non in linea con il ristorante.

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Pyris fondente, mousse al cioccolato bianco pralinata al biscotto croccante, spiedino di frutta, coulisse alla maracuja e frutti rossi

Questo dolce credo sia il peggior dolce mangiato in vita mia! Sicuramente scenografico per chi ama il genere, il cestino di cioccolato (li vendono in pacchi da 24 alla Metro) con la mousse dentro era qualcosa di indescrivibile. Lascia che la mousse era pralinata, ma la consistenza farinosa era davvero fastidiosa. Probabilmente, per qualche strana ragione, è stato frullato del biscotto e messo all’interno della mousse. Non sapeva di né di cioccolato bianco, né di biscotto. Lo spiedino di frutta molto carino da vedere. Improponibile l’abbinamento con il vino Buio.

Solitamente considero la Guida Michelin una garanzia… ma come fanno a scrivere “Ottimo livello”? Le tre forchette (in una scala da 1 a 5, valutano la qualità dell’esperienza e non sono da non confondere con le stelle Michelin che valutano la qualità della cucina) per la location sono più che meritate: Zù sorge in un luogo davvero incantato! Normalmente hanno circa 60 coperti e per Pasqua hanno pensato di farne 100… lo so, i soldi servono… ma è stato un gravissimo errore che probabilmente ha inficiato molto sulla qualità della cucina.

Ed infine una bella foto di famiglia:

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Francesco, io, zia Santina, mamma e papà nel bellissimo giardino del Ristorante Zù

Spero che anche tu hai passato una bellissima Pasqua in famiglia… perché non mi racconti cosa hai fatto in un commento? 🙂

A proposito, se conosci il Ristorante Zù o ne hai sentito parlare… scrivimelo sempre in un commento! Sono curiosa…

Un abbraccio e a presto,

Chiara

P.S. Il proprietario del ristorante ci ha detto che sul Sebino c’è un grave problema di riproduzione dei pesci di lago a causa del livello dell’acqua basso per l’opera di Christo… ne sai qualcosa? Su internet non ho trovato niente…

P.P.S. se non sai niente dell’opera di Christo… leggi Christo, Berlucchi e il Festival della Franciacorta!

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