Ho deciso di scrivere questo articolo perché sono davvero stanca di sentire certe fesserie sui sommelier. Sono anche parecchio stufa di tanti improvvisati che hanno avuto voce dai social network e dal web senza una preparazione. Con un po’ di provocazione e un po’ di ironia, ecco una lista delle 5 cose capaci di far incazzare anche il più santo dei sommelier!
Sia chiaro, ogni lavoro ha aspetti positivi ed aspetti negativi, e statisticamente gli aspetti negativi sono molto più familiari a chi è dell’ambiente… ma oggi non mi voglio soffermare tanto sulla professione del sommelier, bensì sull’essere sommelier. Ovvero ho scritto questo articolo per tutti gli aspiranti sommelier e i sommelier professionisti od amatoriali che hanno sudato 7 camice per prendere il nostro benedetto diploma all’AIS, alla FISAR o in altre associazioni dedicate… e non ne possono più di sentire certi luoghi comuni collettivi di chi non ha idea di cosa si prova!
1. Diventare Sommelier è facile, non c’è molto da studiare
Allora… ovviamente non posso parlare per tutte le Associazioni Sommelier, ma da quanto ho capito le didattiche sono molto simili e derivano tutte da “Mamma AIS”, come la chiamano in molti. Tantissime volte mi è capitato che mi dicessero che diventare sommelier era una cavolata e che sicuramente c’era poca teoria da studiare. Chiariamo che per superare l’esame AIS serve, per cominciare, conoscere perfettamente questi testi didattici:
- Il mondo del Sommelier (libro di testo per corsi di sommelier di primo livello, 459 pagine)
- La degustazione (libro di testo per corsi di sommelier di primo livello, 239 pagine)
- Il Vino Italiano vol. A (libro di testo per corsi di sommelier di secondo livello, 369 pagine)
- Il vino italiano vol. B (libro di testo per corsi di sommelier di secondo livello, 703 pagine)
- Il vino nel mondo (libro di testo per corsi di sommelier di secondo livello, 558 pagine)
- Il Cibo e il Vino (libro di testo per corsi di sommelier di terzo livello, 477 pagine)
Ora, se la matematica non è un’opinione, noi sommelier abbiamo studiato 2.085 pagine che parlano di vino. Io 2085 pagine le ho lette almeno una volta, alcune più e più volte per memorizzarle bene perché non mi entravano in testa… quindi il primo che sento che mi dice che per diventare sommelier non c’è molto da studiare gli faccio bere a goccia 3 litri di vino in cartone!
2. Chissene frega se non trovi il tuo cavatappi, usa questo che tanto sono tutti uguali!
Fin dal corso ci abituiamo a portarci il nostro cavatappi da casa. Non lo facciamo per snobismo, ma perché ci serve per imparare a fare il servizio del vino. Guai se non lo troviamo quando dobbiamo aprire una bottiglia! Sfatiamo il mito, i cavatappi NON sono tutti uguali! In particolare QUESTO Parrot di Alessi è particolarmente bello… Già è faticoso prenderci la mano con uno per essere eleganti senza tagliarsi il pollice, figurati se dobbiamo imparare ad usarne uno nuovo! Aprire una bottiglia per il sommelier è un vero rito, non un momento da concludersi velocemente come per un ubriacone molesto… Quindi se non volete che il sommelier apra anche la vostra testa… non ditegli mai che i cavatappi sono tutti uguali e l’importante è aprirla, la bottiglia!
3.Il corso per diventare Sommelier? Una scusa per ubriacarsi!
Ti è mai capitato di sentirti dire che il corso per sommelier è uno studio su come ubriacare e che i sommelier sono alcolizzati con il fegato spaccato? Io non so quante ne ho sentite di queste battutine da parte di amici o conoscenti… che nervi! Va bene, che la gente parla senza cognizione di causa lo sappiamo tutti! E sappiamo anche che c’è proprio un’involuzione in corso… ma porca miseria! Diventare sommelier è faticoso e richiede un grande impegno dal punto di vista fisico, mentale ed economico.
Io ad esempio andavo in Delegazione Alta Romagna, sede di Faenza e vivevo a Ravenna! Due lezioni a settimana, di sera, e partivo da casa alle 19:00 per tornarci quando andava bene all’una di notte! E tutto questo dopo un’intera giornata di lavoro! Il sabato e la domenica si studiava spesso perché 2000 pagine non sono noccioline! Diventare sommelier è una passione, non un vizio o una dipendenza come l’alcolismo. Per alcuni è addirittura una professione… quindi rispetto, grazie!
4. I Sommelier sono dei fighetti con la puzza sotto il naso!
4.1 Fighetti? Naaah!
I sommelier? Fighetti sofisticati con la puzza sotto il naso! Mamma che nervi! Io non sarei una persona semplice perché amo sapere cosa ho nel piatto e cosa ho nel bicchiere? Ma stiamo scherzando? Ognuno è libero di farsi una cultura nella materia che preferisce: c’è chi studia medicina, chi studia giurisprudenza, chi studia architettura, chi studia letteratura, chi studia economia… e c’è chi studia enogastronomia! L’uomo è una macchina perfetta, e come ogni macchina ha bisogno di benzina per funzionare. La nostra benzina è ciò che mangiamo e ciò che beviamo. Quindi mi sembra ragionevole dire che farsi una cultura sulla nostra benzina non solo appaga i nostri sensi, ma probabilmente ci garantirà qualche anno di vita in più! Desiderare mangiare e bere bene fa parte della cultura di un individuo.
Definiamo una persona semplice: a volte significa che è una persona senza particolari doti, altre che è una persona senza grilli per la testa. Tra le due definizioni, assumiamo la seconda. Credo che scegliere con cura ciò che si mangia denoti grande semplicità: io non bevo quell’etichetta perché è famosa, bevo quell’etichetta perché so che è un vino buono. Da quando la bellezza interiore è considerata più snob di quella esteriore?
4.2 Sofisticati? Sì, ma…
Quanto al sofisticato… lo sai che ha due significati? Sì, il primo non è carino: si dice di una persona “artificiosa, per nulla spontanea”. No, non posso dire di non essere spontanea: di finto ho solo il gel sulle unghie! Se pecco di qualcosa nella vita è proprio di eccessiva spontaneità (alcuni la definirebbero una leggera carenza di diplomazia). Grazie per avermi detto che sono sofisticata: confermo, lo sono. Sofisticata si dice di una persona perfezionata, molto avanzata. Grazie del complimento! 😇
4.3 Puzza sotto il naso?!
Una volta mi hanno detto che ho la puzza sotto il naso perché ho mandato indietro una bottiglia di vino che sapeva di tappo. A prescindere che il vino in questione costi 5 € o 50€, rispettare il denaro proprio o di chi ci fa compagnia mi sembra un desiderio ragionevole. La puzza al naso a noi sommelier non piace sentirla, figurati se ce la teniamo sotto! Non ci piace buttare nel bidone i nostri e i vostri soldi, quindi la prossima volta diteci grazie!
5. Non ho fatto il corso da Sommelier perché sai, non mi piace giudicare un vino con la tecnica, preferisco le emozioni! E poi così non sono di parte!
Ecco, chi mi conosce sa che questa è la cosa che mi fa incazzare di più di tutte! Quindi fammi capire… se vuoi un parere su un problema al cuore non vai da un medico chirurgo! Preferisci un blogger che non ha studiato ma è pieno di empatia verso il tuo corpo… giusto? Scusami se quando affronto questo argomento divento sempre polemica! Di due cose comunque sono certa:
- Non è assolutamente vero che io ho sborsato 1500 € (tasse per il corso) + almeno altri 1000 € di macchina per farmi un’istruzione che si poteva ottenere su internet (le tessere della biblioteca non vanno più di moda da anni) per avere meno emozioni di chi non ha voluto o potuto studiare;
- Non sono assolutamente di parte quando degusto un vino. Al massimo ne parlo con cognizione di causa.
E poi, sarei di parte per cosa? Ho scelto l’Associazione Italiana Sommelier perché è la madre di tutte le Associazioni Sommelier e ha un’ottima didattica, ma non per questo mi sento di parte quando degusto un vino o parlo con una persona. Amo confrontarmi con tutti gli appassionati di vino, che siano AIS, FISAR, FIS o qualsiasi altra cosa. Non giudico buoni sono i vini presenti nella Guida VITAE dell’AIS, che mi ha fatto rimanere un po’ perplessa su certi inserimenti (diciamo spumanti che non userei nemmeno per fare il risotto…), ma che mi ha fatto anche conoscere grandi eccellenze al suo evento di presentazione a Milano. Non amo tifare una squadra. Amo fare squadra. Ma senza titoli, senza appartenenze, senza razze.
In sintesi…
Io amo fare squadra con i professionisti del vino, quelli veri.
Che, ricapitolando, si incazzano se gli dici che il loro diploma non vale niente. Che possiedono un cavatappi speciale. Che non si ubriacano. Che non sono fighetti sofisticati con la puzza sotto il naso solo perché hanno più cultura di altri. Ma soprattutto che hanno appreso la tecnica per poter dare un nome all’emozione.
Siamo sommelier. Siamo professionisti del vino. A volte scriviamo di vino. A volte curiamo eventi. A volte serviamo i clienti. A volte mettiamo semplicemente il naso dappertutto. Ma siamo una bellissima squadra e insieme portiamo avanti la cultura del vino.
Sempre vostra, con affetto.
Chiara
P.S. Lo so, l’ho già detto… ma quanto è bello il cavatappi professionale Parrot di Alessi? In questi giorni su Amazon è anche in sconto… quasi quasi…
P.P.S. Nota bene per chi me l’ha scritto su Facebook: questa non è una marchetta all’Alessi 😀 (rido ancora al solo pensarci… mamma mia!) I blog si sostengono con la pubblicità, le sponsorizzazioni e le affiliazioni… e questa rientra nell’ultimo caso! Se acquisti questo cavatappi su Amazon partendo dal link del mio blog avrò una piccola commissione sulla vendita! Quindi se questo cavatappi ti piace è un bellissimo modo per sostenere il mio blog che non ti costa nulla, anzi ci risparmi rispetto al prezzo di vendita in negozio! 😉 Io promuovo solo prodotti che mi piacciono, che ho comprato o provato. Il cavatappi professionale Parrot di Alessi lo ha regalato Andrea a Laura per il suo compleanno. A me ha regalato quello della Pulltex con gli swarovski, bellissimo ma purtroppo ha il coltellino che non taglia bene la capsula e per questo non ve lo consiglio e non lo promuovo qui sul blog: serve troppa manualità per utilizzarlo ed il risultato non è eccellente come con il pappagallo dell’Alessi!
Ora che ho finito la marchetta posso andarmi a stappare una buona bottiglia… Cheers!🍷