Sabato mattina ho ricevuto un bel pacco di Tenuta Mazzolino, totalmente inatteso anche perchè non mi aspettavo consegne il sabato prima di Pasqua. La seconda bellissima sorpresa è stato trovarci dentro il pinot nero non solo vinificato come spumante, ma anche vinificato in rosso. Sarò io, ma anche se l’Oltrepò Pavese è un tempio per il pinot nero italiano, credo sia la prima volta che mi capita di assaggiarlo vinificato in rosso. E di vini dell’Oltrepò oso dire che ne ho bevuti tantissimi! Quindi, e l’ho ripetuto anche a Francesca e Stefano almeno 10 volte, sono stata proprio felice di degustare questi vini… e creare abbinamenti con formaggi francesi superlativi grazie alla competenza di Amaury Jimenez che ha una formaggeria da sogno a Torino e non vedo l’ora mi viene a trovare con la dolce metà per sfondare la cantina! 😝
Come puoi vedere nella scatola c’era una lettera bellissima che ho deciso di trascriverti perchè parla di una storia bellissima.
Cara Chiara,
sono nata nel 1984 quando mio nonno Enrico Bragiotti aveva acquistato la Tenuta Mazzolino da qualche anno, mentre stava gettando le basi per un’avventura che avrebbe cambiato non soltanto i destini dell’azienda, ma anche la storia vitivinicola dell’Oltrepò Pavese.
Tutto il mondo del vino italiano muoveva i primi passi verso il grande rilancio che lo ha reso quello che conosciamo oggi e l’abilità di mio nonno – che ho sempre ammirato – era quella di prendere decisioni rapide e lungimiranti. Siamo nella parte più a ovest dell’Oltrepò Pavese, una zona che non a caso è definita “il vecchio Piemonte” in quanto facente parte del Regno di Sardegna fino all’annessione lombarda nel 1859. La geologia, come sappiamo, ha confini molto più stabili nel tempo della geografia politica. I mitici Luigi Veronelli e Giacomo Bologna, suoi preziosi consiglieri, avevano subito capito il potenziale delle terre bianche che circondano l’azienda e il nome della vicinissima Oliva Gessi la dice lunga sulle caratteristiche di questi suoli che abbondano di formazioni calcareo-gessose. Si poteva fare un grande vino rosso con una varietà elegante e delicata come il Pinot Nero e il nonno non se lo fece ripetere due volte!
In quest’area, chiamata la collina del Pinot Nero, si fecero arrivare direttamente dalla Borgogna sia le barbatelle dei cloni tradizionalmente usati sia i migliori legni e nel 1985 uscì la prima annata. Era nato qualcosa di grande: le più importanti guide di settore scrissero recensioni entusiaste parlando di “aria nuova” ed “eleganza e personalità”. Grazie a questo i vigneti della zona aumentarono immediatamente il loro valore economico.
Nel frattempo mia mamma Sandra che si era gettata con la sua solita determinazione nella gestione dell’azienda non perdeva occasione di portarmi con sé a Mazzolino. Io non vedevo l’ora di partire: sapevo che avrei passato intere giornate tra i vigneti, le rose del giardino, le anatre e le galline, gli asini, i cavalli e soprattutto i vignaioli che ancora oggi – dopo 30 anni – lavorano qui con noi e rappresentano uno dei tesori della cantina.
A proposito di persone… nel 1999 un altro colpo di genio di mio nonno portò a far approdare a Mazzolino Kyriakos Kynigopoulos, ai tempi poco più che un ragazzo greco trasferitosi in Borgogna per seguire la sua innata passione per il vino. E oggi che Kyriakos è considerato una delle persone che hanno contribuito a creare il mito della Borgogna, sapere che siamo l’unica azienda italiana con cui lavora tra i 150 domaines totali, è per noi fonte di grande orgoglio.
Nel 2015 avevo già iniziato la mia carriera da avvocato a Milano quando mi arrivò una telefonata del nonno. In quella telefonata mi chiese, consapevole della mia passione per Tenuta Mazzolino, di essere io a prendere in mano l’azienda a tempo pieno. Aveva scelto me tra i tanti nipoti e io fui felice di cambiare la mia vita per continuare la sua missione. Numerosi furono i viaggi in Borgogna in compagnia di Kyriakos e lì trovai la strada da seguire, la stessa strada che aveva imboccato il nonno tanti anni prima.
Oggi con lui e il resto della squadra siamo sempre più concentrati sulla gestione rispettosa dell’ecosistema che ospita la nostra terra, custodiamo il paesaggio e la biodiversità indispensabile all’equilibrio qualitativo e conserviamo la divisione in piccole parcelle dei vigneti che vinifichiamo separatamente. Sappiamo infatti che ogni piccolo fazzoletto di vigna, a prescindere dalla varietà scelta, esprime caratteristiche uniche che vogliamo conservare fino alla bottiglia. Sappiamo anche dove passano le vene calcaree che ci regalano eleganza, dove la sabbia è più abbondante per avere la concentrazione nei vini bianchi, dove l’argilla è più profonda e possiamo aspettarci vini più strutturati e longevi e dove l’ombra del bosco protegge l’acidità che dona la fondamentale freschezza al metodo classico.
Nel frattempo vendiamo i vini nei migliori ristoranti e nelle migliori enoteche italiane e del mondo. Li esportiamo in 25 Paesi, dal Giappone agli Stati Uniti, occupandoci personalmente di visitare i nostri importatori per trasmettere loro la nostra filosofia e la nostra passione. Oggi il Noir viene continuamente inserito tra i migliori Pinot Nero italiani dalle guide nazionali e internazionali. Sono arrivati e arrivano numerosi riconoscimenti che ci gratificano e ci stimolano a migliorarci sempre di più.
Nel 2020 abbiamo avuto un inedito allineamento degli astri: proprio nel 40esimo anno dall’inizio della nostra avventura con il Pinot Nero, per la prima volta accade che le nuove annate dei nostri tre Pinot Nero escano contemporaneamente. Per questo mi sembrava dunque una bella occasione per assaggiarli insieme.
Un caro saluto e a più tardi!
Francesca
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Tenuta Mazzolino Cruasè Oltrepò Pavese DOCG Metodo Classico Rosé
Ti è piaciuta la lettera di Francesca? A me tantissimo! Ma ora veniamo alle degustazioni dei 3 pinot nero. Il primo che ho degustato è il Tenuta Mazzolino Cruasè, termine che nasce da Cru e Rosé, marchio collettivo del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese che identifica l’Oltrepò Pavese DOCG Metodo Classico Rosé che nasce dal Pinot nero del territorio. Anche se non è ancora dichiarato in etichetta si tratta del millesimo 2013. Le piante da cui si elabora questo vino hanno le radici immerse in una vena calcarea in una zona di ex cave di gesso ormai abbandonate. Il risultato è un vino di un bel colore rosa buccia di cipolla brillante con un perlage finissimo, abbondante e molto numeroso. Il naso è molto delicato e riconosco sentori di yogurt alla fragola, confetto, mandorla, fiori d’arancio, cioccolato bianco e crema pasticcera. In bocca è coerente, croccante, setoso con un gusto di noce e pasticceria ancora più marcato. Il finale è sapido, fa aumentare la salivazione ed è freschissimo e persistente.
Come puoi vedere dalla foto ci ho abbinato con grandissimo successo le uova di quaglia poche su crostino di pane leggermente tostato con un goccio di balsamico e il formaggio di Borgogna Brillat Savarin troufflé di cui ti ho già parlato in questo articolo.
Tenuta Mazzolino, “Terrazze” Oltrepò Pavese Pinot Nero 2019
Il Terrazze in Francia si chiamerebbe “vin de village” perchè è elaborato con 4 diverse vigne dell’azienda situate all’interno dello stesso comune. Si presenta di un bel colore rosso rubino profondo e trasparente. Al naso è elegantissimo, complesso e intenso. Ben riconoscibili note di melograno, ciliegia fresca, pepe nero, chiodi di garofano, alloro e liquirizia. In bocca è morbido, freschissimo, molto sapido anzi quasi salato. Lungo finale di frutta fresca.
Saint Marcellin IGP, un formaggio straordinario della Savoia
Come puoi vedere dal tagliere sovrastante (al centro) ci ho abbinato il St Marcellin IGP, un piccolo formaggio francese che prende il nome dal suo paese d’origine nel cuore della Savoia. Il Saint Marcellin è un formaggio cremoso di latte vaccino che ha una storia centenaria, tanto che le prime menzioni risalgono ai libri contabili di re Luigi XI. La sua diffusione ha conosciuto un grande successo proprio per il suo apprezzamento nelle tavole reali, celebre fu l’eesclamazione nel 1863 di Luigi Filippo: “Delizioso! Me ne porterete al castello ogni settimana”. Il Saint Marcellin è un formaggio a pasta molle di forma cilindrica con un diametro di poco meno di 8 cm, spesso circa 2 cm e con un peso di circa 80 g. La crosta fiorita è rugosa e di colore beige, mentre la pasta è cremosa e di color panna. Il sapore è molto intenso, con note tostate piuttosto marcate. Scaldato in forno e raccolto con un pezzetto di pane è una goduria incredibile. Col Terrazze si è abbinato benissimo perchè il suo tannino vivace ha sgrassato l’untuosità e bilanciato la succulenza intrinseca del formaggio fuso. Poi i suoi profumi di frutta fresca si sono arricchiti delle tostature del formaggio e hanno composto un bouquet incredibile!
Tenuta Mazzolino “Noir” Oltrepò Pavese Pinot Nero 2017
Si presenta di un bellissimo rosso rubino semitrasparente, profondo e consistente. Al naso è pazzesco, elegantissimo, con le note speziate del pinot nero esaltate da un uso rispettoso del legno di Borgogna, di cui circa un 20% di primo passaggio. Si aggiungono sentori balsamici e note di frutta sempre fresca in cui è il mirtillo a fare da padrone. In bocca è ancora giovane, ma è già di rara piacevolezza. Grande freschezza, struttura e sapidità per una morbidezza che sta equilibrando il vino mese dopo mese… e poi è lunghissimo sul finale!
Di questo vino bisognerebbe comprarne almeno 6 bottiglie e aprirne una ogni 2 anni per sentire come procede l’evoluzione in bottiglia. Mi è piaciuto davvero tantissimo! Come faccio con tutti i vini di quest’annata ti invito a leggere il mio reportage Gelata 2017: disastro nei vigneti italiani, foto e pensieri direttamente dai vignaioli. Questo perchè ho sentito dei vini davvero straordinari di quest’annata – merito di vignaioli supereroi che in vigna hanno dato il 200% – che non va assolutamente demonizzata come ho sentito da alcuni.
Epoisses de Bourgogne AOP: quale abbinamento migliore in omaggio al nonno di Francesca?
Ecco un formaggio francese di cui sono davvero innamorata (Sì, un altro…😍) prodotto con latte vaccino, a crosta lavata e media stagionatura piuttosto grasso. Nasce negli splendidi territori della Cote d’Or, dell’Yonne e della Haute-Marne, in Borgogna. Ha una forma cilindrica con facce piane irregolari e un diametro di circa 10-11 cm per circa 250-350g di peso. La crosta lavata è di un bel colore ambra con sfumature mattone mentre all’interno la pasta molle e cremosa è di colore giallo paglierino più o meno intenso a seconda della stagionatura. Anche in questo formaggio la forma viene lavata con il Marc de Bougogne, ti ho già parlato di questo procedimento con l’Aisy Cendré QUI. Come per tante cose buone in Francia e non solo dobbiamo ringraziare i monaci cistercensi residenti a Epoisses per questo delizioso formaggio creato intorno al XVI secolo. La lavorazione si è affinata anno dopo anno grazie agli allevatori e ai produttori del luogo, ma il commercio di questo formaggio, lodato da Madame de Sèvignè e dichiarato “re dei formaggi” da Brillat-Savarin nel 1825, si è diffuso solo a partire dal 1840.
Ti consiglio di leggere anche questo approfondimento sul pinot nero per conoscere tutti i segreti di questo vitigno straordinario (con un altro Pinot Nero che dovresti assaggiare e che io adoro!).
Grazie a Francesca e a Stefano di Tenuta Mazzolino per la bellissima degustazione che abbiamo fatto insieme prima su Zoom e poi su ClubHouse!
Cheers 🍷
Chiara
P.S. Non dimenticarti di sostenere il mio blog, che sarà sempre indipendente da vizi economici e gratuito, comprando il mio libro Come diventare Sommelier: Tutti i miei appunti sul vino in un solo libro! 😉