Scrivere l’ultimo articolo dell’anno è qualcosa di un po’ speciale per me perchè, in un qualche modo, significa chiudere un ciclo per cominciarne un altro. Per questo oggi ci tengo particolarmente a sviluppare un tema che non sia banale, con l’obiettivo riflettere insieme su quello che verrà. Certo potevo scriverti anche io un più tradizionale “10 libri da leggere a tema vino” o “5 spumanti con cui brindare al 2020“, ma, se mi segui e mi conosci, sai che mi piace uscire fuori dal coro… e poi sono già stati bravi gli altri wine blogger e giornalisti enogastronomici a fare questo, perchè devo aggiungere qualcosa? Così eccomi qui, a parlare di un regalo che ho ricevuto durante questo Natale che ho adorato fin dal primo istante e non solo perchè proviene da un ragazzo speciale… ma perchè guardarlo ha innescato in me un turbinio di ipotesi anche perchè sul web non è facile trovare informazioni: lo shaker Town Crier Bell anche chiamato “strillone“. Un sommelier studia anche distillati e liquori e mi sembra assolutamente naturale occuparmene in questo wine blog… anzi, hai già letto i miei articoli dedicati proprio alla distillazione e ai suoi deliziosi prodotti?

La storia e la filosofia ci hanno insegnato che tutto cambia e noi siamo solo di passaggio. Fin da bambini possiamo scegliere se appartenere a chi vive nella storia o a chi cerca di cambiare la storia. In entrambi i casi noi siamo la storia e siamo fondamentali affinchè questa si compia. Nel primo CD di Battiato che ho comprato a 15 anni e che ha sancito la nascita di un amore che mi ha cambiato la vita, c’è una canzone che si chiama proprio “Di passaggio” e racconta come tutto cambia, dai capelli ai presidenti, dai pezzi in radio ai malcontenti e intanto passa ignaro il vero senso della vita a noi che siamo solo di passaggio. Ecco, visto che siamo ormai a capodanno 2020 mi piacerebbe che ti ritagliassi qualche minuto per riflettere con me proprio sul senso della vita. Qual è per te il vero senso della vita?

Ora so che ti stai chiedendo cosa c’entra questa domanda con questo shaker, ma in realtà questa riflessione mi è nata proprio pensando che nella mixology le tecniche di miscelazione si sono evolute al punto da far sì che un barman non è più un “mago esecutore”, ma un “chimico conoscitore”. Oggi si conoscono le reazioni e le si gestiscono, eppure se ci pensi nella stragrande maggioranza dei casi si replicano gli stessi cocktail del secolo scorso. Lo shaker è nato in America intorno al 1850, ma non si ha una fonte certa sulla sua invenzione, attorno alla quale ruotano numerose leggende. Per certo sappiamo che il primo shaker è stato brevettato nel 1871 da William Harnett, ma è solo nel 1884 che Hauck ha brevettato lo shaker con la forma tradizionale che tutti conosciamo. Eppure lo shaker è diventato un simbolo del Proibizionismo, quando cominciò a instillarsi negli americani la cultura ribelle dell’alcol. E, in effetti, la prima cosa che ho pensato vedendo lo shaker Town Crier Bell o strillone, è proprio che, con la sua forma di campana, è perfetto per nascondere la sua reale funzione in un’epoca dove il consumo di alcol è proibito.

Il proibizionismo è il periodo che va dal 1919 al 1933 durante il quale in America era vietato produrre, importare, trasportare o commercializzare alcol. The noble experiment, come venne definito, nacque a causa delle pressioni di gruppi religiosi e politici moralisti e fondamentalisti che si accanirono anche contro l’erotismo al punto che tentarono di bandire dai musei quadri e statue di nudo. Vi immaginate se il famoso David di Michelangelo si fosse trovato a New York? L’apoteosi si toccò quando riuscirono a proibire pubblicazioni sul controllo delle nascite e libri di anatomia/biologia… provocando di fatto un arresto della medicina e della ricerca scientifica che diventarono assurdamente illegali! Insieme a queste anche gli innamorati non ebbero vita facile: anche lo scambio epistolare con delicati accenni erotici era bandito e la corrispondenza era accuratamente controllata! Chissà cosa ci avrebbero fatto oggi ai tempi di What’sApp dove, nel migliore dei casi, gli innamorati si scambiano qualche messaggio appassionato e nel peggiore dei casi pseudo-amanti virtuali (di una tristezza e pochezza infinita) si scambiano foto di gingilli!

Il Proibizionismo portò alla nascita degli speakeasy (che letteralmente significa parlare piano), ovvero esercizi commerciali in cui si vendevano illegalmente bevande alcoliche. Questi locali erano in parte gestiti dalla criminalità organizzata, ma più comunemente erano gli stessi locali “di sempre” che si rifiutarono di sottostare alle nuove regole e di rinunciare alla loro attività. Polizia ed organi di controllo irrompevano regolarmente arrestando proprietari e clienti senza scalfire minimamente un fenomeno incredibilmente redditizio. Attenzione a non confondere lo speakeasy, un bar di classe spesso riservato a un pubblico di un certo livello, con un blind pigs, ovvero un locale scadente dove il cliente pagava per un’attrazione, come vedere un maiale groenlandese (da qui il nome), e riceveva in omaggio un alcolico ancor più scadente (nessuna legge di fatto proibiva di regalare alcol!). Oggi gli speakeasy sono una vera e propria moda tra gli appassionati di mixology e sono locali di grande classe dove degustare veri capolavori! Oggi come allora gli speakeasy non sono per tutti: se non hai le giuste conoscenze non entri neanche pagando! Questo, naturalmente, per alcuni li rende ancora più affascinanti… anche se non ci sono leggi da aggirare o poliziotti minacciosi da cui nascondersi! Io sono stata al 1930 di Milano, un affascinante speakeasy nascosto nel retro di una rosticceria cinese. Entrarci è quasi impossibile, ma è stata davvero un’esperienza unica e il mio cocktail “Faro di Scozia” mi ha davvero rubato il cuore.

Tuttavia il miglior cocktail della mia vita l’ho bevuto in un altro locale di Milano, non speakeasy, giusto una sera di un paio di mesi fa. Questo locale è il Notthingam Forest Cocktail Bar e ti stra consiglio di andarci per fare un’esperienza. Ti avviso, anche con la pioggia è quesi impossibile entrarci e c’è una fila che non finisce più… o almeno è quello che è capitato a noi! Però il locale merita davvero, anche l’arredamento è intrigante e perfetto per ospitare una serata magica in deliziosa compagnia! Durante la serata poi ho scoperto che esiste l’erba ostrica, che spero di procacciarmi al più presto… una deliziosa piantina aromatica che grazie all’alto tenore di zinco ha un sapore davvero simile a quello di un’ostrica! Favolosa! Il mio cocktail poi era uno shakerato ottenuto da un estratto di Plancton e Champagne servito in una stupenda conchiglia vera! In queste foto puoi vedere anche il cambio di logo di Perlage Suite negli ultimi 2 anni! 

Finito il proibizionismo lo shaker divenne famoso per le sue apparizioni nei film, ad esempio James Bond beveva drink shakerati e i fan desideravano essere affascinanti come lui preparando i loro cocktail a casa. Lo shaker Town Crier Bell è apparso durante il proibizionismo, ma è stato brevettato ovviamente solo alla sua fine, il 14 dicembre 1937 da Bruce De Montmorency. Questo shaker ha riscosso un enorme successo ed è stato pubblicizzato come “strillone” perchè anche da vuoto suonava come una campana. La versione con il manico in legno è inglese, comunemente il manico è in legno marrone e nel mio c’è il marchio JBC & S. Ld E.P.N.S. Made In England. Quest’ultima dicitura sta per Electro Plated Nickel Silver, ovvero per argento elettrolitico, marchiato in un modo simile all’argento sterling in modo da gratificare l’acquirente che poteva esibire un oggetto apparentemente di grande valore e, allo stesso tempo, ingannarlo perchè di fatto questo valore non sussisteva. L’argento EPNS si differenzia dall’argento Sterling R925 perchè è ottenuto dalla raffinazione elettrolitica di una lega povera come il rame e non contiene argento (talvolta solo una sottilissima placcatura superficiale), mentre il secondo, prezioso, contiene 92,5% di argento e 7,5% di rame. Lo shaker è composto di 4 parti: la campana dove si infilano gli ingredienti, il manico in legno e metallo con filtro, il battente/mescolatore e il tappo che si svita per versare il cocktail ottenuto… è semplicemente un bellissimo strumento Art Decò! Nel mio manca il battente e quindi non può suonare… ma confido di trovarne/fabbricarne uno per completarlo e riportarlo a suonare come un campanaccio! A proposito, trovo il fatto che questo shaker agitato facesse un gran rumore una vera beffa all’autorità: completamente mimetizzato come campana, in realtà sfornava cocktail ricchi del proibito alcol sotto gli occhi di tutti!

Dopo tutte queste chiacchiere non abbiamo ancora affrontato un punto cruciale: sai perchè si shakera? Al di là del cerimoniale della “shakerata” che può essere un po’ paragonata alla sciabolata di una bottiglia di spumante, ti voglio parlare della reazione chimica derivante da questa operazione. L’alcol ha delle molecole che occupano molto spazio tra loro intorno alle quali ci sono degli spazi vuoti visibili al microscopio quando la temperatura è sopra allo zero. Se misceli due sostanze alcoliche a temperatura sopra lo zero, le molecole di una e dell’altra non occupano gli spazi vuoti e saranno quindi non ben ancorate tra loro spostandosi facilmente. Se si sottopongono queste molecole a un rapido sbalzo di temperatura agitando con forza, le molecole di una sostanza riempiono gli spazi vuoti dell’altra e si cementificano. Bisogna prestare attenzione: man mano che la miscela ottenuta si scalda, questo legame tenderà a rompersi per effetto appunto della termosensibilità delle molecole alcoliche.

Che cocktail shakerare stasera? Dai, è pur sempre l’ultimo giorno dell’anno… prepariamo insieme qualcosa di speciale! Cosa? Ma un Gold Martini, of course! Lo so, lo so… qualche purista, anzi qualche professionista, mi dirà che è un cocktail che va nel miscelato e non shakerato… però io sono romantica e passionale e voglio far fare l’amore al Sauternes e al Tanqueray Gin e cementare la loro unione, è un problema? 😍

  • 3/4 Tanqueray Gin
  • 1/4 Sauternes

Metti nello shaker il ghiaccio, il Gin e il vino e shakera senza usare troppa forza per una decina di secondi. Versa in una coppa Martini e spruzza l’oro atomizzato spray. L’oro atomizzato è una polvere così “impalpabile” che si distribuisce in modo omogeneo sulla superficie del liquido che crea un effetto “placcato” godibile fino alla fine del drink, valorizzando gli splendidi riflessi d’oro del Sauternes. Prova a esporlo qualche secondo alla luce del sole, scatta una foto, mettila nelle tue IG stories e taggami @perlagesuite… il risultato sarà di una magia unica, promesso!

Ah, l’oro 24 k per il nostro organismo è un vero toccasana, quindi non aver paura di esagerare con una spruzzata vigorosa! Del resto lo stesso Gualtiero Marchesi è passato alla storia con il suo risotto alla foglia d’oro…

Attenzione a non confondere questo squisito cocktail con il “Martini Gold” firmato dagli stilisti Dolce&Gabbana che contiene Vermuth e con questo cocktail condivide solo il colore della bottiglia!

Cheers e buon capodanno 2020!

Chiara

P.S. Prossima tappa lo speakeasy di Genova, magari proprio con l’autore di questo stupendo regalo! 😍

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