Giovedì 23 gennaio 2020 sono stata, come ogni anno, all’evento “Autoctono si nasce” dell’Associazione GoWine all’Hotel Michelangelo a Milano. Ancora una volta l’ho trovata una manifestazione piccola e raccolta interessantissima per scoprire qualche chicca e confermare qualche buona degustazione fatta in precedenza. Quest’anno ha avuto un sapore speciale: è stato il primo evento enologico dove ho portato Francesco e dopo ne abbiamo anche approfittato per andare in uno dei miei sushi preferiti di Milano: Jin Sushi Experience! Questa manifestazione dedicata ai vitigni autoctoni italiani ha presentato, nei suoi banchi di assaggio, oltre 80 etichette provenienti da ogni parte d’Italia e non solo, ma per questo articolo ho deciso di sceglierne solo 5. 😋 😎

… Un’importante selezione di vini, espressione di terroir nascosti e dai sapori nuovi, per un irripetibile viaggio tra i più insoliti e rari autoctoni italiani.

Autoctono si nasce: atto dodicesimo – GoWine

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Autoctono si nasce 2020 – #1 Ca ed Curen, L’incompreso

Un vitigno che a me piace tanto, ma proprio tanto, è il moscato. Non è affatto “banale” come qualcuno può pensare perchè, ovviamente, è il tipo di vinificazione a fare la differenza. Ad esempio, L’incompreso di Ca ed Curen è un moscato secco e, per la zona, è già un metodo piuttosto alternativo. Questa piccola cantina a conduzione familiare infatti si trova a Mango, un paesino nelle Langhe in provincia di Cuneo ad oltre 500 metri sul livello del mare famoso per il su Moscato, ma non certo vinificato come vino bianco fermo e secco! Conosco Michele da diversi anni ormai e, quando posso, seguo la sua evoluzione. Devo dire con grande piacere che ha fatto una crescita incredibile e ha fatto fare un vero salto di qualità all’azienda.

L’incompreso è elaborato da uve moscato bianco (85%) e favorita (15%). Dopo la vendemmia manuale, le uve vengono pigiate e pressate delicatamente. La fermentazione, a temperatura controllata pari a 14 °C, esalta il profilo aromatico di questo vitigno. In seguito affina in acciaio sulle fecce nobili e per un periodo avviene il bâtonnage. Questa annata presenta un bouquet sensoriale strepitoso rispetto all’annata precedente, con note di pesca gialla matura, salvia e soprattutto zenzero, che ho ritrovato anche in bocca sia nel gusto che nella piccantezza. Un calice tira l’altro!

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Autoctono si nasce 2020 – #2 Rossovermiglio, Sannio Aglianico

Conosco questa cantina da tre anni grazie ai loro vini spumanti che, purtroppo, ho visto “bistrattati” anche durante questo evento di GoWine da un ragazzo che non voleva assaggiarli perchè Metodo Martinotti o Metodo Charmat, chiamalo come ti pare!

Perbacco, ma è mai possibile che nel 2020 debbano ancora esistere gli enofighetti con i pregiudizi? Allora, che sia pieno di spumanti elaborati con questo metodo di infima qualità è verissimo, ma non è che col metodo classico va proprio meglio eh!!! Poi ci scommetto che il Prosecco (e non quello buono come questo di Bellenda) ve lo bevete comunque a fiumi! Come in ogni aspetto della vita, ci sono cantine che lavorano bene e cantine che lavorano male, stop. Ovvio che se un Metodo Charmat sta 30-40 giorni in autoclave è al 99% una porcheria (o quasi). Ma cosa pensi che il Metodo Classico solo perchè sta almeno 9/12 mesi ad affinare è meglio? Ne avrei giusto qualcuno da farti assaggiare per sfatare questo mito… e in ogni caso “Frenesia”, la Falanghina del Sannio DOC Brut che quest’anno è venuta spettacolare, è un Metodo Charmat Lungo e affina ben 12 mesi sui lieviti e poi riposa altri 2 mesi in bottiglia prima di esser messa in commercio. Quindi?

Comunque oggi voglio premiare il Sannio Aglianico DOC 2014 perchè mi ha emozionata. Dopo la vendemmia manuale in piccole cassette, la fermentazione avviene in vasche di acciaio inox a temperatura controllata e la macerazione delle bucce dura 15 giorni. Successivamente affina per 12 mesi in barriques di rovere francese e 6 mesi in bottiglia. Ho assaggiato sia l’annata 2017 sia l’annata 2014, che ho trovato con una marcia in più grazie a una preziosa eleganza. Ah, la 2014, che annata controversa! Qui il bouquet aromatico è ampio, con note di ciliegia fresca, cannella, foglie di tabacco, susina e sottobosco. In bocca è molto equilibrato e piacevole.

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Autoctono si nasce 2020 – #3 Tre Monti, Thea 2016

Nel mio personale podio dei migliori Romagna Sangiovese DOC c’è sicuramente anche Thea di Tre Monti… che si gioca una splendida partita con il Vigne del Generale di Nicolucci e l’Amarcord d’un Ross di Trerè. Facciamo un podio da 4 gradini, perchè ci voglio mettere anche il Monte Brullo di Gabriele Succi (Costa Archi). Viene elaborato da vecchie vigne impiantate nel 1968 e collocate su un terreno argilloso-sabbioso nella denominazione “Oriolo”. La vendemmia, rigorosamente manuale, avviene uno dei primissimi giorni di settembre. La macerazione dura 12 giorni a temperatura controllata di 28-30 °C. L’affinamento, che dura 9 mesi, avviene in barriques nuove della pregiatissima foresta di Allier. L’annata 2016 è elegantissima, con un bouquet ampio che spazia dalla liquirizia dolce alla rosa canina, dai frutti di bosco al pepe rosa. In bocca entra deciso, equilibrato e coerente, con un tannino finissimo e una bella lunghezza.

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Autoctono si nasce 2020 – #4 Cieck, Alladium Passito 2010

Va bene, confesso: al Merano Wine Fest 2019, in compagnia della cara Lia, lo avevo già assaggiato in una spettacolare degustazione verticale… ma dato che Francesco mi aveva chiesto di concludere in dolcezza non ho resistito dal “fare un altro giro in una giostra che mi era piaciuta”! Ad averci avuto una tagliata di petto d’anatra come quella che abbiamo mangiato ieri sera a cena… magari con una favolosa scaloppa di foie gras da abbinarci sarei stata una bimba tanto, tanto, tanto felice. Ma non si può avere tutto dicono… 😅

L’erbaluce è un vitigno che adoro perchè ha una spalla acida da paura, un buon tenore zuccherino e dei sentori molto caratteristici che virano, principalmente, alle erbe aromatiche. L’Erbaluce di Caluso passito è un vino meraviglioso che mi raccomando di non rovinare servendolo a temperatura ambiente (soprattutto d’estate) o, comunque, a temperature troppo elevate.

Per produrlo si selezionano i migliori grappoli di erbaluce, quelli perfettamente sani con gli acini più radi e più colorati dal sole. Poi si mettono ad appassire appesi in un locale ben aerato secondo la tradizione del luogo. A marzo si tolgono gli acini appassiti dai grappoli facendo così un ulteriore lavoro di selezione. Gli acini integri vengono delicatamente pressati in un antico torchio di legno, poi il mosto viene fatto decantare a freddo e fermentare con lieviti selezionati. Invecchia 3 anni in piccole botti di rovere, per poi affinare in bottiglia per circa 6 mesi. Già il colore riempie di soddisfazione, ma è il naso a emozionarmi: un intreccio tra frutta secca, agrumi canditi, biscotti al burro e note balsamiche! In bocca è molto equilibrato, lunghissimo e non troppo dolce, caratteristica che apprezzo tantissimo!

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Autoctono si nasce 2020 – #5 Ocone, Bozzovich Bianco

Lo ammetto, lo ammetto: ho assaggiato questo vino solo perchè mi ha colpito l’etichetta: mi ha ricordato un disegno di uno dei miei artisti preferiti dell’Art Nouveau, Alfons Mucha! L’altro è Gustav Klimt… di cui colleziono libri fin dai tempi che frequentavo il Liceo Artistico di Ravenna! Vedi quanto è importante vestire in modo intrigante la bottiglia? Ocone non l’avevo mai sentita nominare, nonostante produce vini nel Sannio dal 1910! Il realtà l’etichetta riprende il manifesto originale che disegnò l’artista Sergio Bozzovich per pubblicizzare il vino durante la Prima Guerra Mondiale! Quando riesco a coniugare nello stesso concetto vino, arte, architettura e fiori sono una bimba felice!

Questo vino è un blend di tre vitigni autoctoni locali: falanghina, fiano e greco. Le uve sono raccolte manualmente nel mese di settembre, alcune leggermente in anticipo per privilegiare certi sentori aromatici e mantenere alta l’acidità. Pur non potendo fare una degustazione professionale ad un evento posso dirti che l’ho trovato un bel vino da aperitivo, molto piacevole grazie a un bouquet delicato dove si intrecciano profumi di fiori ed erbe aromatiche. In bocca è molto fresco, sapido e coerente. Che dire? Non vedo l’ora di assaggiare anche il Bozzovich nero… 😍

Il miglior sushi All Can You Eat di Milano? Vivi anche tu una Jin Sushi Experience!

A questo punto devo farti una doverosa premessa: io odio quasi tutti i ristoranti finti-giapponesi all can you eat. Ne ho provati circa una decina in vita mia: pesce tendenzialmente vecchio “sterilizzato” con una buona cara vecchia abbattitura che però non gli ha fatto perdere la puzza (spesso “coperta” da generosi quantitativi di aceto di riso e salsa di soia)… sushi impresentabile… centinaia di coperti… igiene discutibile. No signori, io sono per la qualità. E la qualità si paga. Perfino le oche destinate a diventare foie gras si abbuffano contro la loro volontà, com’è possibile che noi uomini possiamo essere più sfondi di un’animale?

Poi una sera per caso provo per caso Jin Sushi Experience, in via Luca della Robbia 10, trascinata dopo una degustazione nei paraggi. Giusto un paio di settimane prima avevo cenato da Io, sushi alla carta di Milano con 1 stella Michelin dove il mio accompagnatore spese circa 320 € per una cena per due innaffiata da una buona bottiglia di Champagne (50 €). Capisci che il mio concetto di sushi era alto… e ero convinta mi sarei trovata malissimo come in tutti gli altri sushi con la formula ACYE. Beh, mi sono ricreduta subito! Da Jin Sushi trovi dalla ventresca di tonno (il taglio più pregiato) alla cappasanta fino ai gamberi rossi. Nella foto in alto i nigiri sono con ventresca di tonno e salmone con fegato d’oca, nella foto in basso i rotolini di salmone sono con uovo di quaglia e tartufo. La % di pesce sul riso è abbondante e l’alga sempre croccante, segno che non è riciclato (come ci è capitato a dicembre in un altro posto).

La cena stellata poi è stata fantastica, ma, tolto il vino, si parla di 140 € a persona per mangiare una qualità che non è 8 volte superiore come il prezzo… anzi! Due piatti erano davvero eccezionali: l’ostrica e i roll di aragosta. Il resto l’ho dimenticato. Credimi, se ami il sushi e sei a Milano fai un giro da Jin Sushi e scrivimi in un commento come ti sei trovato… noi -nel dubbio- ci torniamo prestissimo!

Coronavirus: è sicuro mangiare nei ristoranti cinesi e nei sushi all can you eat?

Sabato sera scorso, di ritorno alla presentazione dell’Indice Bigot nello splendido Castello di Cigognola della Famiglia Moratti, ci siamo fermati -tanto per cambiare- a mangiare da Jin Sushi Experience. Normalmente è sempre pieno e trovare posto è difficilissimo anche tra settimana, figurati il sabato! C’è da dire che a differenza dei terribili Sushi All Can You Eat che trovi in giro, Jin Sushi, facendo qualità, fa inevitabilmente pochi coperti… a occhio e croce dentro sono meno di 50! Beh sono stata assolutamente stupita di non vederlo strabordante come al solito… Francesco dice che è perchè siamo arrivati presto, poco dopo le 19:15… ma siamo andati via alle 20:30 e non era ancora pieno! Secondo me c’è lo zampino della psicosi del Coronavirus… pertanto voglio fare un piccolo appunto sul tema, poi se vuoi in un prossimo articolo approfondisco l’argomento!

Le presenze nei ristoranti cinesi e nei sushi all can you eat sono calate del 20-50 % nel giro di settimane, anzi giorni. Questo nonostante un allarmismo totalmente ingiustificato: gli ingredienti freschi sono tutti di origine italiana, al più Europea.

Cosa ne pensa il sito ufficiale del Ministero della Salute?

Inoltre, come riportato sul sito ufficiale del Ministero della Salute, aggiornato quotidianamente:

Normalmente le malattie respiratorie non si tramettono con gli alimenti, che comunque devono essere manipolati rispettando le buone pratiche igieniche ed evitando il contatto fra alimenti crudi e cotti.

I pacchi e le merci importati dalla Cina possono trasmettere l’infezione? Le modalità di trasmissione e le caratteristiche di sopravvivenza del nuovo coronavirus sono ancora in corso di studio e non esistono ancora informazioni specifiche inerenti alla trasmissione tramite merci o pacchi importati. Però, sulla base della bassa sopravvivenza di altri coronavirus (SARS, MERS) sulle superfici si stima che il rischio di trasmissione da prodotti o pacchi importati dalla Cina (mantenuti per alcuni giorni o settimane a temperatura ambiente) sia molto basso.

Dal canto mio mi è dispiaciuto non avere al ristorante Jin Sushi due calici di Incompreso o di Bozzovich Bianco da abbinare ai nigiri… l’unica cosa che manca a Jin Sushi è una carta dei vini dignitosa! 🍷 👎🏼 Diciamo che un giro da “Autoctono si nasce” faceva un gran bene anche a loro! 😁

Andare, partire, tornare…

Questo è il titolo di una canzone di Nek, la mia preferita di quando avevo 12 anni… 2 anni prima di scoprire Franco Battiato e convertirmi per sempre a lui. In prima media ascoltavo Golden Age Hip Pop e mi vestivo con pantaloni larghi, catene di ogni genere… il ritratto della signorina per bene con tutti “Ottimo” in pagella, insomma! Già da piccola presentavo certe contraddizioni che… ehm… diciamo che oggi nascondo meglio! 🤣

Dopo essere andati a Milano per la splendida degustazione e il delizioso sushi, eccoci in metropolitana sulla linea rossa che partiamo per recuperare la macchina e tornare a casa! Ovidio diceva che “il vino prepara i cuori e li rende più pronti alla passione”… non è che in realtà “il vino prepara i letti e ci rende più pronti per le nanne?” 🤔😂

Ci vediamo giovedì 20 febbraio 2020 a Milano per “Barolo, Barbaresco e Roero“? Lo trovo un altro evento imperdibile per tutti gli amanti dei grandi vini rossi organizzato sempre da GoWine all’Hotel Michelangelo!

Cheers 🍷 

Chiara

PS Tu ci sei stato ad Autoctono si nasce 2020? Quali sono i vini che ti hanno colpito di più? Hai già assaggiato qualche vino di questi che ti ho appena segnalato? Scrivimelo in un commento qui sul wine blog! 😍

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