Non ho mai letto un romanzo di Camilleri, né ho mai guardato Il Commissario Montalbano in televisione. La verità è che io non la guardo nemmeno la televisione. E i romanzi non mi sono mai piaciuti, pertanto non sono mai riuscita ad avvicinarmici, nemmeno quando ero ragazzina che leggevo in continuazione. Eppure ci sono personaggi che lasciano il segno nelle persone per qualcosa che va oltre la loro opera, che sia musicale o letteraria. Andrea Camilleri è uno di questi.

Fabrizio, il mio migliore amico e il mio socio, circa un’ora fa mi ha detto che Camilleri è morto e mi ha detto che un genio così grande meritava un articolo sul mio wine blog a lui dedicato. Tuttavia non voglio scrivere il solito articolo copia-incolla autobiografico stile bollettino ANSA, per quello ci sono i giornali che fanno benissimo il loro lavoro. No, voglio immaginarmi di essere di fronte a lui a parlare di vita e di sogni, con un calice del Terrano del Carso che tanto amava.

Una coincidenza fortuita, il mio essere appena rientrata dal Carso. Ho bevuto dei terrano splendidi, e ne ho ricevuto, tra le altre, una bottiglia dall’azienda Lupinc, che mi ha ospitata per diversi giorni. Così ora ho deciso di stapparlo e dialogare con Camilleri, come se fosse qui, con me. Non ho un arancino o una sardina a beccafico da offrigli, ma posso rimediare con una splendida sardina di Monte Isola, il magico luogo in cui vivo. Che non è la sua Sicilia, quella Sicilia che anche io amo profondamente. Forse Taormina, con i suoi resti archeologici che si stagliano sul mare azzurro, è l’unico posto per cui potrei lasciare quello in cui vivo ora. O forse per qualche altra città siciliana che devo ancora visitare. Io credo profondamente che la Sicilia sia un modo di essere, e la sua storia ne è certamente la prova. La Sicilia è Bellezza, ed è nella Bellezza che si trova la profondità di pensiero, l’Arte, il Genio. Non ho mai conosciuto un vero creativo che vive in un posto esteticamente brutto. La bruttezza distrugge la creatività. La creatività si nutre di Bellezza, in qualunque forma essa si presenta. Sicuramente è per questo che la Sicilia è adornata di personalità straordinarie: Andrea Camilleri, Franco Battiato, Archimede, Empedocle, Ettore Majorana, Renato Guttuso, Leonardo Sciascia, Vincenzo Bellini, Giovanni Verga, Luigi Pirandello, Giuseppe Tornatore, Ernesto Basile, Salvatore Quasimodo, Antonello da Messina… sono i primi che mi vengono in mente, ma chissà quanti ne sto dimenticando!

Si può essere sbirri di nascita, avere nel sangue l’istinto della caccia, come lo chiama Dashiell Hammet, e contemporaneamente coltivare buone, talvolta raffinate letture? Salvo Montalbano lo era e, se qualcuno gli rivolgeva stupito la domanda, non rispondeva. Una volta sola, ch’era particolarmente d’umore nìvuro, rispose malamente all’interlocutore:

«Si documenti prima di parlare. Lei lo sa chi era Antonio Pizzuto?»

«No.»

«Era uno che aveva fatto carriera nella polizia, questore, capo dell’Interpol. Di nascosto traduceva filosofi tedeschi e classici greci. A settant’anni e passa, andato in pensione, cominciò a scrivere. E diventò il più grande scrittore d’avanguardia che noi abbiamo avuto. Era siciliano.»

[…]

Nel ristorante dove l’amico lo portò, servivano solo pesce. Si fece un piatto di tagliolini all’astice e per secondo pigliò guatti sfilettati che difficilmente si trovano. Per mandare giù quella grazia di Dio, Protti gli consigliò un terrano del Carso, prodotto sulle colline alle spalle di Trieste.

Andrea Camilleri, Miracoli di Trieste

La Sicilia è una regione speciale, e penso che uno come Camilleri non poteva davvero nascere altrove, e diventare così speciale. Camilleri, che ha dovuto creare una sua lingua, mescolando espressioni siciliane a parole italiane con un atto degno della mixologist più raffinata. Ma quello che per me è davvero speciale di Camilleri non sono tanto i suoi personaggi, o le sue storie, che non ho mai avuto un particolare interesse a leggere. Il Camilleri con cui oggi sto parlando è il Camilleri che non si è arreso, il Camilleri che nel 1978 si è rivolto a un editore a pagamento per pubblicare un flop tale da non essere nemmeno distribuito sul serio. Il Camilleri che pubblica diversi romanzi senza successo, che nessuno ricorda. Il Camilleri che non si arrende. Per me, che vivo scrivendo e sogno di essere una scrittrice da quando sono nata, anno più, anno meno, Camilleri è prima di tutto maestro di coraggio. La maggior parte delle persone ha questa terribile convinzione che ci sono persone fortunate, a cui le cose belle semplicemente accadono. Queste persone sono sempre pronte a salire sulla barca dei vincitori, per vantarsi di conoscerli dai tempi dell’asilo, o del liceo, poco importa. Queste persone pensano che i Camilleri di turno semplicemente sono da rispettare e ammirare, e sono sul loro podio grazie alla fortuna, o alla bravura, senza riflettere che prima di tutto sono lì per una questione di approccio. Ecco, oggi voglio ricordare Camilleri proprio per il suo approccio. Camilleri è diventato un “fenomeno di successo” dopo il 1995. I vent’anni precedenti però li ricordano in pochi. E sono proprio quei vent’anni che voglio ricordare io oggi.

Camilleri era un comunista, ateo e coraggioso. Camilleri non aveva mai paura di parlare, di dire cosa pensava, di schierarsi. Ecco, oggi manca davvero la capacità di schierarsi. Di schierarsi da subito, non di farlo dopo. Di schierarsi dopo la vittoria c’è un gregge pieno. Ma quanti di loro sono stati capaci di schierarsi prima, quando il fallimento gridava con una voce talmente forte da non lasciare presagire vittoria alcuna? Quanti di loro sono stati capaci di schierarsi con Camilleri in quei vent’anni prima? A me, onestamente, poco interessa da che lato ti schieri. La diversità è ricchezza, sempre. Tranne nel caso di gente come Hitler, ma questa è un’altra storia. A me interessa che sei coerente con le tue scelte, e che le porti avanti con coraggio e determinazione.

Ecco, io voglio imparare questo da Camilleri. Voglio imparare a non avere paura di fallire e a non arrendermi. Voglio essere capace di schierarmi sempre e ammirare anche una barca che fa acqua da tutte le parti, se è capace di trasmettermi qualcosa. La Costa Concordia era bellissima, solida, invincibile, preziosa… eppure mio padre, che passava ogni estate all’Isola del Giglio con mia madre, l’ha fotografata così.

Se oggi Camilleri fosse qui, a bere un calice di terrano del Carso, rosso, impenetrabile, intenso, strutturato… cosa mi direbbe a proposito della felicità? In un’intervista ha detto che il suo giorno più felice è stato quello del matrimonio con la sua Rosetta dello Siesto, sua compagna di vita per oltre 70 anni. Rosetta si è schierata con il Camilleri di quei vent’anni, e l’ha sempre tenuto per mano. Camilleri ha detto che il segreto del suo successo è da sempre questo rapporto così intenso, con questa donna così speciale, che gli ha dato i migliori consigli per tutta la vita. Probabilmente oggi gli chiederei proprio come si fa a far durare un rapporto per 70 anni. Credo non ci sia successo più grande nella vita che dare e ricevere Amore dalle persone che amiamo. E anche da tutte le altre. Credo che tutto torna, che in questo meraviglioso mistero che è la Vita, è solo dinanzi alla malattia che ci ricordiamo cosa conta davvero: l’Amore. L’Amore per le persone più importanti della tua vita, l’Amore per gli animali, l’Amore per i luoghi, ma anche e soprattutto l’Amore per il tuo prossimo. Credo fermamente che il successo, anche lavorativo, è una conseguenza dell’Amore che sei capace di dare. Della parte di te che doni agli altri, senza secondi fini e senza aspettarti nulla in cambio. Questo Amore che dai, se sei capace di farlo, è estremamente gratificante. Se ami, se non ti arrendi, se fallisci anche 100 volte e ti rialzi… tutto quello che desideri arriva. Promesso.

 Prega solo che il tempo sia clemente, e ti sia concesso di attendere.

 Tra un sorso di vino e l’altro, caro Camilleri ti penso. Ti auguro che lassù il tuo desiderio si avveri e William Shakespeare ti stringa la mano.

E ti auguro di incontrare anche il mio papà, che non è stato Skakespeare, ma è stato immenso almeno quanto lui. Non come scrittore, ma come padre. Non per l’umanità, ma per me. Non so se esiste il Paradiso, ma se c’è, lui sicuramente adesso sta facendo un bellissimo castello di sabbia circondato da tanti bimbi sorridenti. Magari nella tua Sicilia.

Un abbraccio a Rosetta e a tutta la tua famiglia.

Chiara

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