Prima di dire qualsiasi cosa, come diceva il mio caro professore di letteratura del liceo artistico Giovanni Zanzi, bisogna partire dal contesto. Allora parliamone di questo contesto. Tra pochi minuti è mezzanotte. Non esco di casa da 21 giorni e se mi vedesse Benigni invece che “Modello Giuditta” griderebbe “Modello carcerato”. Dopo Natale e come proposito del nuovo anno ho deciso di mettermi (di nuovo) a dieta e dato l’impossibilità di contare le calorie mi limito al digiuno 16/8. In una parola fino a mezzogiorno e venti di domani non posso toccare qualcosa che non sia acqua o caffè. E ho appena sfornato una torta con patate, ricotta, prosciutto crudo e formaggio di tara e dei meravigliosi grissini (ecco la ricetta infallibile super facile). In compenso 4 ore fa ho mangiato il mio ultimo alimento, una melagrana, dopo 10 anni. E mi sono ricordata che non ho mai capito come si mangiano, dal momento che sembro uscita dall’esorcista e con me tutti i miei vestiti e la nostra cucina. Affranta, ho acceso Netflix, scelto “Il diario di Bridget Jones” e ricordato che c’è una donna meno sexy di me che si è sposata Mark Darcy. Poi mi sono ricordata che mio marito, una specie di adone di 27 anni – che per qualche scherzo della natura è pure dolce,  intelligente e indipendente – dorme in camera da letto da due ore. Sono salita per controllare di non essermelo sognato.

Definito il contesto mi capirai se quando ho fame posso risultare antipatica. Allora, già un paio di settimane fa era uscita una roba di un sessismo allucinante riferita alle wine angels e compagnia ed ero stata zitta unicamente perchè avevo un esame da lì a pochi giorni e non avevo tempo da perdere dietro il misogino di turno, ma all’ultima perla di Franco Ziliani non resisto. Volevo resistere, giuro. Mi sono detta “Ma sì Chiara, lascia perdere, che tanto lui fa la figura da capitan fenomeno (come sempre) e lei a cavalcare l’onda nel ruolo di vittima si becca anche un po’ di pubblicità (la pubblicità non è mai abbastanza)”. Ma non ce la faccio proprio.

Franco, o Franco, ma ancora non è ora di smetterla? Sia chiaro, ho per te il rispetto che ho per pochi per la tua cultura enologica e concordo con te che Laura (aka @theitalianwinegirl su Instagram) ha sparato una cazzata fotonica sul rapporto degli zuccheri e peggio sui vecchi Borgogna che sanno di linoleum. Ohi, non che io mi sia mai messa ad annusare il pavimento della mia vecchia palestra. Può anche essere che a forza di raccogliere il sudore di decine di poveri disperati qualche odore non proprio gradevole lo aveva pure, perbacco. Tuttavia a me hanno insegnato che chi si fa i cazzi suoi campa 100 anni, a te? Possibile che un talento come il tuo debba essere sprecato a farsi odiare per modi che sprizzano di tante, tantissime cose fuorchè di una galanteria che alla tua età ti darebbe perfino un’aria interessante?

Comunque prima della tua sparata non sapevo chi fosse Laura, ora lo so e mi piace. Alla fine del tuo articolo l’unica cosa che mi è rimasta è che lei è una figa da paura. E ha classe, tanta anche. A te non piace magra? Io dico beata lei. Pesassi come lei sarei meno di malumore a scriverti mentre torta e grissini mi beffeggiano a due passi con la consapevolezza che non li posso toccare. Mi è rimasto anche che Laura ha una grande padronanza dell’inglese, cosa che vorrei tanto avere anche io (e invece l’unica “altra lingua” che malapena padroneggio è il dialetto romagnolo).

Infine della sua professionalità non discuto 1) non la seguo da abbastanza tempo e 2) non sono qui per giudicare nessuno, ma partirò col comprare il “libercolo” dal titolo “Come il vino ti cambia la vita” perchè a me il vino la vita l’ha cambiata sul serio e sono curiosa di leggere le storie di altri che come me sono rinati grazie a questa comune passione.

Cheers 🍷

Chiara

P.S. Hai chiamato il tuo amico Oscar Farinetti, quello che ha avuto “il coraggio” di farle la prefazione, per chiedergli cosa ne pensa del tuo (triste) articolo?

P.P.S. Un modesto suggerimento: Smile, Franco, Smile! Che a rosicare troppo si rischia di morire prima del tempo…

Ah, no scusa ho ancora una cosa da dire. Ho giusto riletto ora il commento del produttore di erbaluce Camillo Favaro che scrive:

“Prenderei anche in considerazione il fatto che non sapendone di vino e, molto spesso, non conoscendo nemmeno l’uso della lingua italiana scritta, dovrebbero limitarsi ad allietare gli astanti esclusivamente con la mercanzia di cui dispongono e di cui, evidentemente, vanno particolarmente orgogliose.”

Camillo Favaro su Facebook

Per tutti i grissini, ma sul serio? Allora, che ci siano wine influencer che usano la mercanzia per raccattare più like è un dato. Come è un dato che i like, laddove la mercanzia è esposta, pullulano a migliaia. Da me si chiama domanda e offerta. Se critica loro che sfruttano – dimostrando più intelligenza e lungimiranza di chi le offende – il loro corpo come catalizzatore di interazioni, che parole riserva ai morti di figa che mettono like ad ogni cm di pelle femminile esposta?

Ohibò che i morti di figa non siano interessati al vino non dobbiamo dircelo. Tuttavia grazie ai loro rapidi e allupati like queste foto “schizzano” in Esplora (se non sai cosa significa te lo spiego in un commento) e la bottiglia di vino raffigurata insieme alla mercanzia la vedono migliaia di persone che, grazie agli hashtag, sono più in target con la bottiglia in oggetto che col bel paio di tette che la circondano. A te questo stile di comunicazione può non piacere, ma che sia efficace non ci sono dubbi.

Credo che i vignaioli – se interessati a questo tipo di pubblicità – dovrebbero limitarsi a scegliere l’influencer che sia in sintonia con il loro prodotto. Se hai un vino da proporre in un ambiente luxury il profilo delle @_wineangels_ è quanto di più perfetto esiste.

Se invece hai ancora dubbi, i numeri parlano da soli.

Io non comprerei mai un pacco di pasta Barilla, ma la maggioranza la compra e i supermercati sono pieni di scatole blu. Ogni volta che vedo uno metterla nel carrello ammetto che ho un sussulto, ma non gli faccio una sviolinata sulla schifezza che sta per mangiare. Semplicemente scelgo altro.

E mi faccio i cazzi miei che c’ho voglia di campare 100 anni.

Signor Favaro, lei semplicemente scelga altro e rispetti chi non le piace (e i tanti suoi colleghi a cui invece piace e anche parecchio!). Se Barilla vende milioni di scatole blu e fattura quel che fattura per me ha ragione.

Cheers 🍷

Chiara

(Ora finisco il diario di Bridget Jones mentre pulisco la cucina dove i grissini mi fissano sfidanti. Praticamente su di me hanno lo stesso effetto di quelle tette, ecco.)

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