Normalmente non scrivo articoli di cronaca, nemmeno del vino. In questo caso, tuttavia, mi sento di fare un’eccezione perché questa notizia allucinante che ho letto stamattina sul sito di Slow Food ha per oggetto il mondo che ho lasciato, l’edilizia, e il mondo in cui vivo oggi, il vino. Ebbene sì: il vignaiolo dell’Isola del Giglio Francesco Carfagna è stato condannato a pagare una multa pari a 8.000 €, di cui 2.750 € in sostituzione a 11 giorni di carcere, per aver tutelato l’ambiente in cui vive e lavora eliminando sterpaglie da un terreno (suo) senza autorizzazione. Sarà perché all’Isola del Giglio ho bellissimi ricordi, sarà perché i miei genitori ci sono andati in vacanza ogni ferragosto per un sacco di anni consecutivi… o forse sarà che quando lavoravo in edilizia ho visto le peggio speculazioni nel Parco Nazionale del Delta del Po finire a “cappelletti e sangiovese” con qualche sanatoria ridicola rispetto al danno fatto all’ambiente e alle schifezze costruite… in ogni caso non posso proprio fare finta di niente oggi.

Francesco Carfagna e il suo vicino sono stati condannati come due palazzinari (del vino il primo e dei piselli il secondo… giuro!) per aver ripulito un minuscolo pezzo di terra di 100 mq (!!!), nelle loro rispettive proprietà da sterpaglie e rovi infestanti senza richiedere autorizzazione preventiva. Il vicino è colpevole anche di aver piantato nel suo orto fave e piselli e alla richiesta di piantare i pomodori gli è stato risposto che in quel caso avrebbe “aggravato la sua posizione”. Allora, diciamo pure che l’Isola del Giglio fa parte del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano… ma condannare  penalmente Francesco Carfagna e il suo vicino per aver pulito dai rovi un pezzettino della loro terra con l’accusa di abuso edilizio è raccapricciante. Il vicino poi si trova in una situazione ancora più grave per esser stato colto in flagrante mentre piantava i piselli nel suo orto e il tuo terreno è stato posto sotto sequestro dall’autorità giudiziaria. 

Questa sarebbe la malagiustizia italiana… no, davvero, siete seri?

Da quando il taglio delle sterpaglie è diventato equiparabile ad un abuso edilizio? Senza andare a scomodare il Centro e il Sud Italia, vi porterei a fare un giro turistico sulla Riviera Romagnola a vedere gli abusi edilizi, quelli veri. Per non parlare di tutta la “merda” sversata nei fiumi e nel mare… E attenzione, tutte queste cose non a norma di legge sono fatte esclusivamente per lucro, non per tutelare l’ambiente in cui si vive o per piantare i pomodori.

francesco carfagna

Aggiungo che io vivo sul Lago d’Iseo, nella sponda bergamasca, zona di stupenda bellezza ma di grande dissesto idrogeologico. La nostra montagna è “abbandonata” e boschiva, piena appunto delle nostre sterpaglie che però risultano diverse da quelle della macchia mediterranea. Questo lasciarla a sé stessa provoca frane quotidiane anche di piccole porzioni di montagna, fino a veri e propri disastri (anno scorso è caduto un pezzo di roccia di dimensioni maggiori della mia macchina giusto 5 minuti prima che passassi di lì…). Come cavolo si può condannare per abuso edilizio un vignaiolo che tutela l’ambiente pulendo le stesse sterpaglie che con le loro radici rovinano muretti e terrazzamenti causando questi disastri? E sequestrare un terreno per averci piantato fave e piselli? Signor giudice del Tribunale di Grosseto (ah quanto mi piacerebbe che lei mi rispondesse a questo articolo…), mi sta dicendo quindi che dato le disposizioni del D.P.R. 380/01 Art. 44 dove sono trattati gli abusi edilizi qualcuno andrà a sequestrare i germogli di piselli dopo aver sequestrato il terreno?

Il D.P.R. 380/01 Art. 44 stabilisce che, una volta accertata la lottizzazione abusiva del terreno (cosa che il giudice è riuscito a fare condannando Francesco Carfagna e il suo vicino), c’è la confisca i terreni che diventano patrimonio del Comune che li acquisisce a titolo gratuito (ah, ecco… ) insieme alle opere ivi costruite.

E sai qual è la cosa più vergognosa? Che sul sito di Slow Food ho letto commenti che proclamano giusta questa condanna. Sia chiaro, io sono la prima a dire che le leggi vanno rispettate. Ma devono essere sensate e scritte con criterio. E non si può confondere per ignoranza le normali pratiche agronomiche con interventi di lottizzazione. La deriva di questo Paese è che i criminali e i truffatori, quelli veri, se la cavano con pene ridicole e spesso nemmeno sono condannati, mentre ad un contadino che pianta i piselli nel suo orto gli viene sequestrato il suo terreno perché lo ha ripulito senza autorizzazione, nonostante è ampiamente dichiarato che ha fatto anche un beneficio all’ambiente.

Sì, questa volta sono andata fuori tema e non ho parlato di vino a causa della mia indignazione. Spero tuttavia che da qui nasca l’occasione per andare ad assaggiare i vini di Francesco Carfagna, professore di matematica, capomastro rurale, oste e vignaiolo, ormai leggenda dell’Isola del Giglio per aver “resuscitato” gli antichi vigneti che si aggrappano alle sponde frastagliate dell’isola in splendidi terrazzamenti vista mare in cui lui stesso ha costruito, sasso dopo sasso, 10 km di muretti a secco. E ha così riportato in vita sull’isola un vitigno autoctono, l’Ansonica, con cui produce le sue 6000 bottiglie di Ansonaco del Giglio, bianco fermo vinificato con “metodo tradizionale”. Ricordo che i miei genitori me ne hanno portato una bottiglia qualche anno fa, anche se all’epoca non ero ancora sommelier e ancora non svolgevo degustazioni professionali. Però ne ricordo comunque la straordinaria sapidità, il gusto davvero salmastro e quel profumo di “sugo d’arancia” che lo caratterizzava tanto.

Voglio dire grazie a Francesco Carfagna per aver recuperato i 4 ettari di vigneti abbandonati dell’isola con 10 anni di duro lavoro. Spero che tutti gli appassionati del vino compreranno i suoi vini per aiutarlo a pagare questa salatissima sanzione.

A proposito…

Da questa malagiustizia alla fine chi ci guadagna?

Se qualcuno conosce il nome del Giudice del Tribunale di Grosseto che ha emesso questa sentenza, vi chiedo cortesemente di comunicarmelo. Mi farebbe davvero piacere invitarlo a rispondere pubblicamente a questa domanda. Questo è infatti il mio pensiero, ma vorrei innescare un dibattito costruttivo su questa sentenza, sul patrimonio vitivinicolo italiano e la tutela dell’ambiente.

Cheers <3

Chiara

PS. Vi saluto con questo particolare di una foto scattata da mio papà dalla sua camera nell’Hotel Saraceno nel 2012 ai tempi del Naufragio della Costa Concordia… a proposito, il Comandante Schettino che pena ha avuto per aver ammazzato 32 persone e aver (quasi) causato un disastro ambientale di proporzioni catastrofiche proprio nella stessa Isola del Giglio? 16 anni. Qualcuno mi dirà che 11 giorni sono una pena assai inferiore, ma io vedo anche qui una non proporzione e sensatezza della pena. Schettino ha ammazzato 32 persone e ferite 100, dopo aver fatto naufragare e aver abbandonato una nave con 4.449 passeggeri, 1.351 m³ di acque grigie e nere, 41 m³ di oli lubrificanti, 280 litri di acetilene, 5.120 l di azoto, 600 kg di grassi per apparati meccanici, 855 litri di smalto liquido, 50 litri di insetticida liquido, 1 tonnellata di ipoclorito di sodio (candeggina), 2.040 m³ di olio combustibile e 230 m³ di gasolio. Francesco Carfagna e il suo vicino hanno estirpato le sterpaglie da 100 mq del loro terreno. Sono stati messi sullo stesso piano (inteso un processo penale) di chi ha fatto naufragare la Costa Concordia. Questo non è accettabile. Che siano 11 giorni, 11 minuti o 11 secondi.

La malagiustizia sta facendo naufragare il nostro Paese.

P.P.S. Francesco Carfagna ha risposto con una brillante e corposa relazione, che vi pubblico ora integralmente, così come l’ho trovata sul sito Giglio News.

Risposta del Vignaiolo Francesco Carfagna

Al presidente commissione agricoltura della Camera, Sig. Luca Sani
Al presidente della Giunta Regionale Toscana, Sig. Enrico Rossi
Al comandante Regione Carabinieri Forestale Toscana, Sig. Giuseppe Vadalà
Al presidente del Parco Nazionale Arcipelago Toscano, Sig. Giampiero Sammuri
Al presidente del CERVIM, Sig. Roberto Gaudio
All’assessore all’agricoltura Giunta Regionale Toscana, Sig. Marco Remaschi
Alla direttrice del Parco Nazionale Arcipelago Toscano, Sig.ra Franca Zanichelli
Al sindaco del Comune di Isola del Giglio, Sig. Sergio Ortelli

E p.c. alle Signore e ai Signori
Carlo Petrini, Giancarlo Gariglio, Rinaldo Rava, Alessandro Mugnaioli, Segreteria Presidente Sani, Diego Santi, Gennaro Giliberti, Fabio Fabbri, Maddalena Guidi, Stefano Barzagli.

Oggetto: Patrimoni agricoli eccezionali, Ambiente-Degrado, Normative-Interpretazioni-Contraddizioni-Sanzioni, Teoria-Pratica

Premessa 1)

I paesaggi agricoli eccezionali, praticamente sempre terrazzati, difficili e situati spesso in località marginali e di straordinaria bellezza, non meccanizzabili e non fagocitabili dalle multinazionali del cibo globalizzato, degli ogm e dell’agroindustria sono considerati ovunque di altissimo valore e importanza, non solo ambientale, ma anche economica e sociale, come fonte di lavoro e rimedio contro lo spopolamento.

Gli organismi istituzionali a parole ne sostengono la preservazione e il recupero. L’UNESCO li inserisce fra i patrimoni dell’umanità. (allegato U)

Normative, sia nazionali sia regionali (nel nostro caso Regione Toscana), e loro interpretazioni, da una parte ne auspicano il recupero, e dall’altra lo impediscono, o lo rendono assai arduo, e ne condannano la coltivazione equiparandola ad un orrendo crimine edilizio* [SIC!]

*vedi decreto di condanna e relativa sanzione (allegato F1 e allegato F2 + art. 181 dlgs 42/04)

Premessa 2)

Noi (famiglia Carfagna, vignaioli) e altri come noi, proprietari di terreni coltivati e lavorati in precedenza per centinaia di anni siamo in torto per aver ripulito dai rovi e dagli arbusti senza chiedere l’autorizzazione:

noi un fosso di scorrimento acque di superficie e una piccola fascia di rispetto.
altri l’orto storico di famiglia.
Poche decine di metri quadri rispettivamente. (vedi foto in basso)

Siamo entrambi pesantemente incriminati penalmente per reati edilizi e l’altro, che ha ripulito l’orto di famiglia, ha subìto anche un sequestro giudiziario penale (del suo orto) perché, oltre ad averlo ripulito senza autorizzazione, ha commesso anche il crimine di zapparlo e piantarci fave e piselli !!!

Siamo comunque in torto.

Ma ha ragione un legge che equipara il taglio della frasca a una lottizzazione abusiva a scopo edilizio?

E ha ragione una legge (allegato G) che dice che un terreno agricolo, se abbandonato da almeno 15 (quindici) anni [lrt 39/2000 art.3 comma 5 lettera c)] che passano a 8 (otto) anni nel regolamento forestale toscano [art.82 comma 1 (allegato H)], sia equiparato a bosco o terreno saldo anche se in precedenza coltivato magari per secoli (come è il nostro caso)?

E’ un crimine coltivare il proprio giardino?

Notazione di colore: essendo stato nominato custode del suo orto sequestrato e avendo chiesto se potesse piantarci i pomodori gli è stato risposto: – Per Carità! Così aggraverebbe la Sua posizione! …

Premessa 3)

Rovi e arbusti infestanti susseguenti all’abbandono sono “l’ambiente” e vigne, orti e frutti sono “deturpazione”o “degrado”?

Viste le premesse, e unendo e facendo interagire gli argomenti in oggetto:

Normative sia nazionali sia regionali … qui di seguito, due articoli della legge 238/2016

28-12-2016 GAZZETTA UFFICIALE DELLA REPUBBLICA ITALIANA Serie generale – n. 302
LEGGE 12 dicembre 2016 , n. 238
Disciplina organica della coltivazione della vite e della produzione e del commercio del vino.
La Camera dei deputati ed il Senato della Repubblica hanno approvato;
IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA PROMULGA la seguente legge:
TITOLO I
DISPOSIZIONI INTRODUTTIVE
Capo I
SALVAGUARDIA DEL VINO E DEI TERRITORI VITICOLI
Art. 1. Patrimonio culturale nazionale
Il vino, prodotto della vite, la vite e i territori viticoli, quali frutto del lavoro, dell’insieme delle competenze, delle conoscenze, delle pratiche e delle tradizioni, costituiscono un patrimonio culturale nazionale da tutelare e valorizzare negli aspetti di sostenibilità sociale, economica, produttiva, ambientale e culturale.
Art. 7. Salvaguardia dei vigneti eroici o storici
Lo Stato promuove interventi di ripristino, recupero, manutenzione e salvaguardia dei vigneti delle aree soggette a rischio di dissesto idrogeologico o aventi particolare pregio paesaggistico, storico e ambientale, di seguito denominati «vigneti eroici o storici». I vigneti di cui al comma 1 sono situati in aree vocate alla coltivazione della vite nelle quali le particolari condizioni ambientali e climatiche conferiscono al prodotto caratteristiche uniche, in quanto strettamente connesse alle peculiarità del territorio d’origine.

E ci dicono che lo Stato, oltre che manutenzione e salvaguardia, promuove interventi di RIPRISTINO e RECUPERO … dei vigneti “eroici o storici”. [vedi, nel caso della Toscana, anche l’art.80 del Regolamento Forestale, comma 2 lettera b) e c)]. (allegato J)

Ma la Guardia Forestale proprio su di essi si accanisce con denunce PENALI a tutto spiano. Vero è che sia necessaria una autorizzazione o una dichiarazione. Ma è necessario tanto rigore? (vedi di nuovo allegato F1 e allegato F2) Non è una novità, c’è già nelle Scritture: – Filtrano il moscerino e si ingoiano il cammello -.

Se fossimo giungla il patrimonio sarebbe giungla. Ma siamo da sempre vigne, orti, frutti. Il patrimonio allora dovrebbe essere vigneto e paesaggio agricolo. “Insula suavissimo vino celebris”… (Paolo Giovio – Historiarum sui temporis tomus secundus, in officina Laurentii Torrentini, Florentiae 1552). Una viticoltura così importante da essere citata nella “Storia Naturale dei Vini” di Andrea Bacci, [una pubblicazione del 1595 che parla dei vini di tutta l’Europa!!!] (allegato K1 e allegato K2).

Centinaia e centinaia di ettari coltivati fino a prima della seconda guerra, viti sopravvissute in mezzo ai rovi ovunque (vedi foto in basso), ovunque terrazzamenti. Paesaggio agricolo eccezionale, non giungla. Abbandono dell’agricoltura e spopolamento, monocultura turistica e desertificazione emotiva. Lo chiamano progresso.

Il recupero di questa agricoltura così ardua e difficile comporta comunque, oltre ad una altissima dose di buona volontà e di amore (cuore puro), altrettanto altissimi costi e lavoro manuale enorme. Tanto è vero che gli opportunisti, speculatori, cacciatori di contributi e creatori di aziende fantasma sono piuttosto rari in questi territori, poco adatti ai loro scopi.

Perché dunque somministrare a chi vi si dedica sinceramente il carcere, sanzioni abnormi, avvocati, processi, sangue amaro e compagnia bella? Non si chiedono aiuti né premi, solo di lavorare in pace si chiede. L’eroismo principale credo, consiste proprio nel dover affrontare tutte queste orribili complicazioni extra …

Un’ultima cosa: se è vero che si vuol favorire il recupero di questa agricoltura, si facciano cessare gli interventi abnormi che lo impediscono. Se non è vero, che si dichiari apertamente che si vogliono rovi e non vigne.

Qualcosa si sta muovendo: paesaggi agricoli storici, foto aeree di sessanta o settanta anni fa, l’evidenza delle vecchie colture, riconoscimento dei vigneti “eroici” in una legge nazionale … Quasi un risveglio di consapevolezza di qualcosa … Un po’ di “buon senso” che fa capolino …

Rimane comunque il fatto che qui (Isola del Giglio), c’è gente che da mesi e mesi e mesi sta aspettando l’autorizzazione di poter zappare il suo orto. E chi lo ha fatto senza autorizzazione è incriminato penalmente e sanzionato pesantemente per lottizzazione abusiva a scopo edilizio.

C’era un programma in televisione quando ero giovanetto che si intitolava “Ai confini della realtà” …

In buona sostanza noi, coltivatori sinceri di luoghi “eroici”
Visto ciò che precede

Chiediamo

Alle donne e agli uomini di buona volontà che abbiano il potere di legiferare in materia,

  1. Che i territori agricoli eccezionali possano avere delle normative loro proprie, anche in deroga a quelle correnti per i luoghi ordinari.
  2. Che esse normative valgano indipendentemente se questi territori ricadano nei perimetri dei parchi oppure no. (facciamo qui appello alle dirigenze dei parchi perché recepiscano nei regolamenti etc …)
  3. Che, nel caso dei terrazzamenti, qualsiasi luogo terrazzato possa essere considerato paesaggio agricolo storico, indipendentemente da quanto tempo sia stato abbandonato. Non facevano le terrazze per nulla i nostri predecessori. E le terrazze sono le prime ad essere state abbandonate.
  4. Che per i territori viticoli eccezionali, oltre alla possibilità del recupero delle terrazze con la ripulitura, sia possibile ripiantare la vigna con autorizzazioni speciali o assegnazioni privilegiate, come facevano alcune regioni, e la Toscana in particolare, solo pochi anni fa col suo meritorio piano di rivitalizzazione della viticoltura delle isole, assegnando diritti di reimpianto gratuiti ai territori “eroici”. Sempre ammesso che si abbia poi la forza e il denaro per farlo. Al contrario dei cacciatori di contributi (siamo già arrivati alla domanda di contributo per fare domanda di contributo …), NON CHIEDIAMO AIUTI, chiediamo solo di poter lavorare in serenità. Notazione di colore: mi pare che per ora non siamo ancora arrivati alla domanda di autorizzazione per fare domanda di autorizzazione …
  5. Che nei regolamenti attuativi, fermi restando i criteri di salvaguardia e il divieto di snaturare i luoghi, si ponga fortemente l’accento sul ripristino e il recupero e il ritorno “all’antico splendore” agricolo, con tutte le sue enormi valenze positive di risorsa ambientale, sociale, culturale, economica, di occupazione e di valorizzazione della temperie umana e del paesaggio.
  6. Che, salva restando la doverosa e giustissima vigilanza, si scoraggino invece iniziative e sanzioni penali abnormi, a questo recupero contrarie.
    Con questo, qui chiudo.

Cordialissimamente saluto e mi firmo

Francesco Romano Carfagna – vignaiolo
ALTURA Vigneto soc. semplice agricola

Se è una petizione, dove devo firmare?

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