La Contessa, azienda vinicola di Alessia Berlusconi vignaiola, inizia una wine partnership con la franciacortina Riccafana, azienda vinicola di Riccardo Fratus all’Enoteca 21 di Piazza Duomo a Milano. Il mio titolo, volutamente provocatorio, nasce anche per attrarre tutti gli eno-pettegoli del web. Che ci siano wine magazine e wine blog nati, spesso senza alcun titolo per farlo, per elevarsi a dei indiscussi del vino e giudicare vini e produttori secondo la moda o chi offre di più è cosa nota, ma quando è il pregiudizio a fare da padrone, non so se ridere o incazzarmi.

Per questo ho deciso di esordire oggi con una piccola premessa: se sei uno di quegli eno montati o se ami giudicare le persone senza conoscerle, ti consiglio di non proseguire la lettura di questo articolo perché sicuramente non ti piacerà e Perlage Suite non è il wine blog che fa per te! Questo articolo racconta la storia di due giovani e promettenti aziende vinicole che hanno deciso di collaborare per crescere insieme… senza ridicolo sarcasmo o finto buonismo. Sinceramente a me non me ne frega niente che Alessia Berlusconi sia la figlia di Paolo Berlusconi e la nipote di Silvio Berlusconi. E non mi interessa sapere cosa ha fatto o non ha fatto la sua famiglia perché 1. la cosa non mi riguarda, 2. sicuramente non è merito o colpa di Alessia. La politica divide gli uomini in tifosi di squadre al pari del calcio, uomini che invece di lavorare insieme per costruire si ritrovano a perder tempo ad odiarsi o criticarsi. E dato che io non ho tempo da perdere, seguire la politica non mi interessa, e trovo ancor più ridicolo idolatrare od odiare a priori una persona per il suo background familiare. Mi interessano invece le persone, la loro passione, il loro essere. Come ha detto la stessa Alessia Berlusconi:

[Tweet “Fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce. @AlessiaBerlu”]

Dato che a questa frase, secondo me, non c’è altro da aggiungere, ti auguro buona lettura 😉

E come si fa a non trovare l'ispirazione a scrivere qui?

E come si fa a non trovare l’ispirazione a scrivere qui?

Ieri parto per Milano poco dopo le 10… e a parte traffico e tamponamenti vari, finalmente parcheggio alle 12:20 all’Autosilo Diaz in zona C (che non è un semplice ZTL come in tutte le altre città…). Pur avendo chiamato il parcheggio per sincerarmi di poter parcheggiare da loro (la mia solita inutile premura dinanzi alla disonestà collettiva) ho preso una bella multa perché la mia macchina è Euro 3 e non può circolare tra le 7:30 e le 19:30 in centro a Milano perché inquina (la sera invece si trasforma in una batmobile full optional Euro 10 e non inquina niente perché può circolare tranquillamente… fico no?)… invece quello del parcheggio si è raccomandato di non sbagliare corsia o non infilarmi in un senso unico… ma sul poter circolare in zona ZTL mi ha tranquillizzato dicendo che bastava pagare una card con un pin da attivare in giornata per lasciar circolare la vettura! E invece col cavolo: fino alle 19:30 possono circolare solo gli Euro 4, gli Euro 5, i GPL, i Metano, gli Alieni e i Pastori Alsaziani. E io ho gentilmente pagato 12 € per meno di 4 ore di parcheggio e 3 € di tassa al comune… e adesso ne aspetto oltre 70 di multa… va beh!

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Nicola Bonazzi, l’enologo che si occupa della parte commerciale di entrambe le cantine, è stato molto gentile ad invitarmi e a darmi le indicazioni. L’ingresso dell’Enoteca 21 è nella stradina porticata che fa angolo con la farmacia in Piazza Duomo… peccato che ci sono 2 farmacie che fanno angolo con una stradina porticata in piazza Duomo! Ma questa è la mia solita fortuna 😛

L’enoteca 21 è davvero molto, molto carina… un po’ fredda forse, ma con un personale AIS altamente qualificato. Come ha detto la stessa Alessia, il servizio dell’AIS si riconosce lontano km… e mi ha fatto molto piacere!

Eravamo una ventina, intorno ad un tavolo finemente apparecchiato. Ristoratori e distributori di tutto il nord Italia parlavano e commentavano diligentemente un appuntamento molto intelligente, che consiglio anche ad altre cantine vinicole. Questo genere di incontri B2B, dove si assaggia il prodotto nel giusto contesto e si ha un contatto diretto con l’azienda produttrice, valgono 1000 pubblicità a freddo o 10.000 mail di presentazione agli operatori di settore! I crostini erano deliziosi, il pane buono… e mi è piaciuto molto il contrasto tra la sapidità del prosciutto crudo con la tendenza dolce del pane all’uvetta! I tortelli di manzo alle noci avevano un ripieno molto buono, la pasta invece era un po’ liscia e gommosa (sembrava industriale), ma nel complesso mi sono piaciuti e ne avrei gradito volentieri un bis 😀

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Il primo vino assaggiato è stato il Franciacorta Brut Satén Millesimato 0.0 di Riccafana… mi è piaciuto davvero tanto! Al naso sentori di liquirizia si intrecciavano magicamente con l’albicocca e il cedro candito! La bolla è un pelo da affinare, ma la cremosità al palato lo rendeva piacevole da matti! Abbiamo seguito con un 9.9 di La Contessa… beh questo vino sì è un’interessante scommessa! Non amo il genere, e l’unico pregiudizio che avevo quando sono entrata era proprio verso questo vino, ma sono stata assolutamente felice di ricredermi: bevuto leggermente fresco, è il vino da aperitivo per eccellenza! Trovo il 9.9 il modo per avvicinare al vino chi non ama il vino: non è un vino sofisticato per intenditori, ma la sua bevuta sono convinta che conquisterebbe chiunque: dal degustatore al neofita! Me lo sono immaginato con un’anguilla alla griglia o con un tagliere di salumi molto grassi: slurp! Ti dirò, non te lo aspetti così: certo lo avevo pensato come un vino leggero, ma lo credevo più “senza spessore”.

Caro Intravino, fossi in te il tuo pre-giudizio me lo mangerei domani sera a cena, magari facendoti regalare da Alessia una bottiglia di 9.9 che forse ti aiuta a mandarlo giù! Questo vino, ottenuto da 3 micro terroir di Marzemino, non solo credo sia davvero nato in campagna, in vigna, da una forte consapevolezza enologica, ma denota una grande sicurezza di sé per la sua natura coraggiosa ed audace. E tu Alessia hai sbagliato solo una cosa nel catalogo: la bottiglia da litro col cavolo che ce la beviamo in 4/6 persone! Il 9.9 è talmente piacevole e beverino che a bere una bottiglia da 75 cl in 2 neanche te ne accorgi! 😉 Personalmente non posso che farti i complimenti per la tua scelta e dirti touché, hai ottenuto un buon risultato! Non ha perso nel colore, un bellissimo rubino intenso con riflessi violacei ai bordi. Non ha perso in struttura, gli archetti sono vicini anche se scendono un po’ veloci. Non ha perso al naso, dove la prugna acerba è sovrastata appena dal pepe nero, da un forte sentore vegetale e una nota di cuoio. Non ha perso in gusto, dove il tannino leggermente verde è compensato da una buona freschezza e la morbidezza è data dal residuo zuccherino.

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Alessia Berlusconi ci ha fatto assaggiare anche le sue dame, la bianca, che lei definisce più tranquilla, e la rossa, la donna caliente da domare. Forse con questi due vini, fin dalla scelta stessa dei nomi, Alessia ha manifestato l’intento di raccontare le sue due personalità, quella più tranquilla e quella più passionale. Eppure le due dame che ho assaggiato hanno entrambe una personalità forte, forse indomabile. La dama bianca è palesemente un “rosso travestito da bianco”, cosa che trova conferma anche in quanto detto dal promettente enologo Angelo Divittini, che ha onorato tutti con splendide degustazioni.

Interessante è poi la scelta di Alessia Berlusconi di investire in un’azienda agricola a Capriano del Colle in provincia di Brescia, in una collina che ho scoperto chiamarsi “il mammellone”, in un terroir con una DOC microscopica e praticamente sconosciuta. Ho sentito di malelingue che vociferavano che non si è voluta confrontare con una più prestigiosa Franciacorta, e forse per un secondo, un po’ influenzata dall’aver letto “di tutto”  quando ho letto del 9.9, credo di averlo pensato anche io. Ma dopo aver conosciuto lei, il suo enologo Angelo Divittini e il suo commerciale Nicola Bonazzi (che condivide con la franciacortina Riccafana di Riccardo Fratus) ed aver assaggiato queste due splendide dame… ho capito che la sua scelta nasconde più cultura che commercio… e forse anche un pochino di timore nell’esporsi alla mercé degli eno-montati schierati a priori. Tuttavia, come dice lei stessa, è fiera di metterci la faccia perché è orgogliosa di quello che fa.

Del resto, con una mamma che mischiava il vino al latte nel biberon e un marito che beve solo Bolgheri, questa ragazza ha ragione a definirsi “vignaiola per punizione”. 😉

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Ho concluso la giornata a Cologne, ospite dell’azienda Riccafana di Riccardo Fratus… con un calice (per non dire una bottiglia) di Franciacorta zero zero (zero solfiti e zero zucchero), tanto spigoloso quanto avvolgente nei suoi sentori di crosta di pane… mi è piaciuto tantissimo! Ma questa è un’altra storia… che ti racconto tra qualche giorno 😉

A presto,

Chiara

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