Ieri, tra gli ospiti del master in giornalismo enogastronomico che sto seguendo alla Luiss Guido Carli di Roma c’è stata la giornalista Anna Prandoni. Ci ha parlato di tante cose, ma una in particolare mi ha colpito: il suo riferimento al lambrusco come oggetto di regalo da Berlusconi a Putin. Ho letto il suo articolo e mi ha fatto venire voglia di scrivere questo… e pertanto la ringrazio per avermi ispirata.

Nel suo articolo Anna Prandoni ci parla dell’importanza della comprensione del destinatario e ha assolutamente ragione.

È comprensione del destinatario, è raggiungimento dell’obiettivo diplomatico. È – soprattutto – preciso specchio di come l’Italia è percepita, e quindi venduta, all’estero. Ed è la dimostrazione evidente di quanto lavoro ancora abbiamo da fare per migliorare la conoscenza delle nostre “eccellenze” all’estero. […] Insomma: che cosa regalare a qualcuno che ha tutto? Uno dei vini più rappresentativi nel suo territorio, quello che più degli altri ci rappresenta all’estero. La scelta più facile, quella che ti mette al riparo da ogni possibile errore diplomatico. Qualcosa che di sicuro conosce il destinatario, e che apprezza. Qualcosa che con la sua piacevolezza, la sua dolcezza, la sua amabilità, è perfettamente comprensibile e apprezzabile anche da chi di vino poco si intende.

Leggi qui l’articolo completo di Anna Prandoni su Linkiesta

Tuttavia, pur concordando con l’analisi di Anna Prandoni, non posso fare a meno di chiedermi cosa c’entra il fatto che il Lambrusco sia il vino frizzante più esportato (e di conseguenza conosciuto) all’estero con il regalo di Berlusconi a Putin.

Intanto presuppone che Putin non sia un esperto di vino e Berlusconi voglia regalargli qualcosa che è comunque in grado di apprezzare. Personalmente credo che un capo di stato come Putin qualche buona bottiglia nel corso della sua vita l’abbia bevuta… e, oltre allo studio dei libri, un modo di affinare il palato è sicuramente bere tanto e bene. Poi presuppone che Berlusconi i dati dell’export non li abbia compresi fino in fondo: se anche il Lambrusco è il vino più esportato, la leadership italiana in Russia è dei vini spumanti (Fonte: Nomisma Wine Monitor) e il lambrusco, come ha scritto giustamente Anna Prandoni, fa parte del 4% dei vini frizzanti italiani che finiscono in Russia. Questo significa che il 96% dei vini italiani che sono importati in Russia non sono vini frizzanti (in questo 4% poi non c’è solo il Lambrusco, ma anche il Prosecco e altre denominazioni meno conosciute).

Quindi, seppur il tema dell’export del Lambrusco sia una prospettiva interessante, andrei a ricercare altrove il criterio della scelta del regalo.

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Lambrusco: perchè Berlusconi lo ha regalato a Putin? Un’altra chiave di lettura.

Secondo me, il motivo della scelta sta in una frase molto bella che ha detto Anna Prandoni: “è comprensione del destinatario”. In Unione Sovietica Stalin aveva avviato un programma ambizioso che aveva l’obiettivo di rendere il vino un bene democratico alla portata di tutti. Per farlo, invece di bere solo vino importato, era necessario produrre vino in Russia. Gli scienziati russi del tempo crearono delle viti resistenti al gelo ad alta produttività, ma i vini prodotti con queste uve erano scadenti. Nacquero così i primi vini abboccati e dolci: si aggiungeva zucchero per coprirne il “saporaccio” e la terribile acidità.

Il gusto sovietico è storicamente plasmato su un vino rosso abboccato – un vino locale semplice e zuccherato per il popolo e un vino di qualità proveniente dalla vicina Georgia per l’élite. Lo stesso Stalin, per sé,  sceglieva il Khvanchkara, un vino rosso semidolce con una gradazione alcolica contenuta e uno spiccato profumo di lampone. 

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Anche secondo me, quindi, il lambrusco può essere una scelta dettata dalla conoscenza del destinatario: un vino rosso amabile a gradazione contenuta frizzante o spumante (un plus in Russia) che può ricordare lo stile sovietico. Ci vedo però un messaggio sottointeso per Putin: possiamo essere simili, possiamo avere obiettivi simili. Quindi ci vedo più un’operazione diplomatica/politica che non guarda tanto il contenitore, ma si concentra sul contenuto. Del resto Berlusconi l’ha detto più volte che l’obiettivo del suo amico Putin è instaurare un governo di brave persone in Ucraina…

Glielo avrà scritto nella lettera dolcissima?

Cheers 🍷

Chiara

P.S. Se ti interessa leggere di più sul mercato del vino italiano in Russia ti consiglio di leggere questo articolo “Ucraina Russia: cosa cambierà per il vino?”.

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