Ogni giorno leggo articoli di qualità infima e post da fare irrigidire i capezzoli e non per piacere (per restare sul tema, ecco), e diciamo che scelgo di farmi i cosiddetti grappoli miei (hai mai notato che certi grappoli un po’ spargili e con 2 ali hanno una certa forma?)… ma oggi no. Oggi voglio fare una riflessione su un post che mi ha fatto venire il reflusso nonostante io non ne soffra affatto. Un post dove si criticano le minne altrui, ma la prima cosa che noti sono proprio le tette grosse dell’autrice. E vorrei fare un’indagine tra i 545 like ricevuti su Facebook dalla signora Fabiola Baldanza per vedere quanti hanno: a) letto il contenuto del post; b) capito il contenuto del post.

Alla fine della mia indagine, poi, farei un salto a discutere con il Ministero dell’Istruzione perchè ho qualche casetta da chiedere. Tanto per cominciare perchè una persona laureata non riesce a scrivere con una grammatica accettabile? Perchè una persona che ha finito tutti gli anni di scuola dell’obbligo non riesce ad esprimere un concetto in modo coerente? Com’è possibile che, al netto di anni di studio e in un Paese occidentale dove l’istruzione è gratis grazie alle biblioteche presenti in modo capillare sul territorio, si possa scrivere un post del genere?

Chiedo perchè sul profilo della signora dalle splendide tette grosse rigorosamente #nofilter c’è scritto che:

  • ha frequentato il liceo scientifico Leonardo Da Vinci di Agrigento;
  • ha studiato Scienze Biologiche presso l’Università degli Studi di Palermo;
  • ha studiato presso l’Università degli Studi di Firenze (non ci è dato sapere cosa);
  • ha studiato presso FISAR Firenze;
  • ha studiato tecnico di cantina e tecnico per la conduzione del vigneto e della potatura per IFOA (dove insegnava la mia socia, per dire);
  • ha frequentato lo IED Firenze (figata, sarebbe piaciuto anche a me!).

Pare quindi che la signora abbia una carriera di studi superlativa (due lauree, diploma sommelier, diploma in una qualche area del design e diploma tecnico professionista potatore etc).

Mi sfugge quindi come una persona così studiosa possa buttare a ramengo tutti i sacrifici fatti – economici, di tempo e di qualità della vita – per prendersi diplomi, lauree e certificazioni insinuando che – cito letteralmente – “facendo le esperte di vino e di vigna senza avere mai tenuto una cesoia in mano, ricevuto punture di vespe, sofferto il freddo a gennaio, aver corso perchè vi si sganciava un tubo, […] fregarsi le ferie ogni estate…”.

Vitigno montepulciano

Ohibò, questa sì che è bella: o ti pungono le vespe mentre hai le cesoie in mano o non hai diritto di parlare di vino. Quindi codesta signora al suo diploma FISAR, tanto per dirne uno, ci sputa sopra. Non so in cosa si è laureata all’Università di Firenze, magari in viticoltura ed enologia? In ogni caso non conta… un grappolo (sempre quello spargolo e con due ali che dicevamo prima eh)!

Care tette grosse della signora Fabiola, che tanto ci tenevate a far capolino per sottolineare come anch’ella potrebbe prendere centinaia – migliaia – di like se solo scegliesse questo approccio comunicativo sul suo profilo, vi invito ora a fare con me tre riflessioni.

Tette grosse, vino e ignoranza/1: il dress code non piace!

Ho scritto giusto pochi giorni fa questo articolo sulla divisa sommelier e sul dress code a seguito del polverone tra FIS e la studentessa americana Nicole Hesslink per la gonna della divisa ufficiale della sua (ex) associazione.

Davvero stiamo a parlare di tette nel mondo occidentale del 2022? Sul serio? A me “uscire le tette” non piace e poi ho solo una terza, non certo le tette da capogiro della signora o di tante wine influencer. A me non piace la comunicazione che utilizza la mercificazione del corpo. Quindi? Questo mi autorizza a schernire le mie colleghe che ne hanno fatto un cavallo di battaglia? Anche no. Se il mio prodotto non è allineato a quella comunicazione semplicemente non le coinvolgo nel mio marketing, fine della fiera.

E poi suvvia, ogni ambiente ha il suo dress code. E anche una profonda scollatura è un dress code in un certo ambiente. Il dress code deve essere allineato al luogo, qualunque questo sia. Un esempio stupido? In discoteca è più gradita e passa più inosservata una ragazza (poco) vestita sexy o una che sfoggia un maglione di lana a collo alto? E in certe discoteche/locali lo Champagne non scorre letteralmente a fiumi? Parlo anche di bottiglie molto molto costose.

(Non ci sono mica solo posti scassati dove servono drink annacquati al mondo…)

Non mi risulta che le suddette Wine Influencer che la signora Fabiola definisce in un altro post #winezoccole si presentino con codeste minne di fuori in Camera dei Deputati, giusto? (Questo paragone nasce perchè in questo periodo sto curando tutta la parte marketing della campagna elettorale di una deputata importante e praticamente sono alienata dal mondo del vino…)

A me fa sanguinare gli occhi che la signorina Wine Spice Girl si definisca una blogger con un sito pieno di marchette, quando un blogger dovrebbe essere un libero opinionista e non un content creator. India Donisi (@winespicegirl) ha comunque una laurea in cultura italiana, un master in editoria e una seconda laurea in enologia, più un WSET 3. Insomma, a casa mia i titoli per parlare di vino ce li ha eccome… scelta sua se farlo in modo irriverente o classico.

Tette grosse wine influencer

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Tette grosse, vino e ignoranza/2: il marketing, questo sconosciuto!

Senza scendere nel dettaglio di cos’è il marketing e in particolare il marketing di prodotto, voglio fare ora una piccola riflessione sulla comunicazione del vino. Partiamo da un concetto fondamentale: non c’è un vino, non c’è una cantina/azienda e non c’è un consumatore. Solo in Italia le aziende che producono vino sono 300.000 e le etichette prodotte superano il milione. I consumatori di vino italiani ed esteri sono diversi non solo dal punto di vista sociodemografico, ma anche e soprattutto per cultura del vino. Se tutte queste aziende si rivolgessero con tutte le loro etichette allo stesso tipo di consumatore, come si può facilmente intuire, fallirebbero in tempi brevissimi in quanto non ci sarebbe spazio per tutti e il consumatore colto è, di fatto, una nicchia.

Quando ho letto il post della signora Fabiola ho immediatamente scritto a due amiche, Elisa Gubellini e Simona Geri, che si occupano di promuovere il vino, cosa che ad esempio io non faccio. Io il wine marketing  lo insegno (gli ultimi corsi li ho fatti in collaborazione con la Regione Veneto tra maggio e giugno) perchè non mi piace stare al centro dell’attenzione (solito discorso!). Ho scelto loro perchè le trovo entrambe brave a fare content marketing e, avendo due target di pubblico diversissimi, sono due perfetti case study per questo articolo. Premetto che entrambe sono persone corrette e squisite, oltre che molto preparate sul vino.

Tette grosse, wine marketing e target: Elisa Gubellini

Elisa Gubellini è apparentemente lontanissima da me. Lei fascista, io radicale. Lei no vax, io tri-dosata in attesa speranzosa della quarta. Lei pro-tetta, io ho un solo vestito scollato che mi ha regalato mio marito a San Valentino il primo anno che ci siamo conosciuti e credo di averlo messo non più di due volte. Lei indossa tacchi e scarpe sexy, io amo le Birkenstock l’estate e le Dr Martens in inverno. E potrei continuare molto, molto a lungo…

Eppure io stimo Elisa anche con le nostre differenze. A Elisa non gliene frega un mezzo grappolo di cosa pensano gli altri, ha costruito il suo business ed è brava a farlo. Dove la signora Fabiola vede solo due tette in mostra, io vedo una professione di hostess e modelle del vino, tutte diplomate sommelier, che si offrono per eventi alle cantine. Io non so lei signora Fabiola, ma al Vinitaly vedo tante belle fighe più o meno scosciate che non sanno fare una O con un calice in mano e quando pongo loro domande tipo “quando è stato sboccato?” mi guardano come avessi chiesto del vomitino del figlio dell’amica la sera prima. Ma ce ne fossero delle belle fighe che sono pure sommelier agli eventi! Perchè non so lei, ma io cantine che a fare reception agli eventi scelgono donne e uomini di aspetto spiacevole non ne ho mai viste. Come di rado vedo persone brutte a fare pubblicità ai prodotti sui giornali e in televisione.

Elisa Gubellini ha uno stile di comunicazione che non è il mio? Certo. Io sono il target di Elisa? Assolutamente no. Elisa Gubellini ha lo stile di comunicazione giusto per il suo target che – udite udite – è un target più ampio del mio. Significa che la comunicazione di Elisa è migliore o più efficace della mia? No. Significa che la mia comunicazione è migliore o più efficace di quella di Elisa? No.

Tette grosse wine influencer elisa gubellini

Tette grosse, wine marketing e target: Simona Geri

Non so dire se Simona Geri ha le tette grosse, non le ho mai viste (super Simo, esci le tette, suvvia! 😄). Non so dire se vota destra o sinistra perchè non parla di politica e non so se è vaccinata. Francamente non me ne frega nemmeno molto. Per certo Simona indossa tacchi che io non ho messo neanche il giorno del matrimonio, ha alcuni tatuaggi – cosa che a me non piace particolarmente – ed è mamma, altra cosa lontana da me.

Ogni persona ha dei punti di contatto e dei punti di distanza e la diversità, per le persone intelligenti come me, Elisa e Simona è una ricchezza, non un limite. Di certo siamo tre donne sommelier che si sono prima inventate e poi costruite un lavoro in proprio. Mica ciccioli al giorno d’oggi (ecco, se però hai qualche cicciolo o della porchetta da mandarmi scrivimi una mail, non degusto solo vino e sono una grande cultrice del porco).

Simona fa bellissimi video, reel divertenti e post con sue foto di rara eleganza. Significa che un post di Simona è migliore o più efficace di quello di Elisa? No. Sono due contenuti pubblicitari indirizzati a due target diversi ed entrambi sono efficaci all’interno del loro target. Significa che se sei una cantina e vuoi promuovere il tuo Brand o una tua particolare etichetta pensa al tuo cliente ideale, traccia e l’identikit e chiediti: è il target di Simona o il target di Elisa? Poi lavora con una di loro. O con nessuna delle due. Se lavori con entrambe sprechi i soldi, perchè differenziare è importante, ma differenziare il media non significa intercettare un media al di fuori del proprio target. A meno che non si hanno tantissimi soldi da – letteralmente – buttare. Ma questo è un altro discorso…

Nelle due foto che ho scelto di entrambe vedete una comunicazione diversa di un vino Champagne AOC. A me sembrano entrambe belle e preparate.

Tette grosse wine influencer simona Geri

Tette grosse, vino e ignoranza/3: sono scelte, rispettatele!

Potrebbe non crederci signora Fabiola, ma a me di fare la cantiniera, vendemmiare, possedere una cantina e compagnia cantante non me ne frega un grappolo! Per quanto adoro il film “Un’ottima annata”, se un lontano zio mi lascia uno chateau in Provenza con vigneto annesso lo dò in gestione e ci vado a fare le vacanze… a differenza sua anche ad agosto. Allo stesso modo, anche se sono Sommelier, non mi interessa servire il vino. Io sono un topo da biblioteca e mi sento a disagio a girare in mezzo ai tavoli per servire le persone. A me il vino piace degustarlo e raccontarlo, soprattutto dal punto di vista didattico. Non so se lei fin da bambina sognava di fare la cantiniera, ma so per certo che io sognavo di fare la scrittrice e mi sono applicata per diventarlo.

Ogni essere umano ha talenti, limiti e attitudini e dovrebbe seguire le sue inclinazioni. Sono profondamente convinta che se un individuo studia ciò per cui prova passione e poi lo fa diventare un lavoro, studierà con piacere e farà un lavoro eccellente. 

A qualcuno piace degustare il vino.

A qualcuno piace vendemmiare (a me no).

A qualcuno piace insegnare il vino.

A qualcuno piace studiare il vino.

A qualcuno piace scrivere di vino.

A qualcuno piace fare il vino.

A qualcuno piace fare l’imprenditore di vino.

A qualcuno piace vendere il vino.

A qualcuno piace comunicare il vino.

A qualcuno piace disegnare e/o realizzare prodotti per il vino.

Ogni lavoro è sacro e va rispettato se fatto con competenza, dignità e passione.

Infine ci tengo a ricordare che non tutti si possono fisicamente permettere di vendemmiare: il caldo e il sole eccessivi possono essere un problema per alcune malattie o per chi – come me – ha la pressione bassissima.

Quindi a volte non sono nemmeno scelte libere.

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Signora Fabiola, mi dispiace contraddirla, ma avere esperienza di qualcosa senza averla studiata non dà nessuna garanzia di saperla fare. Anche lei è cantiniera, ma è partita da un corso professionalizzante tenuto da un ente famoso e riconosciuto a livello nazionale come IFOA. Può aver fatto 1, 10 o 50 vendemmie. Un esempio? Trova più “esperto di vino, di vigna e di vendemmia” (qualunque cosa per lei significhino) l’anziano viticoltore che è felice se raccoglie tutto e non sa nemmeno cosa sia il diradamento dei grappoli o il giovane che ha studiato, che fa diradamento quando serve e sceglie con cura solo i grappoli più sani?

Una cosa è certa: “la parte “e i Minni un su istruzione” non l’ho capita, potrebbe essere così gentile da tradurmela?

Tette grosse wine influencer Fabiola baldanza

Vi potrei raccontare dell’ennesima cantina che mi voleva pagare per parlare dei suoi vini e io ho risposto che non accetto soldi per parlare di vino e di un vino ne parlo solo se mi piace. Ho detto loro che potevano mandarmi i vini o potevo andare io in cantina e sarei stata felice di scrivere un reportage completamente gratuito con le degustazioni (come i tanti che trovate qui sul mio wine blog) se i vini mi fossero piaciuti… e non mi hanno più risposto. Questo accade diverse volte al mese.

Cosa significa? Significa che per alcune cantine io non sono la loro comunicatrice ideale e di conseguenza nemmeno il mio target è ideale per loro. Ma ad esempio possono – forse – esserlo Elisa o Simona. Dipende.

E dato che la signora Fabiola Baldanza ha detto che il problema non è avere “le minne” (ovvero le tette grosse), uscitele senza paura, care colleghe.

Male che vada ve le pungerà una vespa mentre prendete il sole la prossima estate e sarà per voi tutta esperienza enologica guadagnata.

Forse addirittura avrete i titoli per “fare le esperte di vino” dato che il vostro diploma sommelier AIS, FISAR o di qualsiasi associazione e/o la vostra laurea in Enologia e Viticoltura o Scienze Enogastronomiche (nel mio caso) per la signora non è qualificante come il morso di una vespa.

Cheers 🍷

Chiara

P.S. Scusi signora Fabiola, in questo commento lei scrive “anche io non vendemmio. Sono cantiniere, letteralmente si dice che sono alla ricezione uve… “. Ma allora ‘ste vespe l’hanno punta o no?

Tette grosse wine influencer

P.P.S. Mi sono permessa di lasciare il nome del collega sommelier Giacomo Gironi perchè il 23 gennaio 2018 ho pubblicato questo articolo con il decalogo del perfetto sommelier!

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