Alle prime luci del mattino, mi trovo nella mia camera nel B&B Il Poggio di Gavi a riflettere. Grazie al Consorzio di Tutela del Gavi, ho passato una giornata stupenda e ricca di spunti in giro per le cantine di Gavi. Mi è venuta spontanea questa riflessione sui vini bianchi piemontesi e, più in particolare, sul Gavi DOCG e sulle sue potenzialità di affinamento. Partiamo dal principio: il Gavi DOCG, nel caso tu non lo conoscessi, è un vino bianco elaborato da uve cortese e prodotto nei dintorni del comune di Gavi, in provincia di Alessandria. Il Gavi è chiamato anche Barolo bianco, per sottolinearne il suo pregio. Termine secondo me quanto mai improprio in quanto il Gavi DOCG può vivere, serenamente, di vita propria.
Da quanto è emerso confrontandomi sia con la Brand Ambassador del Consorzio del Gavi Sara Repetto, sia con i produttori, c’è un “problema” di richiesta delle nuove annate che non consente a questo vino bianco dalle straordinarie potenzialità di affinamento in bottiglia di esprimersi. Per questo oggi vorrei rivolgermi a enoteche, ristoranti e altri operatori Ho.Re.Ca. per fare insieme un ragionamento. In ultimo vorrei dare un piccolo consiglio a tutti gli appassionati di vino, magari molti già lo fanno (o hanno un altro “metodo”), ma sono certa che a qualcuno sarà utile. Per prima cosa grazie (in ordine di degustazione) a Roberto di vini Ghio, Roberto di vini Broglia, Andrea di La Zerba, Andrea e Nora di Marchese Luca Spinola e Paola, Francesca e Anna di La Mesma per avermi fatto vivere tre magnifiche esperienze di degustazione e avermi ispirato questo articolo.
Vini bianchi piemontesi: struttura, calore, grassezza, longevità
Se penso ai grandi vini bianchi piemontesi mi vengono subito in mente il Gavi DOCG, il Timorasso DOC, il Langhe Bianco DOC e l’Erbaluce di Caluso DOCG, anche se ultimamente, grazie allo splendido lavoro di promozione svolto dall’associazione dedicata all’enoturismo Go Wine, penso anche a certi vini elaborati da uve moscato e vinificati secchi come questi e questo. Pur essendo vini elaborati da vitigni diversi, mi viene in mente addirittura Ellis 2008 di Gabriele Scaglione, un Langhe Bianco DOC elaborato da chardonnay e arneis, hanno tutti in comune una struttura importante, una bella grassezza e una longevità a cui in Italia “non siamo abituati” per i vini bianchi.
Tra tutti il Gavi DOCG, è per me quello con più potenzialità di evoluzione in bottiglia e con una qualità mediamente più alta e costante all’interno della denominazione. Eppure, confrontandomi con i produttori in questo viaggio a Gavi, ho capito che…
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Vini bianchi piemontesi: perchè si continua a chiedere Gavi della vendemmia appena passata?
Dopo una serie di degustazioni e un confronto con i produttori è emerso un dato preoccupante: il Gavi non si riesce a mettere da parte perchè non solo clienti finali, ma anche operatori di settore lo chiedono talvolta ancora prima che sia pronto.
A questo punto mi sento di aprire una parentesi per entrambe queste figure, così diverse eppure così vicine. Capisco benissimo che per un ristorante o un’enoteca mettere via del vino non è affatto semplice. Oltre l’aspetto pratico di gestire un magazzino, c’è sempre il fardello del capitale immobilizzato. Il mio suggerimento, cosa che ho già visto fare in Toscana, è per voi produttori: proponete ai ristoranti e alle enoteche vostre clienti di tenere voi da parte le bottiglie per loro, ovviamente capitalizzando questo servizio. Più i vostri Gavi DOCG affinano nelle vostre cantine perfette per lo stoccaggio del vino, più acquistano valore e di conseguenza aumentano di prezzo. I vostri clienti non devono avere per forza uno spazio dedicato e i clienti finali hanno la garanzia di bere un vino conservato ottimamente. I ristoranti e le enoteche possono così proporre vini di vecchie annate ai loro clienti appassionati facendo un’ottima figura e voi potete promuoverli riservando loro uno spazio con tanto di targa nella vostra cantina, cosa che tra l’altro fa bene anche a voi. Ovviamente la mia è solo un’idea… però avete dei Gavi DOCG così straordinari che DEVONO essere valorizzati, se non così in altri modi.
Ora un consiglio per i clienti finali che vale non solo per i vini bianchi piemontesi!
Probabilmente l’ho già scritto, ma ora voglio dare un consiglio anche ai miei lettori appassionati che comprono vino, in particolare ai sommelier e ai winelovers più “incalliti”. Di ogni etichetta che comprate, fate sempre un cartone da 6 bottiglie da tenere tassativamente al buio e coricate per far sì che il tappo resti sempre umido, gonfio e si abbia un limitato passaggio dell’ossigeno. Apritene una subito, al momento dell’acquisto, e poi una all’anno per sentirne l’evoluzione. In questo modo dalla prima che avrete bevuto avrete 5 anni di bottiglia e una piccola, ma importante, storia di quella etichetta. So che non è facile aspettare e spesso si è tentati dai cartoni misti (vi capisco anche troppo bene! 😄), ma questo metodo dà molta più soddisfazione soprattutto a chi è capace di leggere le differenze. E chi non è capace tranquillo: è così che si impara!
E ora, prima di un’ultima considerazione, vi presento i Gavi DOCG che mi hanno rubato il cuore e ispirato questo articolo!
Gavi DOCG “Vecchia Annata” 2010, Broglia
Si presenta giallo oro brillante e consistente. Al naso è uno spettacolo, con note di canfora, cioccolato crudo, caramello salato, pan brioche, riso soffiato. In bocca è sapido, fresco, il più equilibrato tra tutti gli assaggi con la pseudocalorica più fine. Morbidissimo e con una bella freschezza. Lungo finale di burro fuso. Ha ancora molti anni in bottiglia davanti a sé.
Gavi DOCG “Dràc” 2001, Ghio
Il secondo assaggio di un Gavi DOCG “attempato” è di Roberto Ghio, che è riuscito davvero ad emozionarmi. Avevo già scritto la degustazione del suo spumante rosé “La canna e l’orzo” nella ricetta dei grissini stirati, ma con questo 2001 mi ha letteralmente conquistata. Abbiamo pranzato alla sua Osteria Piemontemare, un ristorante a Gavi davvero delizioso con una sommelier con un nome importante e bellissimo, Porzia (nobildonna romana, moglie di Bruto… sai che ho un pesciolino che si chiama proprio così?).
Si presenta giallo oro brillante con riflessi ambra e consistente. Al naso è letteralmente commovente: intenso, con una ossidazione leggera, ed elegantissimo. Note di burro, rum, noci di macadamia, cioccolato al latte sfumano in un sentore leggero di salamoia e composti di Amadori della carne. In bocca è uno spettacolo, fine, elegante, lungo e morbidissimo. Incredibilmente dato che ha già 20 anni, non è ancora arrivato alla fine del suo potenziale di affinamento.
Gavi DOCG “Terra Rossa” 2006, La Zerba
A La Zerba trovi Andrea camminare su quella terra rosso sangue che tradisce un’argilla ricca di ferro e chiede ai suoi vini ancora più tempo per esprimersi, pena una pseudocalorica troppo pronunciata. Vini che se sai aspettare, sorprendono come questa 2006.
Si presenta giallo paglierino intenso con riflessi oro e consistente. Naso straordinario, intenso ed elegante con quelle note evolute che acquista il cortese con qualche anno sulle spalle. Il bouquet è ampio, con sentori di dattero fresco, cioccolato bianco e crema pasticciera. In bocca è morbido, fresco, sapido, coerente e con un bell’equilibrio. Lungo finale di dattero fresco. Anche questo Gavi DOCG può affinare in bottiglia per ancora molto tempo.
Gavi DOCG “Tenuta Massimiliana” 2007, Marchese Luca Spinola
Di questa etichetta abbiamo fatto una verticale di tre annate: la 2019, la 2017 e la 2007. In un vigneto straordinario, addobbato di fiori di carta e focaccine squisite, ho trovato Nora e Andrea, due persone splendide, intelligenti, ricche di buon gusto e buone idee.
Si presenta giallo oro brillante, intenso e consistente. Al naso è ampio, molto profumato, elegante e maturo con note mielate, balsamiche, di salsedine, burro e salvia, cioccolato crudo, noce, amaretto. In bocca è coerente, elegante, fine e con un ottimo equilibrio. Lungo finale di miele. Anche questo Gavi DOCG ha un lungo potenziale di affinamento in bottiglia.
Gavi DOCG Riserva “Vigna della Rovere Verde” 2011, La Mesma
Una cantina nata dalla passione di tre belle sorelle, complementari per studi e dotate per natura. Ogni dettaglio è studiato con estrema cura e la cantina, costruita con amore, preparzione e fatica, è meravigliosa. Qui parlo di due bottiglie perchè il mio wine blog si chiama Perlage Suite e lo spumante metodo classico datato non potevo proprio ometterlo!
Spumante 2009 (10 anni lieviti, 2 anni dalla sboccatura)
Si presenta giallo paglierino brillante con un perlage fine, numeroso e persistente. Al naso è straordinario con note di burro, cioccolato bianco, crema pasticciera, nocciole e pepe rosa. In bocca è setoso, fresco, sapido, strutturato, coerente ed elegante. Lunghissimo finale di burro.
Gavi DOCG Riserva 2011
Si presenta giallo paglierino brillante e intenso con riflessi oro. Naso intenso, con note di burro, pasticceria, zucchero di canna e viola. Gusto di zabaione, fresco, sapido, molto morbido e con una bella lunghezza di bocca.
Gavi vino e vini bianchi piemontesi… una considerazione sul Gavi DOCG e sulla sua comunicazione
Un consorzio, e non parlo solo del Consorzio del Gavi, è fatto di tanti attori in gioco con delle realtà aziendali e quindi delle esigenze anche contrapposte tra loro. Per questo trovare un equilibrio tra le esigenze di una cantina medio-piccola o piccolissima e una cantina grande o grandissima spesso non è affatto facile.
Capisco quindi che per questo si cercano soluzioni comunicative, a tratti innovative, capaci quindi di portare il Gavi DOCG a conquistare un nuovo pubblico: è normale, sano e giusto. In ogni realtà consortile ci sono cantine grandi che fanno quantità e cantine medio-piccole che fanno qualità. Da un lato quindi bisogna ampliare il pubblico, e si snatura il vino per proporlo a basso prezzo. Dall’altro bisogna aumentare il valore percepito del vino e allinearlo al valore reale in modo che non sia necessario svendere il prodotto e si creano chicche favolose tra una bottiglia giovane e l’altra. Il Gavi DOCG, per me, è un vino che viene venduto troppo giovane e questo non può che abbassarne irrimediabilmente il prezzo. Del resto la domanda, sia da parte del consumatore finale sia da parte degli operatori Ho.Re.Ca. ha bisogno di essere educata e finchè non si capisce il “giusto” target di quel pubblico nuovo che si sta cercando difficilmente si giungerà a un compromesso.
Se posso permettermi (e se non posso “mi permetto” comunque) serve una presa di coscienza da parte delle cantine più grandi per coadiuvare nel processo di rieducazione del consumatore. Sono certa che il Consorzio del Gavi già sà che è necessario. Da questo processo, fortunatamente, hanno davvero tutti da guadagnare, comprese le stesse grandi cantine che oggi offrono un Gavi giovane a pochi euro. Dare tempo al Gavi DOCG certo richiede un immediato sacrificio di stoccaggio e rischio, ma credo che il cortese, anzi il cortese in questo terroir, sia così “magico” che chiede uno sforzo nettamente inferiore di quello che può donare, e questo a tutti i livelli qualitativi.
Per fare questo però bisogna capire che il Gavi DOCG non può essere proposto come vino da mixology: lo so, lo so che si miscela anche lo Champagne. Ma Champagne può, Gavi ancora no. Gavi DOCG non è un brand così forte e proporlo da cocktail non fa che abbassarne il valore percepito. Perchè, diciamocelo chiaro e tondo: io so che è un vino che può affinare a lungo e sono certa che anche tanti altri miei colleghi, sommelier e appassionati, lo sanno. Resta però uno tra i vini bianchi piemontesi (e non uno chardonnay di Borgogna) e il brand non è ancora così forte per permettersi simili strafalcioni. Il Gavi DOCG è ancora in tempo per tornare indietro e reimpostare la sua comunicazione, cogliete la palla prima che si crei un altro fenomeno Prosecco. Dopo che il nome è “sputtanato” non si torna indietro. E io le vedo le facce sbattezzate quando dico che al mio matrimonio ho “detto sì” a un Prosecco DOCG Metodo Classico 2010 (QUI trovi i 6 vini che ho scelto per il mio matrimonio) e non a un Trento DOC o a un Franciacorta DOCG.
Il Gavi DOCG non si mixa, si attende. Come tutte le cose importanti.
Questo per me è l’unico messaggio che deve passare.
Cheers 🍷
Chiara
P.S. Ricordatevi di abbinarlo a petto d’anatra scottato, foie gras, tartufo, formaggi erborinati, storione affumicato o in carpaccio e ostriche!