Giovedì scorso sono stata a trovare Davide Lazzari nella sua cantina a Capriano del Colle, zona che già conoscevo per i vini di Alessia Berlusconi (anche lei ha scelto il Montenetto per “dar sfogo” alla sua creatività e alla sua passione per il vino) e per il delizioso Otten della Cantina San Michele. Se non era per la straordinaria cultura e tecnica degustati di Simone Liloni, l’abbeveratore della Trattoria Pegaso del caro Adriano Liloni (il mio sovversivo del gusto preferito!) non lo avrei incrociato probabilmente ancora per un po’, nonostante io e Davide fossimo già “amici su Facebook” da diversi mesi. Per questo sono molto felice di esser passata in azienda e aver assaggiato i suoi vini biologici, anche a costo di ritardare nel gustare il miglior risotto gamberi e menta della mia vita (forse merito anche della compagnia?).
Vini biologici: i vigneti di Lazzari
Capriano del Colle è un piccolo comune bresciano che, dal punto di vista enologico, da sempre a mio avviso soffre della stretta vicinanza con la famosa Franciacorta. Questa piccolissima DOC è davvero poco conosciuta in Italia, eppure è capace di vini di grande pregio sia per i vitigni autoctoni sia per i vitigni internazionali. Il Monte Netto è di fatto un altipiano di terreni d’argilla rossa, sul quale le condizioni pedoclimatiche sono piuttosto favorevoli per la viticoltura. Il risultato sono vini eccellenti per l’ottimo rapporto qualità prezzo.
Se da un lato sui vitigni di Lazzari è possibile vedere ancora i danni della gelata che ha colpito il Nord Italia lo scorso 20 aprile provocando perdite fin oltre l’80% nelle vigne più esposte, è stupefacente la ripartenza che hanno avuto queste vigne, soprattutto quelle di Merlot. Lazzari produce vini certificati biologici con uve provenienti solo ed esclusivamente da vigneti di proprietà, in cui applica varie tecniche (inerbimento, confusione sessuale…) per contenere l’uso di rame ben al di sotto del limite consentito dal biologico. Davide mi ha portata a fare un bel giro in macchina tra i vigneti e sono rimasta colpita dalla cura di ciascuno. Certo, qualcuno mi potrebbe dire che un vigneto con “l’erba alta” non è curato, ma io li ho trovati davvero “in ordine”!
Una delle cose che mi è piaciuta di più della visita è l’aver catturato dalle parole di Davide la precisa volontà della Famiglia Lazzari di conoscere il vino e il suo rapporto con il territorio. Qualcuno mi può obiettare che per fare vino questo è normale… ma in questa famiglia di viticoltori ho avvertito una conoscenza più approfondita, la volontà di “fare ricerca” e una gioia particolare per ogni traguardo raggiunto. Ho avvertito la sete di sperimentare, di scoprire, di sapere: 3 qualità che fanno davvero la differenza.
Questo è “l’ultimo acquisto” di Lazzari: un piccolo vigneto proprio sotto il campanile di Capriano del Colle, in un terreno si differenzia leggermente dagli altri per la maggior componente di sasso. Sicuramente sarà un’ottima scelta produrre un vino caratteristico e con un taglio diverso da quelli attualmente in produzione. Intanto non vedo l’ora di tornare quando le vigne saranno cresciute: con la chiesa e il campanile di sfondo, questo vigneto sarà sicuramente stupendo! E poi Davide Lazzari mi ha detto che ha assaggiato i vini che erano prodotti dal contadino che lo gestiva prima ed erano spettacolari: quindi data l’assoluta maestria della famiglia Lazzari a produrre vino, cosa posso aspettarmi?
Vini biologici: la cantina di Lazzari
Fare vino significa comunicare un terroir, insieme di caratteristiche climatiche, pedologiche e varietali. Pensare di elaborare e “migliorare” un vino in cantina con l’ausilio di prodotti di sintesi significa snaturare il concetto stesso di vino come prodotto della terra. Compito della cantina è solamente quello di mantenere ciò che l’annata e il nostro lavoro in vigneto ci hanno consegnato. Non esiste “mercato” e non esistono “tendenze”.
Della cantina di Lazzari colpisce l’ordine: è tutto davvero perfetto, e mi ha ricordato la pulizia dei meravigliosi chateau bordolesi che ho visto per la premiazione dei Millesima Blog Awards lo scorso aprile. Merito sicuramente del nonno che, nonostante l’età, controlla che tutto sia a posto!
Vini biologici: la sala degustazione di Lazzari
Piccola ma arredata con gusto, la sala degustazione di Lazzari si presta perfettamente ad ospitare sommelier e winelover in cerca di vini dalla grande personalità che non siano sempre le solite DOC famose e blasonate. Passateci, bevete e fatemi sapere: da parte mia vi prometto che non ve ne pentirete 😉
Vini biologici: cosa ho degustato da Lazzari
In generale ho trovato i vini di Lazzari davvero buoni! Due eccellenze: lo spumante, che per quanto Davide Lazzari si ostina a dire che per loro è quasi un gioco, è davvero intrigante e Bastian Contrario che, su tutti, credo che mi è piaciuto oltre ogni aspettativa. Attendo di assaggiare la Riserva Degli Angeli… da come me ne ha parlato ho grandi aspettative!
Spumante Extra Brut millesimato 2012
4 grammi di zucchero, 42 mesi sui lieviti e 6 mesi di affinamento in bottiglia. Si presenta di un giallo paglierino intenso con riflessi dorati, il perlage è fine e le bollicine formano una corona persistente. Al naso ha una nota di zafferano così intensa da spiazzarti, poi arrivano la vaniglia, la nocciola, il burro fuso a crudo. In bocca la bollicina è croccante, il sapore vira dalla crosta di pane allo zafferano. Non è lunghissimo sul finale, ma molto equilibrato e freschissimo.
Spumante Brut millesimato 2007
8 grammi di zucchero, 18 mesi sui lieviti e 6 mesi di affinamento in bottiglia. Si presenta di un giallo paglierino intensissimo quasi dorato. Il perlage è fine e abbastanza numeroso. Il naso è diversissimo dal precedente: il croccante di mandorle si fonde nella scorza di arancia candita e nel biscotto dorato. In bocca entra deciso, la bollicina è cremosa, il sapore vira dalla crostata con crema pasticciera al pane tostato e imburrato. Il finale è lungo con una bella armonia.
Fausto
Capriano del Colle DOC bianco 2015 – 85% trebbiano turbiana e 15% chardonnay. Spremitura a primo fiore ottenuta da una leggera pressione, maturazione su feccia nobile per 4 mesi e in acciaio per altri 4 mesi. Si presenta di un bel giallo paglierino abbastanza intenso, brillante e consistente. Al naso pesca bianca matura, erbe aromatiche e agrumi. In bocca è fresco, sapido (anzi molto sapido), abbastanza morbido e con un agrume che si fa via via sempre più presente. Il finale è lungo e ha complessivamente una bella armonia.
Bastian Contrario
Capriano del Colle DOC bianco superiore 2014 – 100% trebbiano turbiana. Di tutti è stato il vino che mi è piaciuto di più! Poi certo, che io ho un debole per la botrytis cinerea è cosa nota… Con una resa di 60 quintali per ettaro di uve raccolte in vendemmia tardiva per aspettare l’attacco della muffa nobile, si produce questo vino davvero interessante. Metà del mosto fermenta e matura in barrique nuove e l’altra metà fermenta e matura in acciaio, entrambe per 12 mesi. Si presenta di un bel giallo dorato intenso e consistente. Al naso stupisce: idrocarburi, solvente, pesca gialla, vaniglia, mandorla fresca e un bel finale balsamico. In bocca entra intenso, morbido, abbastanza fresco e molto sapido. Il finale è lunghissimo e persistente.
Berzamì
Capriano del Colle DOC Marzemino 2015 – 100% marzemino. Da sempre il Montenetto è considerata una zona vocata per la coltivazione del Marzemino. Questo in particolare è ottenuto da un clone locale e per la volontà di preservare i tratti organolettici del vitigno non è effettuata nessuna operazione di invecchiamento. Di tutti è stato il vino che mi è piaciuto di meno. Agli occhi è perfetto: si presenta di quel bel rosso rubino trasparente con riflessi violacei tipico del marzemino giovane. Al naso però non riesce ad entusiasmarmi: anche se la prugna e la spezia sono nitide, manca di quella complessità olfattiva che tanto amo in questo vitigno. Meglio in bocca: piacevolmente morbido, fresco, leggermente tannico e nel complesso abbastanza equilibrato.
Adagio
Capriano del Colle DOC Rosso 2015 – Marzemino 50% + Sangiovese 30% + Merlot 15% + Barbera 5%. Considerato il vino “storico” dell’azienda, devo dire che mi è piaciuto molto. Si aspetta la maturazione di ogni vitigno e si raccolgono le uve in epoche diverse. Anche la vinificazione avviene separatamente. Le uve vengono assemblate per ottenere un taglio tradizionale ma molto caratteristico. Si presenta di un rosso rubino intenso e impenetrabile, consistente e con qualche riflesso violaceo. Al naso è molto speziato, con note di peperone, confettura di more, fieno, corteccia e sottobosco. In bocca è equilibrato, il finale non è lunghissimo… ma poco male: viene subito voglia di berne un altro bicchiere!
Insomma, è stata davvero una bella degustazione! Ringrazio ancora Simone Liloni della trattoria Pegaso per avermelo fatto scoprire! A proposito, martedì rivedrò Davide Lazzari proprio alla Trattoria Pegaso e ci porterà una magnum 2011 del suo spumante metodo classico! Non vedo l’ora di degustarlo 😉 E non vedo l’ora anche di assaggiare il famoso spiedo bresciano… dato che Adriano si è definito un maestro dello spiedo e io sono parecchio carnivora… sai quante aspettative ho???
Cheers <3
Chiara
P.S. Per tutte le foto di questo articolo ringrazio come sempre UniversoFoto.it per la fornitura della Sony RX100M4… è davvero un gioiellino!